FRATTESI: PREFERISCO LA SERIE A «All’estero sì ma non adesso Valuterò gioco e progetto»
Roma in prima fila, poi Juve, Inter, Napoli e Lazio: cresce l’asta per il centrocampista azzurro del Sassuolo che a Coverciano rivela la sua scelta: «Resterò ancora in Italia» «Mi piacerebbe una squadra che fa un bel calcio, magari con il centrocampo a tr
La Premier è solvibile. La Roma è in fila dall’estate scorsa. Inter, Juve e Napoli sono iscritte a vario titolo alla corsa e mica si può escludere la Lazio: sarebbe il sogno (proibito) di Sarri. Occhio alle valutazioni iperboliche e alla volontà del giocatore, di solito rilevante quando si discute di trasferimenti. Davide Frattesi preferirebbe restare in Serie A, non solo e non tanto in chiave azzurra, come ha raccontato a Coverciano. «Nella mia carriera ho sempre fatto un passo alla volta. Tre anni in B (Ascoli, Empoli, Monza) e poi due stagioni di Serie A con il Sassuolo. Almeno nella mia testa, credo di dover fare un altro passaggio in una squadra italiana per prepararmi. Prima o poi andrò all’estero, ne sono convinto, ma bisogna arrivarci pronti e attraverso il percorso giusto». L’azzurro e l’atmosfera rilassata nell’aula magna gli hanno consentito di attraversare nel modo giusto l’argomento mercato. Così è venuto fuori l’identikit disegnato dal centrocampista di Fidene, 7 gol in 36 presenze nell’ultimo campionato. L’upgrade significa giocare in Europa. «Mancini è molto attento anche ai giocatori dei club di media classifica, altrimenti non sarei qui. Nella scelta non inciderà il blasone, ma la possibilità di giocare partite di livello internazionale, ti possono dare appeal e spessore. Sarebbe importante in chiave azzurra». Allargando il discorso, un posto garantito da titolare aiuterebbe senza essere decisivo. «E’ un aspetto importante, non primario. In qualsiasi top club c’è competizione, nessuno ti assicura una maglia. E lottare per il posto è uno stimolo».
ATTESA. Frattesi l’estate scorsa era rimasto sul filo sino all’ultimo giorno. Questa volta cercherà di isolarsi, senza correre dietro alle indiscrezioni. «Ringrazio il Sassuolo e Dionisi perché l’inizio della stagione non è stato facile. Quest’estate bisognerà prendere delle decisioni importanti, ma ci penseranno Carnevali e il mio procuratore, a cui ho chiesto di non dirmi niente e di chiamarmi solo se sono cose importanti. Vorrei viverla con maggiore tranquillità». Ha capito che il contesto e il percorso di crescita possono determinare la carriera più dei soldi. Trovare un allenatore che utilizza il 4-3-3 o il 3-5-2 lo aiuterebbe a scegliere. «Prenderò in considerazione il progetto, il modulo, il gioco. Mi piacerebbe una squadra che gioca bene e magari con il centrocampo a tre, diverso
da una linea mediana a due».
ESEMPIO BARELLA.
Si fida di Carnevali. All’epoca in cui bisognava scegliere se rientrare al Sassuolo o andare al Monza, condivisero una decisione che gli permise di conoscere Berlusconi. «Condoglianze alla famiglia, ho un bel ricordo del presidente, è stato un anno bellissimo in Brianza. Ricordo un episodio. Ero in vacanza alle Maldive, andò a pranzo con Carnevali, mi voleva al Monza per inseguire il sogno della Serie A. Lo ricordo con grande affetto, è stata una figura importante». A Coverciano, invece, si è messo nella scia di Barella. «Un esempio, il migliore nel ruolo. Lo studiavo in video, ora posso vederlo da vicino, fa anche gli assist, è bravissimo. Ecco cosa devo migliorare se voglio aspirare al massimo. A volte sbaglio la scelta al limite dell’area». Così ha inquadrato la semifinale di Nations. «La Spagna ha sempre avuto un centrocampo fortissimo. Basta ricordare Busquets, Xavi, Iniesta, ma anche i nuovi non sono scarsi. Dovremo restare stretti, compatti, evitando le imbucate e cercando di ripartire bene». Dentro l’estate azzurra, è giusto tirarsi su. «Ha ragione Guardiola. Penso ci sia una percezione sbagliata del calcio italiano, noi siamo i primi a denigrarlo. Se arriva un giocatore dalla Premier si pensa subito che sia più forte, invece non è vero. Ci sono molti esempi». Un italiano vero.
«Devo continuare a crescere. Barella un esempio, ora lo studio da vicino»