Paolo Ceratto, gmail.com
Miracoli? Sentivo ierlaltro un bravissimo collega della Rai, Giuseppe La Venia, raccontare due momenti topici della sua recente attività: inviato a Codogno, tre anni fa, a seguire per tre mesi l’origine del Coronavirus nel luogo dove era apparso il primo contagiato; e subito dopo inviato in Ucraina all’esplosione della guerra. In entrambi i casi - diceva - sono stato salvato dal Buon Dio - parola di cristiano - o dal Destino dei laici. Miracoli. Direte che forse non è serio premettere tutto questo ai problemi della Juventus e, tuttavia, il caso è così grave che una preghiera a Maria (più della resa al destino crudele) potrebbe essere davvero necessaria. E non solo per il Giudizio decisivo che prima o poi rivelerà la fine della pratica giudiziaria. Parlo di uomini e i nomi di quelle maglie “dedicate” nel Santuario di Oropa mi fanno pensare a Federico Chiesa, un giovane che sembra afflitto da una sorta di depressione dovuta agli infortuni subìti nel momento più bello e significativo della carriera; e parlo di Dusan Vlahovic, malamente imbrocchito come taluni dei calciatori strappati alla Fiorentina a suon di miliardi pagati e insulti ricevuti, a partire da Baggio. Ho riletto la storia di Robi con tutte le pene vissute a Torino e vien voglia di pensare - sono influenzato dalla potenza di Bela Guttmann a una sorta di maledizione “europea” e non solo che pesi sulla Juve da una ventina d’anni, ovvero dagli impicci di Calciopoli ad oggi. Scudetti compresi, ovvero quelli cancellati dalle sentenze.
La sentenza (provvisoria) che ha condannato “a vita” lo staff presidenziale, ovvero “quelli che contano”, risparmiando le suppellettili, ha spinto qualche commentatore - mi associo - a chiedere di risparmiare l’esito del lavoro eseguito da Allegri e dai suoi ragazzi in condizioni negative, già feriti dalla sparizione di 15 punti - equivalenti a cinque partite perdute - e sottoposti a una sorta di dolorosa terapia ricostituente (nei giorni scorsi ho parlato di 15 punti di sutura) con la restituzione degli stessi che li porta tuttavia in una zona Champions ritenuta dai più illusoria. Un altro affronto? Tale è perdere qualcosa che si è costruito con fatica e passione e mi fa venire in mente quanto ha scritto Fabio Capello concludendo la prefazione al mio libro “1923/2023-Agnelli Juventus-La famiglia del secolo”: «Ah, dimenticavo: gli scudetti sono 38!».
P.S. A proposito di Boniperti, l’ultima volta che gli ho fatto visita mi ha regalato una foto - con dedica affettuosa - del suo incontro con Papa Wojtyla. Era commosso.