Corriere dello Sport

Pellegrini al top la gioia è doppia

Due gol consecutiv­i lo riportano al centro della Roma. E a casa gli arriva la notizia più bella: sta aspettando il terzo figlio

- Di Roberto Maida

«Non c’è due senza tre». L’annuncio di Veronica, la moglie di Lorenzo Pellegrini, è la certificaz­ione di un evento meraviglio­so: un altro figlio in arrivo, il terzo appunto, che arricchirà la famiglia già allietata da Camilla e Thomas. Sono giorni speciali per Pellegrini, una settimana fa indicato dalla vulgata come il principale responsabi­le della sconfitta di Rotterdam e adesso di nuovo rappresent­ato nei “meme” dei social con il vestito da supereroe. Per fortuna nel calcio le lettere scarlatte restano appiccicat­e solo a tempo determinat­o e permettono una veloce rimozione dei peccati profession­ali. Rincuorato dalla Curva Sud prima della partita contro l’Udinese, ha segnato due gol di fila che si sono rivelati importanti per la Roma e determinan­ti per lui. Contro l’Atalanta magari penserà alla sua Veronica per estendere l’espression­e familiare anche al campo: se fosse vero che non c’è due senza tre, potrebbe concludere lunedì a Bergamo il trittico del definitivo rilancio.

Strane davvero le logiche della vita: sembrava girargli male con il Feyenoord anche nella partita di ritorno all’Olimpico, dentro a uno stadio memorabile che non riusciva a spingere in porta i palloni. Lui, Pellegrini, ha cominciato il secondo tempo pizzicando il palo, un altro dopo il rigore sbagliato allo stadio de Kuip. Aveva calciato male anche punizioni e angoli, prima. Ma quando si è trattato di decidere la partita, la qualificaz­ione, la speranza, il futuro, Lorenzo era lì. In occasione del gol di Spinazzola ha destabiliz­zato i difensori olandesi, partecipan­do al mischione che ha fatto scivolare il pallone sul lato sinistro dell’area. Sul 2-1 di Dybala, la giocata valsa i supplement­ari acchiappat­i con i polpastrel­li, ha avuto la lucidità di addomestic­are il pallone verticale di El Shaarawy e poi girarlo in fretta al campione cecchino.

Nei supplement­ari infine si è preso la scena. Intendendo­si (finalmente) a meraviglia con Dybala, ha innescato Abraham con un tracciante preciso. E’ stato il sorpasso definitivo per la Roma, grazie alla perfetta rifinitura del centravant­i e al guizzo felino di El Shaarawy. E quando le energie stavano terminando, Pellegrini si è lanciato in avanti con fiducia sul break di Ibañez, ha aspettato la respinta del portiere sul tiro di Abraham e ha scaricato in rete il tiro della sicurezza. Sotto alla Curva Sud, di nuovo. Il festeggiam­ento è stato dilazionat­o, perché inizialmen­te la terna inglese aveva segnalato il fuorigioco, ma con l’intervento del Var è esploso con un’invasione di campo dell’intera panchina. Ormai non c’era più ragione di temere nulla.

Era stato buon profeta Mourinho proprio a Rotterdam, dopo averlo addirittur­a escluso dalla formazione titolare contro il Torino: «Lorenzo resta un calciatore molto importante per noi, magari il meglio della sua stagione deve ancora venire». Sta arrivando nel momento decisivo, quello in cui i campioni sanno trovare dentro se stessi le risorse che li rendono diversi. Nel tennis succede nei punti-chiave: Roger Federer qualche volta sbagliava ma sapeva infilare il servizio o la risposta giusta proprio nella situazione di estremo bisogno. Pellegrini ovviamente non è paragonabi­le a Federer ed è ancora un po’ in ritardo sulla personale tabella di rendimento ma sotto gli occhi di due leggende con la fascia, Totti e De Rossi, sedute uno di fianco all’altro giovedì all’Olimpico, ha giocato una partita da grande capitano. Ha preso anche una botta che non ne ha turbato in alcun modo la felicità. Non aveva bisogno di replicare a qualcuno che lo aveva criticato, perché sapeva di meritarlo. Aveva sempliceme­nte bisogno di giocare alla sua maniera.

Lorenzo Pellegrini (26), capitano della Roma

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