Schina: Avanti col cuore
Il playmaker classe 2001 è alla sua seconda finale di playoff di A2 di fila «A Torino c'è voglia di grande basket, dal primo giorno pensiamo solo alla Serie A»
Èun mulo. Perché è triestino purosange, ma anche per quel fisico massiccio costruito sui suoi 180 centimetri di altezza. Matteo Schina, playmaker classe 2001, si appresta a giocare, difendendo i colori di Torino, la sua seconda finale di playoff di A2 di fila. «Lo scorso anno fu con Udine e alla fine non siamo saliti. Ma lì in Friuli avevo dei compiti differenti, avevo meno spazio. Qui è diverso e mi avvicino all'appuntamento con emozione, ma estremamente carico. Ora che sto parlando vorrei chiudere gli occhi e trasportarmi con la macchina del tempo verso la palla a due. Si comincia e via a giocare per il massimo». Che tradotto sta a significare serie A. «Certo. C’è voglia di grande basket qui a Torino e l’amarezza per la finale persa contro Tortona in gara-5 del 2021 quando i sogni della mia attuale squadra si spensero in un finale pazzesco. Noi dal primo giorno di raduno di questa estate abbiamo un’idea fissa in testa ed ora possiamo renderla realtà. Certo dall’altra parte ci sarà Pistoia che non sarà d’accordo ma questo è lo sport. Nessuno ci ha mai steso in questa stagione un tappeto rosso davanti. Non sarà così neppure ora ma noi siamo pronti».
INARRESTABILI. Capitano coraggioso di questa avventura passata attraverso la penalizzazione di tre punti inizio stagione che non ha frenato la corsa di Torino è coach Franco Ciani. «Lo conoscevo per averci scambiato qualche parola quando Dalmasson allenava Trieste e lui era il suo vice. Si capiva che era una bravissima persona. Qui ho avuto modo di conoscerlo appieno. Conosce benissimo il basket ed è una persona empatica con cui non fatichi di certo a entrare in sintonia. Posso dire un grande valore aggiunto». di costruire una squadra equilibrata. «Ci dividiamo le responsabilità. Anche nella scelta degli americani è prevalsa questa filosofia. Due ottimi ma giocatori ma non la stella che vuole sempre la palla e prende 10 o 15 tiri a partita per forza». E questo gruppo cosa dovrà fare per spegnere la voglia di A di Pistoia? «Sono una squadra che mette in campo tanta energia e dovremo frenare questa loro caratteristica. Specie in casa loro se si caricano sanno essere micidiali. Dovremo leggere ogni momento delle partite e giocare con tanta testa ed altrettanto cuore». Chissà cosa prova nel vedere la sua squadra dello scorso anno, Udine, fuori dall’ultima corsa verso la promozione in A. «Io non ho alcun rimpianto nel mio percorso da giocatore. Udine è il passato ora sono concentrato su Torino . E lui anche in Piemonte conferma come Trieste sia una scuola per i playmaker. “È vero sono usciti in tanti registi dalla mia città e soprattutto dal vivaio dell’Azzurra. Sarà un caso? Non credo. Siamo muli a cui piace far giocare le nostre squadre».