Fiorentina e le finali va sfatato l’ultimo tabù
È ancora aperta, 33 anni dopo, la ferita della sfida contro la Juve ad Avellino, ultima partita di Baggio
Fast, fast, fast. Era stato questo il motto con cui nel 2019 Rocco Commisso si era presentato per la prima volta agli occhi di Firenze. Una chiara volontà di fare le cose in fretta (e bene) dentro e fuori dal campo che dalle parole è si è tramutata subito in fatti visto che, proprio nell’anno in cui verrà inaugurato il Viola Park la sua Fiorentina al primo colpo dopo il ritorno in Europa ha centrato le semifinali di Conference League, diventando la quarta formazione a livello continentale a disputare il penultimo atto delle quattro maggiori competizioni Uefa dopo Roma, Feyenoord e Marsiglia. Un traguardo di prestigio che ha consentito all’almanacco del club di essere aggiornato con una nuova pagina di gloria: nonostante il rocambolesco ko di giovedì con il Lech Poznan, la società di viale Fanti ha strappato il pass per l’ottava semifinale della sua storia in un torneo europeo dopo quella in Coppa dei Campioni del 1957, quelle consecutive in Coppa delle Coppe nel 1961 (edizione poi vinta) e 1962 (alle quali farà seguito il doppio confronto con il Barcellona nel 1997) e quelle in Coppa Uefa divenuta nel tempo Europa League - nel 1990, 2008 e 2015.
STORIE DIVERSE. Ovvero l’ultima, in ordine cronologico, a cui ha preso parte la Fiorentina (al culmine del magnifico ciclo con Montella in panchina) che a otto anni di distanza ha impreziosito i suoi ultimi tre lustri con la terza partecipazione alle semifinali di una competizione internazionale, superando in 180’ i polacchi al termine di una notte da psicodramma sfiorato. Tra le formazioni italiane solo la Juventus nello stesso arco di tempo ha saputo fare meglio (con quattro), mentre al pari dei viola stazionano anche Inter e Roma: una big tra le big. Storie diverse (nelle gare del 2008 al cospetto dei Rangers Glasgow e del 2015 con il Siviglia il percorso fu ben più arduo e, in assoluto, il valore delle rose che furono protagoniste di quelle cavalcate era per certi aspetti maggiore) anche se stavolta l’obiettivo di Biraghi e compagni è quello di rompere la maledizione spezza-sogni a 90’ dal podio e di tornare a giocare la finale di un trofeo europeo a distanza di 33 anni dalla doppia sfida in Coppa Uefa con la Juventus, dove il match di ritorno spostato ad Avellino per la squalifica del Franchi non è mai stato digerito a Firenze. Fu l’ultima partita viola di Roberto Baggio il cui acquisto dalla Juve venne ufficializzato di lì a poche ore, mentre il campionato, guardiamo i corsi e ricorsi, terminato giorni prima, venne vinto dal Napoli.
CHE RITORNO. Per farlo un grosso contributo dovrà arrivare da Arthur Cabral che a poco più di un anno dall'addio alla Svizzera ritroverà sulla sua strada il Basilea, squadra che per prima gli ha permesso di respirare l’aria dei palcoscenici internazionali (al momento del suo acquisto da parte della Fiorentina il brasiliano era tra i capocannonieri della scorsa edizione della Conference)
e nella quale in 106 presenze ha messo a referto 65 reti. Non certo un incrocio banale visto che oltretutto, nonostante il trasferimento a Firenze, a Basilea vive ancora parte della sua famiglia, compreso il figlioletto Helio Liam: «Sarà bello rivederti, Basilea!» ha ammiccato sui social il centravanti, che grazie agli 11 gol europei messi a segno in nemmeno due stagioni con le maglie rossoblù e viola può già fregiarsi del titolo di capocannoniere “all time” della Conference League. Ma di tutto questo, probabilmente, King Arthur non si vorrà accontentare.
Eliminando il Basilea, ex squadra di Cabral, c’è l’occasione di fare i conti con la storia