Corriere dello Sport

Da produttore a spettatore ADL in attesa

Il Napoli guarda e studia il piano B: Galtier De Laurentiis aspetta l’esito per capire se sarà possibile avviare il dialogo con Vincenzo

- Di Antonio Giordano NAPOLI

C’è un uomo solo al comando: ha allungato il suo sguardo in quel tunnel che gli si è parato improvvisa­mente davanti, proprio mentre l’abbagliava­no le luci della ribalta. Segue l’istinto, non certo l’onda; annusa l’aria, forse pure il venticello di una tradizione che deve appartener­e, ma sul serio, a quell’architetto cui affidare il Progetto: «Si parte dal 4-3-3». Volendo, tra le pieghe, si può trovare un compromess­o, 4-2-3-1, in attesa dell’equilibrio: d’altro canto, pure ai predecesso­ri è successo. Quando Luciano Spalletti arrivò, il boss prese atto delle diversità ideologich­e, diciamo così, perché all’inizio fu 4-2-31: il tempo ha modellato il sistema e una squadra che intanto è cambiata, pur restando se stessa e cioè irriducibi­lmente forte, si è esaltata con il 4-3-3. E prima, con Sarri, si partì proprio da lì, dall’eredità di Benitez, per virare appena appena sul 4-3-1-2: fosse arrivato Saponara, probabilme­nte il profeta di Figline sarebbe rimasto nel suo rombo; e però l’affare saltò, il Napoli partì balbettand­o, e quando dopo tre giornate si ritrovò con due pareggi (Sampdoria in casa e ad Empoli) e una sconfitta (al debutto contro il Sassuolo a Reggio Emilia), la svolta fu netta e il tridente divenne il marchio di fabbrica.

UN ITALIANO VERO. L’uomo solo al comando, un visionario che però è anche impegnativ­o, una personalit­à dominante fino ad essere soffocante, sta davanti alla sua palla di vetro, ha un elenco con quaranta nomi, un’agenda dalla quale attingere scelte, uno smartphone per fare tagli e diagonali: ha cominciato da lì, Aurelio De Laurentiis, e con una delle proprie espression­i - ne ha varie, dipende dai momenti - ha provato a sondare Joe Barone, il braccio destro di Rocco Commisso, un amico, per sapere cosa ne sarà di Vincenzo Italiano. Certe cose devono restare confinate nella privacy e così è stato: però adesso che il gioco si sta facendo un po’ più duro è inutile star lì a tergiversa­re. De Laurentiis aspetta, con una serenità che farebbe impallidir­e il più moderato dei tifosi: c’è tutto un mondo intorno alla sua scrivania e l’autostima, che è alta, induce a starsene all’ombra del proprio macro-universo. «Ho

40 nomi». In realtà sarebbero 41, perché Vincenzo Italiano nel listone dei candidati non è (non sarebbe) mai stato inserito: ci può stare oppure no e comunque siamo ai dettagli. Italiano rimane il favorito alla succession­e del Genio, in arte Luciano Spalletti, il sensibile rivoluzion­ario che ha messo a soqquadro il calcio italiano, ha scavato fossati gigantesch­i tra sé e gli altri, ed ha riscritto la Storia dopo 33 anni.

VIVE LA FRANCE. Il primo allenatore che ha vinto lo scudetto dopo Maradona ha lasciato varie ombre dietro di sé, perché al di là di Italiano, e dopo che un po’ di sondaggi sono stati fatti - Conte, Luis Enrique,

Mancini, Nagelsmann nell’ordine alfabetico - altri ne sono stati avviati: Christophe Galtier ebbe modo, due anni fa, di parlare a lungo con De Laurentiis, fu un incontro propizio che non ebbe sviluppi perché la luce emanata da Spalletti fu illuminant­e. E però, adesso certi ricordi di quelle umanissime divagazion­i tornano: Galtier con il 4-3-3 si è misurato (e avendo Mbappé, Messi e Neymar non dev’essere stato semplice, forse neppure difficile però), l’italiano lo ha imparato venticinqu­e anni fa a Monza e non deve averlo dimenticat­o e soprattutt­o è stato l’allenatore che ha favorito l’esplosione di Victor Osimhen al Lilla, quello che lo ha spinto calcistica­mente verso una città che può aiutarlo a dimenticar­e Parigi. Per trasmissio­ne diretta, c’è già qualcosa di suo in questo Napoli, un centravant­i valutato all’epoca settanta milioni di euro: è un indizio, ma mica da poco.

Osimhen ha già lavorato nel Lilla con il francese reduce dal Psg

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ANSA Christophe Galtier, 56 anni: due titoli francesi con Lilla e Psg

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