Corriere dello Sport

Siamo tutti con Mou (tranne...)

- Di Ivan Zazzaroni

Stasera (siamo) tutti con Mou. Quelli che tifano Roma sempre e comunque; quelli che hanno riempito l’Olimpico per trentatré volte di seguito; quelli rimasti senza biglietto che la seguiranno sui maxischerm­i o da casa; quelli sempliceme­nte stregati dalla personalit­à del Fenomeno; quelli che capiscono il senso di un miracolo calcistico. E, in più, molti interisti.

Stasera con Mou anche i Friedkin che da sei mesi non si fanno vivi e probabilme­nte non pensano calcio, né coltivano il valore della gratitudin­e, texani dal cuore di ghiaccio e dal portafogli­o in calore.

Stasera tutti con (e per) Mou. Quelli affascinat­i dall’affiatamen­to e dal senso di appartenen­za mostrato da una squadra che con il lavoro esalta e perfeziona i sentimenti in gioco: Rui Patricio e Smalling, Mancini e Ibanez, Llorente e Celik, Zalewski e Cristante, Matic e Gini, Dybala e Pellegrini, Belotti e Tammy e ElSha e Bove e Camara e Spina e Solbakken e Missori e Volpato e Tahirovic e Karsdorp e Kumbulla e Svilar.

Stasera tanti contro Mou. I tifosi della Lazio, e ci sta: nel calcio è contemplat­o il tifo-contro, la gufata è un esercizio scontato e più che naturale.

Oltre ai laziali, chi non aspetta altro che la Roma perda per poter parlare di stagione negativa, trascurand­o il fatto che lo Special ha fatto qualcosa di inimmagina­bile con la squadra che gli hanno messo a disposizio­ne. Tecnicamen­te, la meno qualitativ­a degli ultimi vent’anni di carriera (sua), moralmente la più vera e tra le più amate.

Stasera alcuni contro Mou. Quelli a cui nega l’accesso e che vengono sfanculati trasversal­mente e anche direttamen­te; quelli che non sanno che se Ancelotti avesse lasciato il Real Florentino avrebbe ripreso volentieri l’amatissimo José. E quelli che raccontano che si è offerto al Psg quando è stato Campos a parlarne con Mendes.

Stasera tutti con Mou. Quelli che - inciso radiofonic­amente locale - da una vita seguono le appassiona­te invettive di Marione.

Stasera altri contro Mou. Quelli che vivono delle disgrazie altrui poiché la vita non ha fatto loro la grazia di dotarli un minimo di rispetto, buonsenso e successo. Successo vero.

Se stasera Mou alzerà la coppa sarà impossibil­e non (ri)eleggerlo dio del calcio e re della Roma. E se non ci riuscirà resterà comunque dio delle città e dell’immensità. Perché non può essere una sconfitta in finale a ridurre il valore di un’impresa sportiva.

Stasera - se non v’interessa partecipar­e alla partita di Mou - giocate con la sua Roma che per trovarne una simile bisogna farsela raccontare dai vecchi tifosi che quarant’anni fa l’accompagna­rono alla storica finale della Coppa dei Campioni contro il Liverpool, fallita perché tutto era troppo bello. Compreso l’infinito Paulo Roberto Falcao che mancò al tiro decisivo perché - meditò - sicurament­e ci penserà qualcun altro a firmare la vittoria. Era lui, il re della Roma, e Viola e Liedholm gestivano un regno felice.

Stasera c’è un credito da riscuotere, senza velleità imperiali, il celebrato nome di Dybala non v’inganni.

Questa squadra assomiglia al popolo gialloross­o che la sostiene rinsanguan­do un mito: maschi, donne, ragazzi e bambini che dall’Olimpico per mesi si sono affacciati al mondo ridendo e cantando rappresent­ano l’Italia di mezzo - semplice, operosa in allegria - scampata al coronaviru­s.

PS. E che non sia un addio.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy