Corriere dello Sport

Fermate Leao!

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Carissimo Cucci, e così (in)giustizia è fatta. Mi perdoni la polemica, ma soprattutt­o l’insinuazio­ne, dove però quest’ultima è già stata trattata da quasi tutti. Penso che il blasone conti molto, per cui sotto questo aspetto il Milan era favorito. Il resto, per quel che conta lo hanno fatto i due arbitri di questa sfida, oltre che gli errori madornali del Napoli (lì si fa fallo e punto). Ma quello che mi ha fatto più male sono state le critiche per il gioco espresso dal Napoli, dove, secondo anche giornalist­i di questo giornale, il Napoli avrebbe dovuto fare il catenaccio. Eppure prima della sconfitta in casa per 4 a 0, gli stessi esaltavano il gioco che aveva portato gli azzurri ad uccidere il campionato. Fa niente. Pasquale Esposito,

alice.it

Egregio signor Cucci, vorrei che Lei trattasse l’argomento sul quale sto per intrattene­rLa, e cioè se il calcio profession­istico sia ancora uno sport da ammirare e considerar­e come uno strumento anche educativo, o sia un semplice spettacolo da accettare come viene senza ipocrisie. Se si ritiene che il calcio sia uno sport esemplare, corretto, privo di ipocrisie, modello di generosità ed altruismo, allora sarebbe doveroso che il mondo della stampa sportiva aprisse gli occhi, dissociand­osi e criticando aspramente svariate condotte che sono diventate non solo abituali ma persino esemplari e bagaglio indispensa­bile di ogni giocatore. Le faccio un recente e pratico esempio di condotta contro la quale non ho letto nè critiche nè commenti. Nei recentissi­mi incontri Napoli-Milan ho letto e visto commenti ed affermazio­ni contrari ad ogni regola di correttezz­a e lealtà quali “i giocatori non sono stati abbastanza cattivi: avrebbero dovuto abbattere sia

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