Corriere dello Sport

Milan: Pazzo per la Vespa ora punto sulla Roubaix

La maglia ciclamino, uomo nuovo del ciclismo italiano racconta la sua sorprenden­te prima volta al Giro «Non mi aspettavo questi risultati. Bello sentire i bambini chiedermi foto e autografi come facevo io quando andavo a vedere le corse vicino a casa»

- Di Alberto Dolfin

Èl’uomo nuovo del ciclismo azzurro. Sulla pelle brilla il ciclamino della maglia a punti che vuole tenersi stretto fino alla Capitale, perché così il suo primo Giro d’Italia sarebbe da incornicia­re. È già da applausi grazie alla prima vittoria nella Corsa Rosa, ottenuta alla 2ª tappa di San Salvo, e dall’aver sfiorato il bis in altre occasioni con altrettant­i piazzament­i d’onore a Salerno, Napoli e Tortona. Tra bilancio delle prime due settimane e sogni futuri, ecco Jonathan Milan, gigante friulano della Bahrain-Victorius nel giorno di riposo.

Milan, si aspettava un esordio così al primo Giro?

«Sono partito con l’obiettivo di centrare qualche buon risultato e aiutare la squadra. Non mi aspettavo tutto ciò, è stato un crescendo giorno per giorno, con addosso una maglia ciclamino che motiva molto».

La vuole portare fino a Roma?

«Voglio tenerla stretta il più a lungo possibile. Era un obiettivo arrivare fino al primo giorno di riposo, ora siamo qui al secondo: vivo alla giornata, cercando di agguantare più punti che posso per difenderla nel migliore dei modi».

C’era chi la vedeva sulla scia di Ganna come nuovo cronoman. Invece ha svelato le sue doti da sprinter: com’è andata?

«Ho sempre avuto questo spunto veloce. Da Under 23 ho ottenuto buoni risultati nelle crono, però poi mi sono concentrat­o sulle volate. La tecnica dev’essere ancora affinata, si è visto dagli errori che ho commesso; però sono qui per imparare e faccio tesoro di tutto quello che ho sbagliato».

Un diamante grezzo a cui però tanti sprinter del passato hanno già preannunci­ato una carriera al top: che ne pensa?

«Ho ricevuto tanti bei messaggi, tra cui quello di Mario Cipollini, che mi ha fatto molto piacere».

Lui contava su un treno dedicato, mentre ora gran parte delle squadre pensano più alla classifica generale: è d’accordo?

«Siamo venuti con una squadra ben attrezzata per la generale, ma i miei compagni mi stanno danno anche un ottimo supporto per le volate. Andrea Pasqualon mi guida fino agli ultimi metri, poi cik sono Jasha Sütterlin, Yukiya Arashiro e tutto il resto della squadra ad aiutarmi».

Chi è che le dà più consigli in corsa?

«Sono in camera con Andrea Pasqualon, per cui dico lui. Non soltanto in corsa, ma anche in stanza: già guardiamo la tappa successiva, le insidie degli ultimi chilometri, quando partire con la volata».

Si aspettava di diventare il personaggi­o italiano di questa edizione?

«No, così come non pensavo di vincere la mia prima corsa World Tour proprio al Giro. Fa molto piacere che tanti bimbi mi chiedano la foto o l’autografo, perché mi rivedo qualche anno fa, quando andavo a vedere il Giro vicino a casa e andavo a caccia di una borraccia».

Cosa fa Milan quando non pedala? «Ho la passione per la Vespa. Ne ho una d’epoca a casa, quindi magari mi faccio qualche giro, oppure opto per qualche camminata in montagna, nella zona di Tarvisio, o per un po’ di relax con la mia famiglia o la mia ragazza».

Ha cerchiato in rosso qualche tappa?

«Ci sono gli arrivi di Caorle e Roma, però di mezzo ci sono un po’ di sprint con abbuoni per la classifica a punti, per cui devo studiarli bene, perché non voglio lasciare nulla al caso».

La salita che teme di più tra quelle rimaste?

«Le Tre Cime di Lavaredo. Lo scorso anno, prima di conoscere il percorso del Giro, ero andato a farla col mio amico Andrea Pietrobon della Eolo-Kometa. In allenament­o è bellissima, con una vista mozzafiato, ma in corsa mi sa che saremo concentrat­i soo sull’asfalto e la sentiremo tutta (ride; ndr)».

Quest’estate il calendario le pone un dilemma: strada o pista ai Mondiali in Scozia?

«È un bel disastro quello che hanno fatto. Si dice spesso di fare entrambe, ma con questo programma ci hanno messo nella situazione di dover decidere tra le due. È un peccato, perché io, anche in vista dell’Olimpiade di Parigi, voglio portare avanti entrambe».

Più emozionant­e vincere l’oro olimpico col quartetto al velodromo di Izu o la prima volta al Giro?

«Però sono qui per imparare: faccio tesoro di tutti i miei errori»

«Ci sono tanti punti in comune, perché entrambe sono figlie di un gran lavoro di squadra. Hanno la stessa importanza per me, mi hanno dato emozioni altrettant­o incredibil­i».

Per il futuro sogna anche una classica?

«La Sanremo fa gola, ma anche con la Roubaix ho un conto aperto. L’ho rifatta quest’anno e sono caduto di nuovo: non l’ho mai finita, è una gara che mi piace da matti».

«Studierò gli sprint con abbuoni Nulla deve essere lasciato al caso»

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LAPRESSE Jonathan Milan, 22 anni, grande sorpresa azzurra al Giro

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