Franco Baresi «SILVIO NE
Dal 1986 al 1997: il centrale con il Milan di Berlusconi ha vinto 17 titoli tra Italia e Mondo «È stato un padre oltre che un grande presidente Ricordo la sua felicità per la prima Coppa Campioni: dargli tanta soddisfazione rese orgoglioso quel Milan»
Undici anni insieme. E 17 titoli portati a casa: 2 Mondiali per club (a quei tempi Coppa Intercontinentale), 3 Champions (erano chiamate Coppe dei Campioni), 5 scudetti, 3 Supercoppe europee e 4 italiane. Franco Baresi era uno dei grandi leader del Milan del Berlusconi e dal 1986 al 1997 i due hanno spesso festeggiato in coppia. Stavano facendo la storia del calcio, una squadra stellare in grado di vincere tutto. Le premiazioni? Tutte uguali: presidente e capitano uno accanto all’altro e il trofeo di turno che passa prima dalle loro mani. Berlusconi comprò il Milan nel 1986, esattamente 8 anni dopo lo sbarco di Baresi in prima squadra; il difensore era cresciuto in rossonero e fu artefice della crescita di quella corazzata: ora proviamo insieme a lui a dipingere un ulteriore ricordo di un presidente unico.
Baresi, cos’è stato per lei il
presidente?
«E’ stato il papà di tutti, al di là che sia stato un grande presidente, ma anche una persona molto sensibile, attento prima alla persona e poi all’atleta. Amato da tutti perché chi lo conosceva sapeva quanto fosse generoso. Con la sua empatia riusciva a coinvolgere tutti, se siamo riusciti a vincere tanto il merito è stato suo».
Il ricordo più bello del Cavaliere che porterà per sempre con lei?
«Ce ne sono tanti. La felicità che riuscimmo a dargli quando vincemmo la prima Coppa dei Campioni, vederlo così felice perché aveva ottenuto quello che desiderava più di ogni altra cosa. Noi all’inizio pensavamo che fosse un sogno invece abbiamo raggiunto un grande traguardo. Sicuramente è stata la prima cosa bella, essere riusciti a farlo felice».
C’è un episodio personale che invece può raccontarci?
«Un bel gesto nei miei confronti fu quando mi consegnò nell’ultima partita quel pallone d’oro, lì ci fu un altro segno di grande stima e riconoscenza verso la mia persona. Non avendolo mai vinto me lo consegnò lui. E’ un regalo che vale doppio per ciò che avevo fatto nei vent’anni
«Parlando di me disse che ero un uomo leale e professionale: per me furono parole che valsero quanto i trofei»
«Geniale? Sì, lo era Un ciclo così lungo e vincente sarà difficile da ripetere Ha rivoluzionato il mondo del calcio Mi sento più solo»
di Milan».
Al di là dell’aspetto sportivo, sotto il piano umano che rapporto aveva con Berlusconi?
«C’è sempre stato un grande rapporto, sempre grande affetto nei miei confronti. L’ultima volta che parlò di Milan e dei suoi giocatori disse: “Baresi è super perché è un uomo leale e professionale”, sono le parole che mi hanno riempito di più di orgoglio al di là delle vittorie con la squadra sul campo».
Ha rivoluzionato il mondo del calcio, eppure all’inizio nessuno gli credeva...
«E’ stata la sua forza, dove ha iniziato e dove ha voluto portare qualcosa di suo ci è sempre riuscito. Per primo ci ha creduto e poi anche noi insieme a lui abbiamo cominciato a pensare di poter diventare la squadra più forte. Nel mondo del calcio è stato il fautore di tante cose, ha dato lustro al nostro movimento, in quegli anni tutti facevano dell’ironia, invece poi ha avuto ragione. Ha portato organizzazione e cultura del lavoro. Ha portato un gioco offensivo, ha scelto persone che erano in grado di portare in campo ciò che desiderava. Dagli allenatori, ai giocatori, ha dimostrato sempre una grande competenza».
Uno degli aggettivi più usati per descrivere Berlusconi in queste ore è “geniale”...
«Si, condivido. E’ stato geniale e nessuno credo possa dire il contrario. Geniale e innovativo, merita tutti questi riconoscimenti perché era un personaggio unico in tutto quello che faceva».
Si è chiusa una grande epoca al Milan con la scomparsa del presidente Berlusconi, secondo lei sarà qualcosa di irripetibile?
«Un ciclo così lungo e vincente credo che sia irripetibile, anche perché il calcio è cambiato molto e sappiamo quante difficoltà ci sono adesso. Credo che lui rimarrà il presidente più vincete e più importante della storia del calcio italiano, per quello che ha dato e vinto credo non sia replicabile».
Un ultimo saluto...
«Mi sento un po’ più solo, la sua mancanza è forte. Tutti gli aggettivi che stiamo usando in questi giorni sono giusti. Per me è stato un papà oltre che un grande Presidente».