Adesso tocca a Rocco
Dalle finali alle prospettive: le riflessioni dell’allenatore Se il club investe per crescere, la Fiorentina potrà salire ancora. Il primo obiettivo: una punta da 15 gol
Devono passare dei giorni, almeno una settimana. Bisogna raffreddare il motore, far svanire questo doloroso senso di delusione. Poi tutti capiranno quanto ha fatto la Fiorentina in questa stagione. Con i suoi errori ma anche e soprattutto con le sue qualità. In qualche angolo di Firenze si sta processando Italiano e la sua altissima linea difensiva. Nel calcio funziona così. Si giudica sempre l’episodio, mai la sostanza. Perché la sostanza dice che con una linea così alta la Fiorentina ha preso sì il gol di Bowen a Praga, ma è arrivata ottava in campionato rispettando perfettamente il proprio livello tecnico (Napoli, Lazio, Inter, Milan, Roma, Atalanta e Juventus sono più forti e soprattutto più complete), in finale di Coppa Italia (persa perché l’Inter ha Lautaro Martinez come centravanti) e in finale di Conference League (persa anche perché Kouame ha colpito il palo e Mandragora si è mangiato il gol del 2-1, episodi - visto che a molti piace parlare di episodi - che vengono chissà perché taciuti).
Ma tutto questo è passato e il passato serve, se si ragiona con lucidità, se si è lungimiranti, per programmare il futuro. La posizione espressa da Vincenzo Italiano nella conferenza stampa di Praga è da sottoscrivere e ci riporta indietro di un po’ di anni, al Prandelli/1. Con una squadra forte (Mutu, Toni, poi Gilardino) Cesare arrivava ogni anno in zona-Champions, così disse ai Della Valle: questo è il momento di crederci, di investire, di crescere, e se alziamo il livello possiamo puntare allo scudetto. Sappiamo come andò a finire, Prandelli divenne commissario tecnico e i Della Valle andarono avanti vivacchiando fin quando è arrivato Commisso.
Ora tocca proprio a lui, a Commisso e alla società. Il punto è chiaro: se proprietà e dirigenti pensano che questa Fiorentina sia adeguatamente attrezzata per ripetere, o perfino migliorare, il rendimento di questa stagione, allora arrivederci e grazie. Si va avanti così, nella speranza di altri miracoli. Se invece, dopo le due finali, si appassionano ancora di più, se intravedono nel lavoro di Italiano e dei suoi giocatori la possibilità di crescere attraverso investimenti, sotto forma di ac
quisti di livello, allora sì che la Fiorentina può salire ancora. Ci saranno delle cessioni e in tutta franchezza nessun giocatore ha dimostrato di essere indispensabile. Se per Amrabat, per fare un esempio, arriva un’offerta di 30-40 milioni perché trattenerlo? Sarà fondamentale prendere al suo posto un centrocampista di maggiore qualità, un regista vero, non solo un ottimo recuperatore di palloni. Ma il giocatore che serve davvero alla Fiorentina è un centravanti da 15 gol, poi un esterno capace di segnare con buona frequenza e un difensore possibilmente non distratto. In Champions arrivano le squadre che hanno Lautaro Martinez e Lukaku, Immobile e Luis Alberto, Leao e Giroud, lasciando perdere il Napoli; in Europa League la Roma ci va con Dybala, l’Atalanta con Hojlund e con Muriel in panchina. Se Muriel fosse rimasto ancora a Firenze, avrebbe fatto la riserva? La Fiorentina può restare così, un’incompiuta. Oppure può... compiersi costruendo una squadra più forte.
Sono utili anche due parole su Italiano. Chi scrive è per un calcio di maggior equilibrio, fatto con più attenzione alla fase difensiva, con una linea mai così alta, ma sarebbe ingiusto e soprattutto sbagliato giudicare il lavoro di Italiano sulla base di idee e concezioni diverse. Fosse così, dovremmo criticarlo sempre e comunque, anche quando vince, e si capisce che sarebbe un errore. Con la linea difensiva così alta, con la metà campo avversaria invasa dai suoi giocatori, col recupero palla rapido proprio perché la sua squadra accorcia il campo, l’allenatore ha portato la Fiorentina dove non arrivava da oltre mezzo secolo. Può migliorare? Può crescere? Certo. Come possiamo migliorare e crescere tutti, con l’esperienza.