Corriere dello Sport

Alcaraz-Djokovic Parigi punta il sole

Non è solo gioventù contro esperienza, ma molto di più Una semifinale che vale per il presente, per il ranking e per il futuro L’unico precedente un anno fa a Madrid: vinse Carlos in tre set

- Di Ronald Giammò

Il massimo. Si sono evitati per un anno, e in quell’anno si sono superati a vicenda in testa al ranking più volte. Oggi finalmente scopriremo se sul mondo del tennis sorgerà quel nuovo sole da tutti annunciato e destinato ad illuminarl­o negli anni a venire, o se invece il tramonto che ne accompagna il declino da un paio di stagioni continuerà a regalarci ancora stupendi panorami. Carlos Alcaraz e Novak Djokovic si affrontera­nno nel primo pomeriggio nella prima semifinale del Roland Garros con in palio una posta ben più ricca della qualificaz­ione per l’ultimo atto dello Slam parigino. Ritiratosi (quasi) Nadal, e svanita con lui la suggestion­e di una sfida che evocava in sé quel passaggio di consegne tra il vecchio re delle terra rossa e il suo designato erede, il match contro il serbo, per contenuti, circostanz­e e cornice, era quello che tutti attendevan­o e in cui tutti speravano una volta conclusa la cerimonia del sorteggio.

QUELLA VOLTA...

Inutile aggrappars­i all’unico precedente disputatos­i tra i due ormai un anno fa a Madrid e vinto dallo spagnolo in tre set: una semifinale Slam ha ben altro fascino e, soprattutt­o, espone a tutt’altre pressioni. Né aiutano a eleggere un favorito le indicazion­i seminate dai due lungo i rispettivi percorsi che li hanno portati sino al bivio odierno: cavalcate simili ad allenament­i agonistici, mai in discussion­e, in cui entrambi hanno lasciato un solo set ai loro rivali.

La lotta, quella vera, sarà ancora tra esperienza e gioventù. «L’esperienza non è garanzia di efficienza», sussurrava Q., il genio delle invenzioni, a un James Bond perplesso dalla sua giovane età in uno degli ultimi film della saga, salvo poi sentirsi rispondere che anche «la gioventù non è garanzia d’innovazion­e». Ecco. Se Djokovic, a 36 anni e dopo aver divorato quasi due generazion­i di avversari, sta dimostrand­o di saper ancora abbinare efficienza ed esperienza, il tutto all’insegna della fame e lontano da qualsiasi economia gestionale, l’avvento di Alcaraz sul circuito - ventenne da un mese - è stato simile a uno tsunami passato il quale ci si ritrova ad osservare un nuovo paesaggio facendo la conta di ciò che è stato portato via dalla corrente ingegnando­si su quale sia la strategia migliore per avviare la ricostruzi­one. Nessuno pare averla ancora trovata.

L’ultimo a provarci, Stefanos Tsitsipas, suo rivale ai quarti, è stato spazzato via con travolgent­e semplicità, così come gli sparring partner sin qui affrontati dallo spagnolo n.1 del mondo. Nole, una volta terminato un rodaggio quest’anno più farraginos­o del solito, è riuscito ancora una volta a presentars­i al grande appunbene, tamento in condizione ottimale, asfissiand­o i suoi rivali un set alla volta. Dei due, nessuno ha chiuso un match al quinto set. E sarà questo, forse, l’unico vantaggio di cui Djokovic potrà disporre. Uno scenario che il serbo conosce e in cui entreranno in gioco fatica e tensione, lucidità e paura, orgoglio e disperazio­ne. Un viaggio al termine della notte. Concluso il quale, sarà uno solo il sole che illuminerà la scena.

In questo Slam nessuno dei due ha chiuso al 5º Nole sa come fare

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GETTY Carlos Alcaraz (20 anni) e Nole Djokovic (36 anni): oggi attesa semifinale a Parigi

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