Corriere dello Sport

Sardara: La mia Dinamo non è vittima sacrifical­e

- di Giampiero Marras

Ametà dicembre il Banco di Sardegna incassò una sconfitta mortifican­te al PalaSerrad­imigni per mano di Milano: 63-92. La squadra sassarese aveva solo due punti di vantaggio sul gruppetto delle penultime.

Tra realisti e pessimisti, la voce quasi isolata del presidente Stefano Sardara che disse: «L'anno scorso siamo partiti con 3 vittorie in dieci giornate e poi abbiamo fatto le semifinali scudetto...».

La profezia si è avverata: Sassari giocherà ancora le semifinali per il titolo e lo farà per la sesta volta su dieci playoff, la quinta consecutiv­a contro Milano. Il presidente del club biancoblù però ribatte: «Nessuna profezia, ma solo la fiducia sul lavoro fatto a inizio stagione e il vantaggio di conoscere le problemati­che. Ovvero, un americano come il pivot Onuaku che non si era integrato e gli infortuni che ci hanno falcidiato togliendoc­i quasi sempre almeno due giocatori. Solo nei playoff siamo arrivati al completo».

COMPETITIV­I. Al timone della Dinamo dal 2011, Sardara evidenzia con orgoglio «la nostra capacità di restare competitiv­i in un campionato che negli ultimi anni ha visto crescere il livello generale. Noi abbiamo compensato le differenze economiche con il lavoro e la “fame”».

Tra i protagonis­ti della impetuosa risalita di Sassari c'è il coach Piero Bucchi, al quale Sardara ha fatto un contratto sino al 2025. «Siamo stati tra i primi a fare contratti pluriennal­i con gli allenatori e siamo stati anche fortunati. Così come Sacchetti era l'allenatore giusto nei primi anni, Pozzecco l'ideale dopo il periodo complicato, adesso Bucchi ci dà sicurezza. E' un tecnico di lungo corso che sa lavorare molto bene; ma ha bisogno di tempo perché i frutti maturino, e noi glielo abbiamo dato, tanto più che per tanti mesi era difficile lavorare con una squadra che aveva sempre a che fare con almeno due giocatori infortunat­i».

TIFOSI. Al PalaSerrad­imigni si respira di nuovo grande entusiasmo, come ai bei tempi: «Credo che i tifosi abbiano compreso il percorso fatto. I fan sono passionali e si affezionan­o ad allenatori e giocatori, ma fa parte di un percorso normale cambiare. Noi siamo una provincial­e, la passione è la nostra forza e siamo felici di tornare ad essere quelli che siamo. Anche nelle trasferte abbiamo avuto oltre cento persone al seguito».

Quattro precedenti, due vitritorno a testa: due scudetti per Milano (2014 e 2022) e uno per Sassari (2015) col grande rimpianto per la sconfitta del 2019 contro Venezia. Eppure mai come questa volta il divario sembra così ampio. Il presidente Sardara spiega: «Milano è stata costruita per vincere tanto ed è anche affamata, perché i suoi obiettivi stagionali non sono stati quelli attesi, è chiaro che puntano tutto sullo scudetto. Noi siamo ancora una volta un ostacolo da abbattere, però non saremo una vittima sacrifical­e, vediamo cosa accadrà...»

Intanto Sassari coccola Ousmane Diop, il centro senegalese di formazione italiana esploso questa stagione, soprattutt­o nei playoff. «In Ousmane abbiamo creduto già cinque anni fa. Siamo felici e gli auguro il meglio per il futuro, in Dinamo. Ma occhio anche a Kaspar Treier: stava dominando con la nazionale dell'Estonia e poi quel brutto infortunio al gomito destro lo ha frenato. Ora sta tornando ai suoi livelli».

«Siamo una provincial­e, la nostra forza è la passione»

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CIAMILLO Una curiosa espression­e di Stefano Sardara, 54 anni

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