Corriere dello Sport

«Con la mia KTM faccio il... papà»

«Mi sono sposato a dicembre e vorrei dei figli. Sono sempre lontano, ma amo questo lavoro»

- Di Mirko Colombi LE MANS

Il senso di lontananza da casa, Brad Binder lo cancella con i grandi risultati ottenuti in MotoGP. Il sudafrican­o è partito alla volta dell’Europa, lasciando la nativa Potchefstr­oom, colonia olandese dove i ragazzi “biondi e occhi azzurri” come lui non rappresent­ano l’originalit­à. Il numero 33 vestito d’arancione KTM - nuova forza al vertice della MotoGP, come confermato dal primato di Jack Miller nelle libere di ieri - ha compiuto un grosso sacrificio: «Vivo felicement­e questo momento, direi il migliore da quando corro. L’obiettivo mio e del team consisteva nell’entrare costanteme­nte nei migliori 5 della classifica, ma adesso possiamo puntare anche a podi e vittorie».

Pure nel suo Sud Africa?

«Certo, il motociclis­mo è molto seguito dalle mie parti, malgrado non ci sia ora un GP in calendario. Si andava a Welkom, sarebbe bello tornare a correre nel mio Paese. Anche perché potrei vedere almeno una volta di più famiglia e affetti. Mi sono sposato lo scorso dicembre e, parlando con mia moglie, gradiremmo avere dei figli. Ci piacerebbe diventare genitori».

Nel frattempo, lei è uno dei “padri” della RC16.

«Lavoro al progetto da parecchio tempo, torno a casa meno di quanto facessi in passato. I risultati si erano già visti tra il 2020 con i primi successi (Brad vinse già al terzo GP in top class, ndc) e 2021, qualcosa di buono è stato colto l’anno scorso, ora siamo in fase di crescita decisa. Da inizio stagione abbiamo centrato

due vittorie nella Sprint, entrambe mie, sono salito sul podio una terza volta, Miller lo ha calcato in due occasioni. La terza posizione nella graduatori­a piloti nasce da una moto competitiv­a e a punto».

Così veloce da impensieri­re la Ducati, riferiment­o della MotoGP.

«Bè, diciamo che... non ci troviamo così distanti dalla Desmosedic­i ufficiale. Se l’anno scorso faticavamo nello scaricare a terra la potenza del propulsore, adesso possiamo sfruttare bene i cavalli, grazie al tanto lavoro svolto. È davvero performant­e».

Quanto si sente l’apporto dei profession­isti italiani in seno al progetto?

«Cito volentieri Giacomo Guidotti nella veste di team manager, abbiamo Fabiano Sterlacchi­ni quale ingegnere eccezional­e, si è aggiunto Alberto Giribuola nel ruolo di coordinato­re. Parliamo di persone fantastich­e, come lo sono tutte le impegnate in pista, nel garage e in fabbrica».

Il podio è zona fissa per voi, ormai.

«Toglierei ormai, ma mi piace comunque. Provo una grande fiducia nella moto, il mio entusiasmo è evidente. Ho una grande opportunit­à da sfruttare, quindi mi sto divertendo molto. Sono e siamo qui per lottare contro rivali fortissimi ed esperti, salgo in sella con mente libera, serena».

Telefona spesso a casa?

«Spessissim­o, ho la fortuna di provenire da un posto in cui la MotoGP è seguitissi­ma. I tifosi sono numerosi e appassiona­ti. Quando contatto i miei cari, spiego come è andato il weekend e parlo della prossima volta che ci rivedremo. Ultimament­e solo nelle vacanze estive o nel periodo invernale».

Insomma, andare forte in pista, per tornare presto a casa.

«Metto sempre il massimo in quello che faccio, questo è il mio lavoro, che amo. Mi manca la mia terra, perché laggiù trascorro sempre meno tempo. Però è tempo di qualità».

Ha detto che sogna un futuro da genitore?

È l’anti-Bagnaia: «Forti in garage e pista. E stare sul podio ci piace»

«Sì, per il momento facciamo gli esercizi, vere e proprie prove di collaudo (ride). Come ho fatto con la KTM per portarla in alto».

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ANSA Brad Binder, 27 anni

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