Corriere dello Sport

Quei problemi che il pareggio non risolve

- Di Alberto Polverosi

C’è un errore che la Lazio non può commettere nel momento decisivo della stagione: credere di aver risolto i suoi tanti problemi col 2-2 agguantato contro il Lecce al quarto minuto di recupero di una partita che ha mostrato tutto il disagio di una squadra in difficoltà. Il gol di Milinkovic non nasconde i malanni, anche se ha avuto il merito di evitare la crisi più inattesa dell’anno: la quarta sconfitta (la peggiore, la più pesante) nelle ultime cinque partite avrebbe spalancato un baratro sotto i piedi della Lazio provocando uno sconquasso a Formello. Non saranno lo stesso giorni facili, ma meglio la pioggia della grandine. E poi porta un punto che magari alla fine potrà essere utile nella corsa alla Champions. Sono gli unici risvolti positivi in un pareggio conquistat­o con i denti, perché il senso dei 90 minuti è una condanna per la Lazio. È la prestazion­e che la tiene in una posizione di difficoltà. È in confusione, spenta, sfinita quando invece, rispetto alle altre concorrent­i in lotta per la Champions, dovrebbe avere più energie. Juve, Milan, Inter e Roma continuano a giocare in Coppa, la Lazio è uscita il 19 marzo dalla Conference. È il calendario che piace a Sarri, una partita a settimana, per allenarsi, recuperare e studiare meticolosa­mente l’avversario. Ma anche ieri è stato l’avversario a capire tutto, la Lazio ci ha capito ben poco.

Per più di un’ora, è stata in campo senza giocare, non si ritrovava più. Era ferma, bloccata, inaridita dal pressing del Lecce e dalla sua efficace disposizio­ne in campo. Non trovava sbocchi, non aveva spazi e ha rischiato di finire sotto col rigore sbagliato da Strefezza. Quando Ciro Immobile, ricordando finalmente la sua forza in area di rigore, è tornato a segnare grazie a una delle magie di Luis Alberto, abbiamo pensato a quanto siano fondamenta­li i grandi giocatori in una squadra che non ha più un gioco. Prima del gol di Ciro, la Lazio non aveva mai tirato in porta ed erano passati più di trenta minuti. Ma nemmeno con quei due fenomeni è riuscita a recuperare le sue certezze. Poteva (doveva) approfitta­rsi del doppio ko incassato dal Lecce (rigore sbagliato, gol subìto), invece ha preso il pareggio con una facilità imbarazzan­te, ha lasciato campo al Lecce ed ha spalancato la difesa. Il primo gol di Oudin (il primo in Serie A...) ha ricordato quello di Mkhitaryan nel derby di Champions: una spada nel burro. E anche il secondo di Oudin è arrivato con eccessiva facilità, non si capisce dove sia finita la forza difensiva di una squadra che non prendeva mai gol.

Quanto sta accadendo alla Lazio, che oggi rischia di essere scavalcata dall’Inter e avvicinata dal Milan, rischia di offuscare il coraggio, la personalit­à e anche la qualità del Lecce, una squadra viva e capace di superare alcuni suoi evidenti limiti. Ha avuto la forza straordina­ria di reagire al rigore sbagliato e al gol subìto e questa è la forza di una squadra che crede in se stessa. Da ieri sera, la salvezza è un po’ più vicina.

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