Mobilità green
La transizione della mobilità verso le auto elettriche è un processo inarrestabile nel prossimo futuro, sia perché è stato “sposato” dalle stesse Case auto, ma anche perché non è più solo l’Europa ad aver scelto questa strada. Bisogna però essere coerenti
La transizione verso la mobilità a zero emissioni è un processo che è partito e che ha come traguardo finale il 2035. Per quella data non dovrebbero essere più vendute vetture che emettono CO2. Il condizionale è d’obbligo perché, se per rispettare i parametri del Fit for 55, ovvero la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, la strada è delineata, è anche vero che i passaggi per ottenere questo obiettivo non sono così semplice o privi di ostacoli. Il settore automotive sta infatti affrontando una trasformazione epocale e pure cruciale che però rischia di pesare molto sul consumatore finale, sia in termini di costi reali che di mentalità di utilizzo delle vetture e quindi di una mobilità riservata a poche persone. Così, prima della scadenza del 2035, l’automotive deve superare lo scoglio del 2030 con la riduzione del 55% delle emissioni. Un passaggio che non sarà certamente indolore, soprattutto se pensiamo che l’Italia è ancora il “fanalino di coda” dell’elettrificazione, con un mercato che pesa solamente il 3,7% nei primi cinque mesi dell’anno, con un mese di maggio che ha raggiunto il 4,1%. Numeri che sono lontani da quelli degli altri Paesi europei: ad esempio in Germania le elettriche rappresentano oltre il 14% del mercato, oppure in Francia sono oltre il 13% e l’Inghilterra è al 15,4%. Solo la Spagna è abbastanza vicina a noi con il 4,6% del mercato. Ma quali sono i fattori che frenano la diffusione dell’auto elettrica? Principalmente sono i costi, le stazioni di ricarica e la scarsa informazione. In merito ai costi elevati delle vetture BEV (Battery Electric Vehicle) rispetto a quelle endotermiche, si stima che il pareggio per le auto di piccole dimensioni avverrà verso il 2024, mentre bisognerà aspettare dopo il 2030 per le vetture più grandi.
Il tema dei punti di ricarica è una nota dolente per l’Italia e lo affrontiamo in un box a parte di questo servizio, ma in pratica il numero dei punti di ricarica potrebbe essere sufficiente, soprattutto in questa fase, ma ha delle problematiche sul tipo di colonnine pubbliche:
la maggior parte sono poco potenti (con le colonnine da 7 kW si ricaricano 14 kWh in due ore su vetture che consumano circa 20 kWh ogni 100 km, ndr). E inoltre disponiamo di pochi box privati in rapporto al numero di vetture e quindi anche le ricariche nei posti auto rappresentano un problema. Tralasciamo il discorso sui costi dell’energia, anche questo lo affrontiamo separatamente. Per quanto riguarda invece l’informazione, ancora poche persone hanno guidato vetture elettriche, auto che comportano un approccio diverso rispetto a quelle con motori endotermici. Una conferma delle situazioni descritte è scaturita anche dell’analisi fatta da Francesco Papi, Partner PwC Strategy & Italy Automotive Leader, in occasione del convegno dell’evento Automotiove.Lab Plug che si è svolto a Milano, organizzato dal mensile Auto. «Tra le principali ragioni che rallentano la crescita del mercato dell’e-mobility - ha spiegato Papi - figurano il costo iniziale del veicolo, un’offerta di prodotto ancora limitata e poco competitiva sui segmenti delle city car e delle utilitarie e la diffusione delle infrastrutture di ricarica pubblica, che rappresenta un fattore di crescita rilevante, soprattutto per la domanda a più basso reddito che dispone meno di parcheggi privati e di sistemi di ricarica domestica. Poi, non va sottovalutato un altro aspetto: la soddisfazione di chi ha già scelto l’elettrico, in oltre il 40% dei casi è misurata dal passaparola
di amici e parenti, e a oggi emerge un trend di soddisfazione in calo».
DIFFERENZE IMPORTANTI
L’auto elettrica, anche di piccole dimensioni, è divertente da guidare, ha accelerazioni importati grazie al fatto che la coppia è tutta disponibile subito e non ci sono marce. Di contro, per usare al meglio una vettura BEV, bisogna impratichirsi con il recupero di energia in frenata, la funzione brake o la guida one-pedal, soluzioni che permettono di gestire al meglio l’energia e la ricarica della batteria. La situazione peggiore di marcia dell’auto elettrica è in autostrada perché non ci sono molte frenate o decelerazioni, quindi il consumo della batteria è costante e continuo. Un altro capitolo importante riguarda gli pneumatici. Le auto elettriche, si trovano in situazioni diverse dalle endotermiche, per via del peso delle batterie e delle accelerazioni più “brucianti”. Pertanto sono necessari pneumatici diversi, dotati di strutture tali da sopportare meglio le sollecitazioni descritte. È poi indubbio che per vetture con potenze elevate, il consumo degli pneumatici è mediamente maggiore di quanto siamo abituati con vetture endotermiche.
L’offerta di vetture BEV da parte delle Case auto è in fortissima crescita e, anche se il pareggio dei costi con quelle endotermiche è ancora lontano, come vedrete nelle pagine successive, oggi le novità sono sempre di più e coinvolgono anche nuovi brand che si affacciano sul mercato automotive, complice il fatto che la tecnologia costruttiva di un motore elettrico è molto più semplice di un propulsore termico.