Dell’Aquila «Io, come Tamberi»
Vito a Roma fa lo spettatore col gesso firmato anche dal Papa A Gimbo l’infortunio portò bene «È vero, speriamo che l’epilogo sia lo stesso. Voglio solo Parigi»
Un’intera giornata trascorsa come se non fosse il campione olimpico ma un semplice appassionato, confuso nella folla del Foro Italico colorato di famiglie e bambini, campioni e piccoli atleti. Gesso e braccio legato al collo, Vito Dell’Aquila si concede selfie con i tifosi e un paio di incontri speciali (dal ministro per lo Sport Abodi al presidente del Coni Malagò) mentre esaudisce le tante richieste di autografi su magliette e cappellini. Lui che ormai si intende di grandi firme e ne fa quasi collezione. «Mercoledì scorso ero all’udienza in Piazza San Pietro con tutta la delegazione del taekwondo e Papa Francesco mi ha lasciato il suo autografo sul gesso. Si è avvicinato a me, mi ha chiesto cosa mi fosse successo e poi mi ha augurato di guarire presto. È stato bellissimo, è una cosa che capita una volta nella vita. Spero mi possa portare fortuna». Intanto l’intervento chirurgico sembra scongiurato, il resto lo fa la pazienza.
SPETTATORE. Alle prese con la frattura alla mano destra rimediata ai Mondiali di Baku, a Vito non resta che scalpitare sognando il rientro e intanto incitare i compagni di squadra al Grand Prix di Roma. Assiste a tutti gli incontri degli azzurri, a volte richiamato gentilmente all’ordine da Carlo Molfetta, oro a Londra 2012 e oggi Team manager della Nazionale, originario di Mesagne come lui. Vito è il perfetto uomo squadra, una presenza fondamentale anche per il morale del gruppo. «Da spettatore me la godo, dall’altra il dispiacere è grande e lo sarà ancora di più quando toccherà alla mia categoria (oggi i match dei -58 kg, ndc). Sto cercando di pensare positivo e di stare tranquillo, diciamo che posso osservare una competizione di alto livello senza l’ansia della competizione. È comunque una bella sensazione».
MASSIMO. Gli ingranaggi però continuano a girare. Se il fisico è in pausa forzata, la mente si muove sul piano del futuro, pensando alle prossime tappe verso i Giochi Olimpici di Parigi 2024. La prima è proprio... Parigi, intesa come il Grand Prix in programma tra fine agosto e inizio settembre. «È il mio prossimo grande obiettivo. Sono molto motivato dopo l’infortunio subìto ma soprattutto so che gli appuntamenti saltati, Roma e i Giochi Europei di Cracovia, mi complicheranno un po’ la situazione del ranking olimpico per via dei punti non guadagnati. Nessuna strategia quindi, dovrò solo dare il massimo».
TABÙCAPITALE. A Baku Dell’Aquila si presentava come campione del mondo in carica. Poi l’infortunio agli ottavi, l’ingresso in pedana nonostante il grande dolore alla mano, l’uscita ai quarti. «Ci tenevo tanto, perché proprio in Azerbaigian era cominciato tutto per me con la
vittoria ai Mondiali Cadetti nel 2014. E tenevo moltissimo anche a Roma che purtroppo si sta confermando una specie di tabù: l’anno scorso ho gareggiato ma pure lì avevo una caviglia rotta e non è andata bene, adesso la mano. Speriamo il prossimo anno di fare un Grand Prix da “sano” e vincere una medaglia con questo pubblico bellissimo».
IL TALISMANO DI GIMBO.
Sul braccio intanto si è aggiunto anche l’autografo del ministro per lo Sport e i Giovani, che ha messo la sua firma accanto a quella del Papa («che emozione», ha sorriso Abodi). A Dell’Aquila facciamo notare che il gesso ha portato fortuna già a un altro campione olimpico: tutti ricordiamo le lacrime di Gianmarco Tamberi e la scritta “Road to Tokyo 2020”, nella notte magica dell’oro nel salto in alto e di Jacobs campione nei 100 metri. «È vero - si illumina Vito - Beh, allora speriamo che l’epilogo sia lo stesso di Gimbo».
Tra fine agosto e settembre il GP «Niente calcoli darò il massimo»