Corriere dello Sport

Niente GP a Imola: una domenica diversa

- Di Luvi

Questo poteva essere un articolo sull’ennesima gara di Formula 1 vinta in doppietta dalle RedBull, scritto da una povera ferrarista frustrata perché questa volta l’avrebbe visto accadere dal vivo e per di più nella corsa di casa, a Imola. E invece non è stato così. Nei giorni scorsi è esondato anche il Santerno, il fiume che costeggia l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola, rendendo il paddock irraggiung­ibile. Alle popolazion­i alluvionat­e sono arrivate molte donazioni da parte della Ferrari e della F1 stessa. Tantissime persone sono corse con i badili e le vanghe ad aiutare chi ha casa allagata, uno fra tutti Yuki Tsunoda, pilota dell’Alpha Tauri, che insieme agli altri uomini della scuderia è sceso per le strade di Faenza a spazzare via il fango. E anche se la gara che aspettavo da mesi alla fine non si è corsa, ora come non mai mi sento orgogliosa di seguire la F1 e di essere ferrarista. Perché se da una parte mi dispiace non potere vedere i miei idoli sfrecciare tra le strade dove sono cresciuta, dall’altra so benissimo che decidere di correre sarebbe stato irrispetto­so. Stavolta l’hanno capito tutti, anche la Formula 1 che l’anno scorso, pur di non perdere soldi, ha deciso di non rimandare il GP dell’Arabia Saudita dopo che un missile era caduto poco lontano dal circuito di Jeddah. Lo devono capire anche i tanti tifosi che come me sono rimasti a casa domenica. Nel fondo di una classifica o tra le strade di un paesino spazzato via da un fiume in piena, le nostre bandiere continuera­nno a sventolare. Anzi, quando il cielo è grigio e l’orizzonte non promette nulla di buono, il rosso speranza, risalta ancora di più.

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