John Elkann deve ritrovare lo Stile Juve di Boniperti
Dopo la tempesta non c’è solo una Società da ricompattare, una squadra da ricostruire e un popolo da riconquistare assieme ai trofei
Caro Italo, il comandante Allegri è ormai slegato dalle sue truppe in una stagione opaca con tanti responsabili. I giovani bianconeri, più volte sponsorizzati nella tua rubrica, sono le risorse umane da cui ripartire. Inoltre occorrono giocatori che accettano anche di ridursi lo stipendio e una società che interpreta il mercato coniugando qualità e costi con lo sguardo rivolto al futuro. Il mix Giuntoli-Del Piero può placare il malessere dei tifosi. Inoltre, domenica mi sono ritrovato di fronte mister Conte camminando per il centro di Torino. Un grande, anche se il recente bis non ha portato quanto auspicato. Lui a completare il tridente della rinascita? Oppure un outsider di talento (De Zerbi)? Il pallone d’oro bianconero (Zidane) è più utopia che una realtà. La stagione che verrà dovrebbe vedere la Juve assente in un’Europa del calcio che si è sbarazzata di lei. Siamo sicuri che i danni economici riguarderanno principalmente la società più titolata e seguita in Italia?
Amico mio, il problema è più impegnativo, non riguarda un presidente, un tecnico, un campione, una nidiata di giovani: John Elkann, improvvisamente riapparso sulla scena come il deus ex machina, deve semplicemente recuperare lo Stile Juventus che fu imposto alla Signora da quel Giampiero Boniperti che fu il suo Giorgio Armani, due geni della bella provincia italiana. Dici Del Piero, vai a rivederti la notte in cui nacque lo Stadium e lo trovi accanto al suo Presidente che privilegiava, è vero, lo Stile del Club ma anche quello degli uomini, dell’ambiente, dei tecnici - due per tutti Trapattoni e Lippi - della squadra. Anche delle maglie. Ricordo che allora a sostenerlo
c’era Gianluigi Gabetti, colui che gestiva anche il signor Fiat prima dell’invasione delle cavallette. Gli Elkann - anche il Lapo del cuore - hanno i mezzi e la cultura famigliare per far rinascere il prodigio.
La Juventus oggi purtroppo non è la Ferrari alla quale servono solo tecnici rivoluzionari mentre è intatto lo stile della Rossa forgiato dal Grande Vecchio e resistente anche alle sconfitte. A volte anche al ridicolo. Nel sito del Cavallino trovi ancora poetiche note (ad uso commerciale!!!) dedicate al colore della Bellissima ancora trionfante sui mercati mondiali nonostante le sofferenze in pista. Proprio come ai tempi del Commendatore re della Strada e re della leggenda automobilistica. Vai a leggerle fin dall’incipit: «La primissima vettura del Cavallino Rampante, la 125 S, e la 125 F1 che scese in pista nel Gran Premio di Monaco il 21 maggio 1950, erano entrambe di colore bordeaux. Questa tonalità rosso scuro era il colore ufficiale di tutte le auto da corsa italiane dall’inizio del XX secolo - e in effetti, le due SF1000 della Scuderia Ferrari che hanno disputato il nostro millesimo Gran Premio di Formula 1 nel 2020 sfoggiavano un colore speciale che era una fedele riproduzione di quelle prime vetture…». E via così, nel tempo, con nove sfumature di rosso, come se la cura dell’immagine fosse demandata non solo agli ingegneri, ai progettisti, ai carrozzieri ma agli artisti; non solo ai Barnard e ai Postlethwaite ma ai Pininfarina, agli Scaglietti, agli Schedoni.
Al più giovane degli Elkann tutto questo piace, intervenne a suo tempo sullo Stile Juventus decadente, gioca con le auto non correndo ma rivestendole à la page, lui non Armani ma Courrèges, lo stilista rivoluzionario che osò “toccare” anche l’abito della Signora. Lapo io vorrei.