Corriere dello Sport

Bais, fuga e vittoria da urlo sul Gran Sasso

Scatta subito al via e coglie il suo primo successo da pro’ «Mi sembra tutto un sogno»

- Di Alberto Dolfin ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un urlo azzurro squarcia il cielo che sovrasta il Gran Sasso. Niente arcobaleno stavolta, perché i big si marcano e restano a guardare, con la maglia di campione del mondo di Remco Evenepoel che spunta soltanto negli ultimi metri prima del traguardo, quasi a lanciare un segnale a Roglic e agli altri avversari, ieri remissivi.

Il belga c’è e le cadute del mercoledì nero sembrano soltanto un brutto ricordo, ma la prima vera montagna ha partorito un topolino e così è tutto rimandato alla seconda cronometro di domani, in cui Evenepoel è pronto a riprenders­i la maglia rosa «gentilment­e concessa» al norvegese Andreas Leknessund.

DAVIDE. La copertina a Campo Imperatore però è tutta per chi le mani dal manubrio, da quando è diventato profession­ista, non le aveva mai alzate e l’ha fatto su uno degli arrivi più suggestivi di questo Giro d’Italia. Davide Bais è scattato al km zero, assieme a Simone Petilli e Karel Vacek, ma in quell’attimo non sapeva che da lì sarebbe cominciata la giornata in sella più bella della sua carriera.

200 METRI. Grazie alla grande collaboraz­ione coi due compagni d’avventura, è arrivato a giocarsi il successo e, negli ultimi 200 metri, ha zittito le gambe che gridavano dall’acido lattico e ha trovato l’ultima riserva per far sentire la sua di voce, ebbra di gioia per il primo sigillo in tre stagioni con la maglia dell’Eolo-Kometa. Sarà perché sia il suo team manager Ivan Basso (entusiasta al traguardo) sia il cofondator­e Alberto Contador (impazzito sui social network durante il commento) se ne intendono di imprese epiche in salita; fatto sta che la squadra di matrice italospagn­ola vince solo frazioni di grande spessore, come accaduto nel 2021 col trionfo sullo Zoncolan di Lorenzo Fortunato.

Tra chi non stava più nella pelle per la vittoria di Davide c’era anche il fratello maggiore Mattia (classe 1996), di due anni più vecchio del vincitore di ieri e da quest’anno suo compagno nella Eolo-Kometa. Quando alla radio gli hanno svelato l’esito dell’arrivo, lui stava ancora pedalando a due chilometri dal traguardo, ma ha cominciato a festeggiar­e come un forsennato. E, una volta completata la tappa, ha subito cercato il familiare per travolgerl­o in un abbraccio. Oltre a festeggiar­e la prima vittoria di sempre, il venticinqu­enne trentino, cresciuto nella Cycling Team Friuli e grande amante del trekking, oggi vestirà anche la maglia azzurra quale miglior scalatore. Un regalo meritato per un amante della montagna come lui, diventato grande sulla salita che nel 1999 vide fare il vuoto nientemeno che il Pirata Marco Pantani.

INCREDULO. «Nel momento in cui è partita la fuga, non mi davo alcuna chance di arrivare, perché volevo soltanto fare punti ai gpm per provare a prendere la maglia azzurra – racconta incredulo -. Quando ho visto che si poteva arrivare, ce l’ho messa tutta. Devo ancora realizzare quello che è accaduto, è la mia prima vittoria da profession­ista e l’ho cercata con tutte le forze. Nell’ultimo chilometro, ho cercato di tenere sempre le ruote di Petilli che era il più forte in salita, poi ho aspettato gli ultimi metri per sprintare. Voglio dedicarla ad Arturo Gravalos (un compagno di squadra colpito da un brutto male; ndr), alla mia fidanzata, alla mia famiglia e a tutta la squadra, perché siamo un team che lavora bene e ci tenevamo tantissimo a vincere. Alla fine io e Basso ci siamo abbracciat­i. Ivan e Alberto Contador sono sempre stati i miei idoli e averli in squadra è una cosa incredibil­e. Cos’ho pensato sul traguardo? È un sogno».

Un incubo, invece, è stata la positività al Covid che ha costretto due corridori italiani a non prendere il via nella 7ª tappa: Nicola Conci e Giovanni Aleotti.

Grande amante del trekking, oggi Davide vestirà la maglia azzurra

«Avere in squadra Basso e Contador, miei idoli, è davvero incredibil­e»

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ANSA Davide Bais, 26 anni, fa l’impresa

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