Corriere dello Sport

Mou duro «La Champions? Più di un miracolo se ci arriviamo»

Si complica la corsa al quarto posto, ora l’Europa League si fa sempre più decisiva Pinto l’ha fissata come obiettivo «Con Tiago siamo amici ma abbiamo opinioni diverse»

- Di Roberto Maida ROMA

Dopo essersi sbracciato e arrabbiato per alcune decisioni non gradite dell'arbitro Colombo, dopo aver sedato la rissa innescata dalle scaramucce tra Zalewski e Dia, ha concluso la partita seduto in panchina con un sorriso enigmatico. Quasi rassegnato o comunque esausto. Ma una volta arrivato in conferenza stampa, le ha suonate a tutti alzandosi dopo tre domande perché atteso da un aereo che lo doveva portare a Londra. Quando gli è stato chiesto conto di un campionato deludente, e della Champions che può arrivare ormai soltanto dalla meraviglio­sa finale di Europa League, Mourinho ha avuto un sussulto: «Io non ho mai detto che l'obiettivo della Roma fosse la Champions League. Sarei stato irresponsa­bile». Però, lo ha annunciato pubblicame­nte il general manager, Tiago Pinto: «Il problema è suo, non mio. Con Tiago siamo amici ma abbiamo opinioni diverse. Io penso che con investimen­ti sul mercato da 7 milioni (il cartellino del turco Celik, ndr) andare in Champions non sarebbe neanche un miracolo. Sarebbe la discesa di Gesù Cristo in Vaticano». Al di là dell'iperbole di stampo mistico, si intuisce la ragione per la quale le strade tra Mourinho e la Roma si dovrebbero separare alla fine della stagione.

IRONIA E SARCASMO.

Frecciate dritte anche a Pairetto, arbitro di Udinese-Lazio e dell'incredibil­e Spezia-Lazio dello scorso campionato («Come sempre ha fatto bene il suo lavoro, è stato bravo»), e alla giustizia sportiva: «Così il campionato perde validità. Lo dico anche per la Juventus, che si vede assegnare e togliere dei punti. Se io avessi saputo che avrebbero dato questa penalizzaz­ione, a Monza o a Bologna avrei potuto fare una gestione diversa del campionato. Adesso è troppo tardi per certe valutazion­e. E mi dispiace per i profession­isti della Juventus, da Allegri ai giocatori, che pagano colpe dei dirigenti o del club dopo aver meritato i punti sul campo». Infine, ecco la stoccata generata dall'atteggiame­nto della Salernitan­a del connaziona­le Paulo

Sousa: «Non aveva niente da chiedere al campionato ma ha giocato la finale di Champions contro di noi. Non è una critica, sia chiaro. Dovrebbe essere sempre così: tutte le squadre dovrebbero affrontare le partite con la massima profession­alità».

L'ASSENZA.

Sulla partita ha poco da aggiungere: «Primo tempo senza grande voglia, senza intensità e con troppe distrazion­i. Forse ho fatto troppi cambi di formazione ma in questo momento la situazione non è

«Un traguardo difficile se si fanno acquisti da 7 milioni sul mercato...»

«Sousa sembrava essere motivato come se stesse facendo una finale»

semplice, perché ho tanti giocatori al limite. Nella ripresa siamo cresciuti e forse avremmo anche meritato la vittoria ma la Salernitan­a forse può avere i propri, di rimpianti. Ora devo dare la priorità alla finale di Budapest: anche sabato a Firenze vedrete molte novità, anche più di adesso. Ma sarà un allenament­o serio in vista del Siviglia». Suona intanto l'allarme Dybala, che ha sentito di nuovo un fastidio alla caviglia alla fine della rifinitura. Mourinho sperava di farlo giocare almeno un'ora invece non ha potuto neppure portarlo in panchina. «Come sta? Male. Non so se potrò recuperarl­o per Budapest». Ottimista? «No». È nero Mourinho anche su questo fronte. Forse si aspettava da Dybala un rientro più celere? Meglio procedono gli altri recuperi: «Celik sta benino, Spinazzola vediamo. Smalling ed El Shaarawy hanno giocato novanta minuti». Ed è tornato anche Llorente che insidia Ibañez nella difesa da schierare nella finale. Ma se Dybala non si ristabilis­ce completame­nte, per la Roma sarà tutto più difficile. Lo si sta vedendo in campionato, dopo sei giornate senza vittorie che hanno determinat­o addirittur­a il sorpasso dell'Atalanta.

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ANSA Momenti di tensione durante la partita dopo un fallo di Zalewski su Dia
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