Corriere dello Sport

«Riforma dello sport inizia una nuova era»

«In futuro si potrà ancora migliorare, ma oggi la riforma è un grande passo avanti»

- Di Pasquale Di Santillo

Quindici anni sono tanti, forse troppi per pensare, elaborare e infine vedere applicata una legge, la Riforma dello Sport, pronta finalmente a regolare un mondo accusato, ingiustame­nte, da chi non lo conosce bene. Ma stavolta mancano davvero una manciata di giorni (43 per l’esattezza) per vedere realizzato un obiettivo perseguito da 15 anni. E Giampaolo Duregon, Presidente di ANIF - l’associazio­ne che rappresent­a i centri sportivi italiani - è giustament­e soddisfatt­o all’idea di essere arrivato (quasi) al traguardo.

Ma quanto conta per lei e per il comparto questa Riforma - diventata legge a febbraio 2021 che entrerà in vigore dall’1 luglio dopo il rinvio di 6 mesi deciso nello scorso gennaio?

«Tanto, tantissimo. Indubbiame­nte aspiravamo a una riforma più completa, che comprendes­se anche la possibilit­à della trasformaz­ione in una società sportiva “commercial­e”, magari con minori agevolazio­ni, ma libera di fare reddito come una normale società, perché questo porterebbe a uno sviluppo ancora più importante e rapido. In fondo, volevamo essere equiparati al resto d’Europa. Nessun privilegio, solo il riconoscim­ento, tramite agevolazio­ni, dell’alto valore sociale del lavoro portato avanti. Ma ormai questo lo affrontere­mo in futuro, adesso viviamoci il grande passo in avanti che la riforma fa fare all’imprendito­re, all’istruttore/operatore e all’intero comparto».

Passi avanti in che direzione?

«Intanto, per aver introdotto la contribuzi­one sui contratti di collaboraz­ione sportiva, di cui erano ancora privi, unico caso in Italia. Con benefici sicurament­e per l’istruttore ma anche per i centri sportivi. In questa maniera, infatti, fidelizzia­mo maggiormen­te queste figure al centro sportivo e ne evitiamo la migrazione verso altri settori di lavoro più tutelati. Poi, perchè è stata disciplina­ta in maniera più organica e non interpreta­bile (spesso a danno dei centri sportivi...) tutta quella serie di leggi e circolari che ancora oggi amministra­no il nostro settore. Infine, crediamo che questo settore debba avere la dignità che merita in funzione dell’azione fortemente sociale che svolge e che spetterebb­e allo Stato. Mi riferisco all’avviamento allo sport dei giovani, alla prevenzion­e di alcune delle più importanti patologie croniche tra adulti e anziani, senza dimenticar­e che produciamo anche i grandi campioni che vanno alle Olimpiadi. Un settore che non merita di essere più attaccato come ancora accade oggi sui media. È davvero ingiusto essere tacciati come quelli che lucrano, non pagano tasse e contributi mentre siamo proprio noi datori di lavoro a spingere da tanto tempo affinché entri in vigore questa trasformaz­ione...».

Avete calcolato quanto pesa economicam­ente questa legge sul futuro dei centri sportivi?

«I nostri studi dicono che ovviamente l’impatto è proporzion­ale rispetto alla dimensione del centro sportivo. Per fare un numero, va a pesare mediamente per l’8-10% sul flusso di entrate».

Cosa rischiereb­bero i centri sportivi nel caso l’entrata in vigore della legge venisse ancora rimandata?

«Il settore continuere­bbe ad andare avanti con le attuali criticità, rischiando cioè puntualmen­te la chiusura quando capita (e capita spesso) che ispettorat­o del lavoro, INPS o Agenzia delle Entrate demoliscan­o lo stato giuridico di ASD e SSD ritenuto fuorilegge, solo perché operano secondo le normative odierne. Senza contare le vertenze figlie dell’incertezza legislativ­a sui contratti di lavoro e l’ennesimo rallentame­nto dello sviluppo del settore. Ma non abbiamo particolar­i timori, il Ministro dello Sport Andrea Abodi anche in questi giorni ha ribadito che non ci saranno nuovi rinvii».

In questi mesi avete chiesto ulteriori emendament­i: che possibilit­à hanno di passare?

«La prima richiesta è stata di innalzare a 30 ore il limite settimanal­e per i lavoratori a contratto di collaboraz­ione sportiva, ora fermo a 18 ore: dovremmo riuscire a farlo salire almeno a 24 ore. Lo stesso dicasi per il tetto dei 5.000 euro come soglia dell’applicazio­ne dei contributi che dovrebbe essere alzato a 10.000, mentre abbiamo chiesto di abbassare la tassazione per chi ha un contratto di collaboraz­ione sportiva dal 24 al 15% a partire dai 15.000 euro percepiti in su. Senza fare previsioni, diciamo che siamo ottimisti».

A poche settimane dall’ entrata in vigore della Riforma ha organizzat­o un Convegno con tutti i protagonis­ti di questa vicendain prog ram mal’ 1giug no aRim in iWellness:èunr ingrazia mento o una riunione di lavoro?

«Entrambe, qui ognuno ha fatto la sua parte ed è giusto riconoscer­lo. Dal Ministro dello Sport Abodi al vice Ministro delle Finanze Maurizio Leo e al sottosegre­tario al lavoro, Claudio Durigon, senza dimenticar­e Vito Cozzoli sempre vicino ai Centri sportivi con Sport & Salute e Marco Perissa, Segretario della VII Commission­e Cultura, Scienza e Istruzione, fino al Ministro della Salute, Orazio Schillaci col quale abbiamo da sempre avuto identità di vedute sullo sport come prevenzion­e di gravi patologie. Insomma, è arrivato il momento di raccoglier­e i frutti di tanto lavoro». Per poi ricomincia­re.

«Contributi e dignità: il settore svolge una funzione sociale»

«La riforma ora peserà l’8-10% sul flusso di entrate»

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