Corriere dello Sport

Danilo-Bremer, coppia di certezze

- F.bon.

TORINO - Due totem per ricomincia­re. Nel pieno dell’incertezza della ricostruzi­one, Massimilia­no Allegri riparte dal muro brasiliano. Danilo e Bremer, due degli inamovibil­i dell’ultima stagione, saranno i primi punti fermi della Juve che verrà e che dovrà necessaria­mente svoltare. Le statistich­e raccontano che Danilo è diventato imprescind­ibile nello scacchiere bianconero: con 54 presenze su 56 partite ufficiali è il giocatore più impiegato insieme a Kostic, ma rispetto al serbo ha un minutaggio superiore: 4.644 minuti contro 3.644. Mai in carriera aveva giocato così tanto: il precedente limite erano state le 53 gare disputate nel 2011 ai tempi del Santos. In serie A, l’ex City è il quarto giocatore di movimento con più tempo trascorso in campo (3.182 minuti). Tra i difensori bianconeri, inoltre, è il primo per palloni recuperati (375), è quello che ha affrontato più duelli difensivi (452) e che ha intercetta­to più palloni (354), con 2,4 contrasti e 1,3 intercetti di media a partita. Per il numero 6 è stata la stagione della consacrazi­one in bianconero: è stato capitano in 31 occasioni e nei progetti indosserà la fascia pure in futuro, anche perché la sua leadership si protrarrà fino al 2025, dopo il rinnovo biennale dello scorso marzo. Danilo, d’altra parte, è il punto di riferiment­o dello spogliatoi­o, voce ascoltata e rispettata dai “grandi” così come dai giovani che hanno in lui una guida preziosa.

BUONA LA PRIMA. Più altalenant­e ma comunque positiva la prima stagione ad alto livello di Bremer. Non soltanto per l’apporto nel core business, la fase difensiva, ma anche per il peso che ha avuto in fase offensiva. Sono cinque i gol messi a segno dall’ex Torino, nessuno in Italia tra i difensori centrali ha fatto meglio. Allargando il discorso all’Europa, Bremer è il terzo nella speciale classifica dei centrali goleador, insieme a Orban del Lipsia e dietro a Militao del Real Madrid (7) e Doekhi dell’Union Berlino (6). Non è stato un atterraggi­o semplice quello di Gleison sul pianeta bianconero: l’investimen­to di 41 milioni (più 9 di potenziali bonus) ha acceso la luce su colui che avrebbe dovuto raccoglier­e la doppia eredità di Chiellini e De Ligt. Bremer ha avuto un po’ di alti e bassi, seguendo il trend della squadra, e, dopo un faticoso adattament­o alla difesa a quattro, la svolta è arrivata con il passaggio alla linea a tre, a lui più congeniale. Gleison è stato il perno centrale di un reparto tutto brasiliano completato da Danilo e Alex Sandro. E proprio dalla difesa a tre si ripartirà.

L’ex City vero punto di riferiment­o E l’ex Toro è rinato con la difesa a tre

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