Velasco saluta «Nuova sfida» Si chiama Busto
Un addio dolce, fatto di ringraziamenti e denso di emozioni espresse tra le righe di un comunicato - per ciò che Velasco ha saputo realizzare in passato, portando la pallavolo italiana sul tetto del mondo negli anni Novanta, e per ciò che ha continuato a rappresentare per il movimento nell’ultimo quadriennio. La federazione e il suo guru si sono salutati ieri con un comunicato, dando seguito a voci sempre più insistenti nelle ultime ore. Il tecnico argentino tornerà in panchina da primo allenatore a Busto Arsizio, in Serie A1 femminile, e anche se la nuova destinazione non è stata ancora “nominata” ufficialmente, non esiste più il minimo dubbio sulla destinazione futura.
SFIDA. «Dal 1 settembre Velasco non sarà più il direttore tecnico del settore giovanile maschile» ha annunciato la federvolley in una nota. «Non possiamo che ringraziarlo - le parole del presidente Giuseppe Manfredi Già nel 2019 fummo molto felici di poterlo riabbracciare e riaverlo con noi dopo le leggendarie pagine che aveva scritto con la Nazionale Maschile. In questo periodo Julio ha contribuito alla crescita di tanti giovani atleti con metodologie di allenamento innovative dando impulso al nostro movimento che ha saputo superare un difficile momento come quello della pandemia di Covid-19 e, ripartendo con un rinnovato slancio, si è tramutato poi in eccellenti risultati sul campo». Chiunque abbia lavorato con lui «si è arricchito» ha aggiunto il n.1 della Fipav, ricordando non soltanto i tanti titoli internazionali giovanili conquistati dalle selezioni azzurre dal 2019 al 2022 chiu
so con le medaglie d’oro negli Europei U22, U20 e U18. Velasco proseguirà il proprio lavoro a Via Vitorchiano per tutta l’estate, legandosi poi alle “farfalle” della Uyba in un progetto di almeno tre anni che punta a rendere la prima squadra competitiva per lo scudetto investendo al tempo stesso sulla crescita delle giovani come Loveth Omoruyi e Sofia Monza. «Ho deciso di affrontare una nuova sfida - le parole di Julio - Non lo faccio per motivi economici né tanto meno perché non mi sia trovato bene nel mio attuale incarico, anzi. Ho potuto lavorare splendidamente». Ma il 71enne di La Plata è uomo di campo più che di scrivania - e vive di sfide apparentemente complesse. E alle porte ce n’è una davvero attraente: «Nella mia lunga carriera ho allenato settore giovanile, club e Nazionali di diversi Paesi, quasi esclusivamente in ambito maschile, ma per diversi motivi non ho potuto sviluppare un vero e proprio progetto nel settore femminile. Adesso ho l’opportunità farlo». Alla “cultura degli alibi” che contrasta da una vita intera lui preferisce il lavoro che porta al successo.