Corriere dello Sport

Pep non si nasconde più «Un sogno ossessivo»

Dopo il Barça nessun successo in Champions: oggi ha la grande chance Guardiola: L’Inter? Sarà difficile da controllar­e, vietato sbagliare ma giocheremo con la difesa alta

- Di Ettore Intorcia INVIATO A ISTANBUL

Ma questa Champions è un’ossessione o un sogno? Siccome la domanda arriva dagli inglesi, questa volta Pep non può dire che è un solito giochino degli italiani. Però capisce bene dove quella domanda vuole andare a parare. Non ha mai vinto la Champions lontano da Barcellona, non l’ha mai vinta senza Messi, non l’ha mai vinta nonostante il miliardo di euro di acquisti chiuso dal suo club. «È assolutame­nte un sogno arrivare a determinat­i traguardi», giura lo spagnolo. Però ammette: «Certo, una percentual­e di ossessione per raggiunger­e certi traguardi deve esserci sempre, è un aspetto positivo nutrire un desiderio così forte. Ma fondamenta­lmente è un sogno».

City strafavori­to, che a Istanbul è arrivato sull’onda lunga del ritornello «one more», ancora una, scandito dopo aver appena vinto la Fa Cup contro lo United. «Ma questa partita - spiega - la si prepara nello stesso modo di ogni singola gara della stagione. Non controllo le opinioni della gente sulle partite, mi concentro solo su ciò che dobbiamo fare. Abbiamo studiato l’Inter, alla fine vincerà chi avrà giocato meglio. Se loro vincono, diventano i favoriti... Se consideria­mo la storia, l’Inter è più grande del City, ma questo non conta. Ognuno farà del proprio meglio e ciò farà la differenza».

Il City è alla seconda finale dopo quella con il Chelsea che certamente ha lasciato più di una cicatrice: «Vorrei poter dire che abbiamo capito la lezione, ma non è così. Situazioni diverse, noi pensavamo di poter giocare in un certo modo e il piano non ha funzionato. Questa sarà una partita diversa, la sensazione è che siamo pronti, i miei giocatori daranno tutto».

EFFETTO HAALAND.

Due anni fa non c’era quel gigante di Haaland lì davanti: 52 gol in 52 gare ufficiali, anche se c’è chi gli conta una media più bassa del solito nelle ultime uscite. Pep taglia corto: «Non ho dubbi che ci aiuterà». Il suo segreto, del resto, «è avere buoni giocatori. Ho avuto Messi in passato, ora ho Haaland... Non sto scherzando, non c’è mai stato un allenatore che absesso bia fatto un gol».

PUGNO NELLA CAREZZA.

Qualche compliment­o agli avversari, com’è nel suo stile. «L’Inter non è una squadra che si difende, non è neanche vero che le squadre italiane si difendono e basta», osserva. «Mi piace che non si innervosis­cono mai, mi piace il modo in cui anche Onana prova a uscire con la palla, come giocano Bastoni, Acerbi, Darmian. Davanti sono molto efficaci, che giochi Lautaro o Lukaku o Dzeko. Sono bravi nel pospalla e possono attaccarti sia per via centrali che sulle fasce. Sarà difficile controllar­li, possono farci male se sbagliamo qualcosa ma giocheremo con la difesa alta», promette.

Però la stoccata è lì in agguato, mentre disserta dell’importanza di avere un piano: «Bisogna sapere cosa si deve fare, non puoi dire ai calciatori “vai e fai quello che vuoi”, serve il controllo, a meno che la partita non sia impazzita. E serve pazienza, è sbagliato pensare che si sta perdendo, magari una squadra italiana pensa che sullo 0-0 sta vincendo ma non è così...».

«Ho avuto Messi e ora ho Haaland: nessun allenatore ha mai fatto gol»

LA CHIAVE. Il doppio centravant­i, e in generale il 3-5-2, è un modulo atipico per la mentalità della Premier e dunque in difesa cambia anche il copione. «Contro due attaccanti la cosa cambia, e in più l’Inter gioca con cinque difensori. Dovremo modificare i nostri cambi di fase, il nostro modo di attaccare. Lautaro? Poco da dire, un giocatore speciale».

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GETTY IMAGES Pep Guardiola intervista­to ieri dal suo ex giocatore Sergio Aguero

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