Da luglio il lavoro sportivo Il volontario cambia volto
Nuove soglie di reddito, svolta su atleti paralimpici e dipendenti Federazioni sempre preoccupate
Li chiameranno «lavoratori», stavolta con cognizione di causa e dopo avergli fatto firmare dei contratti veri. Il decreto correttivo che interviene sulla riforma dello sport, in vigore dal 1° luglio, è stato presentato ieri dai ministri Abodi (Sport e Giovani) e Calderone (Lavoro e Politiche Sociali) in una conferenza che ha analizzato i presupposti tecnici della norma e le sue ricadute politiche.
Le persone coinvolte - 495.000 secondo i dati - saranno divise in tre fasce di reddito: sotto i 5.000 euro annui (82% della platea) non c’è alcune detrazione fiscale o previdenziale (oggi è così per chi guadagna fino a 10.000 euro); dai 5.000 ai 15.000 (16% del totale) il datore di lavoro dovrà pagare le ritenute previdenziali con l’agevolazione dello Stato del 50% per i primi 5 anni; infine sopra ai 15.000 euro si applica il regime ordinario. Chi si trova nella prima fascia (meno di 5.000) potrà ricevere inoltre fino a 150 euro al mese per rimborsi spese, portando la soglia esentasse a 6.800 euro.
ODISSEA. Sono passati quattro anni, altrettanti governi, due ministri e due sottosegretari con delega prima del “via libera”, che sarà ufficiale dopo i pareri delle Camere e delle Conferenze (unificata e Stato-Regione) prima di tornare in Cdm per la lettura definitiva. Le mani sulla materia le hanno messe in tanti: dalla legge delega Giorgetti alla riforma Spadafora spacchettata poi nei famosi “decretini”, fino ad arrivare ai correttivi di Vezzali che
Abodi ha ripreso, modificandoli e chiudendo gli ultimi passaggi formali. Lunedì è previsto un ultimo confronto con le organizzazioni sindacali. «Siamo convinti che quello che abbiamo prodotto rispetti le esigenze del sistema - ha spiegato il ministro -. Abbiamo costituito un osservatorio per monitorare e intervenire e ci sarà una piattaforma di coordinamento tra i vari attori coinvolti. In breve tempo serve un’alfabetizzazione affinché tutti rispettino gli obblighi».
NOVITÀ. Federazioni e società sportive restano molto preoccupate e temono di non riuscire a coprire i costi della novità legislativa (le previsioni più ottimistiche parlano di +10%) che aumenterà inevitabilmente la burocrazia di un mondo a trazione volontaristica. Un’agevolazione è quella spiegata dalla ministra Marina Elvira Calderone: «Un rapporto di lavoro che parte il 1° luglio può essere comunicato ai centri dell’impiego fino alla fine di ottobre, questo tempo permetterà a tutti di mettersi in regola». Seguendo le parole d’ordine «tutele, sostenibilità e trasparenza», si arriverà a un registro unico e le ore settimanali del lavoro autonomo saliranno a 24. Per quanto riguarda i giudici di gara, il rapporto di lavoro potrà essere attivato tramite convocazione o designazione, mentre per i dipendenti pubblici c’è la previsione di un meccanismo di silenzio assenso per l’autorizzazione a svolgere l’attività retribuita. «Svolta storica» infine, come l’ha definita il presidente Cip Pancalli, quella che consentirà agli atleti paralimpici di partecipare agli eventi sportivi senza conseguenze negative su stipendio e trattamento previdenziale grazie a dei permessi retribuiti (30 continuativi, 90 in un anno). Interessa particolarmente il calcio il nuovo apprendistato che viene abbassato a 14 anni. «Lo sport ha un suo ciclo di vita...», ha spiegato Abodi, e le società non dovranno più temere di perdere i loro talenti in erba.
Contratti regolari Apprendistato dai 14 anni e il registro diventerà unico