Ricariche lente o superfast?
In Italia ci sono oltre 41 mila punti di ricarica pubblici, ma purtroppo molti sono poco potenti. Ecco come sta cambiando lo scenario in autostrada e con le superfast
Le strutture di ricarica, o quantomeno la loro diffusione sul territorio, la disponibilità e la potenza, sono il punto di svolta per il futuro della mobilità elettrica. Oggi i tempi di ricarica di una vettura a zero emissioni e il relativo costo, sono uno dei quesiti più frequenti che riceviamo dalle persone che vorrebbero fare la scelta di passare ad una BEV ma hanno ancora dei dubbi. Vediamo quali sono realmente le ricariche in Italia. Da una stima di Motus-E, un’associazione che si prefigge di accelerare la transizione verso la mobilità elettrica, ma che ha una visione della situazione non proprio equidistante sul tema, in Italia abbiamo 41.173 punti di ricarica pubblici. La loro dislocazione sul territorio nazionale non è omogenea. Il 57% dei punti di ricarica si trova nel Nord Italia, nel Centro ce ne sono solo il 22%, mentre Sud e isole hanno il restante 21%. Ma bisogna anche essere obiettivi e dire che di queste la maggior parte sono lente, con potenze fino a 7 kW in AC (corrente alternata), solo 2.000 hanno una potenza tra 44 e 99 kW in DC (corrente continua) e 2.760 hanno una potenza di erogazione dell’energia uguale o superiore a 100 kW in DC.
Questo significa che, a seconda di quanta corrente eroga la colonnina, possiamo più o meno ricaricare la nostra batteria della vettura. In poche parole, se avete una batteria da 50 kWh e vi collegate ad una colonnina da 7 kW per riempirla ci vorranno 7 ore circa, mentre
se vi collegate ad una super charge da 100 kW, basterà poco più di mezz’ora. Questo è però un calcolo molto aritmetico, nella realtà le cose cambiano perché ci sono alcune variabili. Primo, quanta energia può assorbire la vettura, infatti non tutte sono studiate per assorbire il massimo della potenza, secondo punto, la carica di una batteria è progressiva e, per non danneggiarla, è veloce fino al suo 80%, ma poi automaticamente rallenta, quindi per riempire il restante 20% ci vuole più tempo di quanto impiegato per caricare la prima parte. Ecco spiegato perché le Case auto forniscono sempre questo tempo, dal 10 all’80%, di ricarica di una batteria. Tornando alle infrastrutture, ecco perché soprattutto sulle autostrade troviamo colonnine più potenti, mentre nelle città è più normale trovare quelle lente o quelle con una potenza intermedia. Ma l’altro quesito è quanto costa l’energia per ricaricare una vettura. I costi alla colonnina possono variare da 0,40 fino a 0,90 euro al kWh, ma tutte le società energetiche che si occupano di mobilità propongono dei contratti a consumo da scegliere secondo la media di chilometri che l’utente percorre mensilmente. Altro tema è l’utilizzo di app e di card per attivare la colonnina di ricarica. Una scelta che ovviamente lega l’utente a un fornitore di servizi ma che ora sempre di più permette di utilizzare il medesimo contratto su diversi fornitori, una sorta di roaming. In molti casi, soprattutto sulle autostrade, ora è possibile anche pagare l’energia direttamente con la propria carta di credito. Le vetture BEV comunque nel navigatore hanno spesso le indicazioni per raggiungere la colonnina di ricarica più vicina e si può impostare anche quella del proprio gestore energetico.