Devecchi il sardo: «Che orgoglio le mie 800 sfide»
L'8 ottobre 2006 il 54enne Pierluigi Marzorati giocava nel match vinto contro Treviso per festeggiare i 70 anni di Cantù. In quello stesso giorno Jack Devecchi vinceva in A2 a Jesi la sua prima partita con la Dinamo Sassari. Da allora la guardia-ala ha disputato 800 partite fra tornei italiani e coppe europee con la maglia biancoblù. Certo, l'entità del record di Marzorati è ben altra cosa, ma giocare 17 stagioni con la stessa società è una rarità. Anzi, un caso unico nel basket attuale.
Devecchi si schermisce: «La coincidenza mi fa piacere anche se il confronto non si pone, perché parliamo di uno che ha fatto la storia della pallacanestro. Magari il paragone più azzeccato potrebbe essere con Tonolli, che ha disputato 20 stagioni con la Virtus Roma. E se parliamo di calcio, da milanista penso a Paolo Maldini, uno al quale mi sento vicino. Di sicuro ci accomuna il senso di appartenenza e l'orgoglio di far parte della propria società».
A Sassari Devecchi ha vissuto tutte le fasi: è arrivato nella stagione 2006/07 con l'obiettivo di salvarsi, poi i playoff e la promozione in serie A, quindi tutti i trofei della società sassarese: la prima Coppa Italia nel 2014, il triplete della stagione successiva, la doppietta del 2019 Europe Cup-Supercoppa. «Il trofeo più sorprendente è stato lo scudetto, qualcosa di indescrivibile».
Cugino di Danilo Gallinari in realtà è più simile allo zio Vittorio per efficacia difensiva. I tifosi di Eurolega nella stagione 2014/15 ritennero la migliore azione difensiva dell'anno proprio la palla rubata di Devecchi contro il Real Madrid, conclusa con una schiacciata in contropiede.
Soprannominato il Ministro della Difesa, ha davvero marcato tanti grandissimi giocatori. «Tra i duelli più belli quelli con Alessandro Gentile nelle semifinali dei playoff scudetto contro Milano. L'avversario più difficile direi Langford col suo step back immarcabile, ma chi mi ha stupito è Deron Williams, ex Utah e New Jersey, andato al Besiktas durante il lockout della Nba nel 2011. Lo affrontai in amichevole e provai anche a marcarlo tutto campo ma lui sembrava passeggiare senza sforzo, come fosse al campetto».
Devecchi è diventato simbolo e capitano del Banco di Sardegna non solo per la serietà sul parquet e la capacità di pensare sempre in termini di squadra, ma pure per la sua disponibilità coi tifosi, la sua attenzione alle iniziative sociali. Grande persona prima ancora che ottimo giocatore.
Sardo adottato («sono nato nella nebbia della Val Padana ma non rinuncerei mai a questo sole») racconta i momenti più belli fra i tanti vissuti coi tifosi: «A un camp ho incontrato un ragazzino che mi ha detto di essersi appassionato al basket dopo averci visto vincere lo scudetto. E poi durante il lockdown una signora in centro a Sassari mi disse: in questo momento di difficoltà e tristezza meno male ci siete voi che ci date energia».
Jack Devecchi, 38 anni