Anima sarda e rivoluzioni ecco il miracolo Cagliari
Le lacrime del presidente che vuole regalare altre gioie al popolo rossoblù Promozione in anticipo rispetto ai piani fatti con Ranieri. E nei sogni di Giulini c’è l’Europa: «Non volevo veder soffrire ancora la mia gente»
Avolte i sogni superano di gran lunga i piani studiati a tavolino. Nel momento in cui in Sardegna è sbarcato Claudio Ranieri (mancavano pochi giorni a Natale) la società si è riunita in un vertice per determinare gli obiettivi a medio-lungo termine: i più ottimisti hanno parlato di «Serie A in 18 mesi» con la possibilità - dato che in quei giorni la squadra navigava sulla pericolosa riva dei playout di attendere al massimo anche due stagioni e mezzo per la risalita. Ecco perché Sir Claudio, subentrando a Liverani, ha firmato col Cagliari un contratto fino a giugno 2025. In qualsiasi caso, però, la cavalcata del Casteddu, cominciata col successo di Santo Stefano sul Cosenza, ha semplicemente accelerato certi processi già in atto.
SCARAMANZIA. Tommaso Giulini, in lacrime sul palco durante la premiazione allo stadio di lunedì, ci ha sempre creduto. Anche se la scaramanzia lo ha indotto comunque a prenotare un volo per il Bahrein, dove fa affari da anni: sarebbe partito proprio il giorno dopo la finale di ritorno. E invece, in quella stessa data, si è trovato a organizzare la festa all’Unipol Domus. «Avevo già messo in preventivo che potevo vivere una grande delusione - ha confidato il patron a un tifoso che gli chiedeva un selfie - e sarei andato via per non veder soffrire la mia gente». Quando si sono spenti i riflettori, salendo sul pullman con calciatori e staff per raggiungere l’Antica Cagliari, ristorante sul lungomare al Poetto (il proprietario ha offerto la cena, l’aveva promesso alla squadra) dove si è svolto il party promozione, il patron si è reso conto una volta per tutte dell’impresa.
RILANCIO. Il “milanese”, come l’hanno chiamato i tifosi nei momenti di maggior tensione, ieri è rimasto in città e ha cominciato a programmare le mosse per la prossima stagione. Giulini non vuole soltanto partecipare al prossimo campionato di A, lottando magari per la salvezza. Non lo dirà mai apertamente, ma avvicinarsi alla zona Europa è nei suoi pensieri, seguendo l’esempio di Bologna, Torino e soprattutto Monza (lassù da neopromossa). Del resto, ha già anticipato le tempistiche. «Abbiato mo commesso troppi errori, gli stessi del passato», disse a maggio 2022 dopo la retrocessione nell’acqua alta di Venezia. Parlò di «errore nel puntare su calciatori blasonati» e aggiunse che «l’anno prossimo ci saranno più ragazzi sardi orgogliosi di indossare questa maglia e altri giovani». Detto, fatto. È tornato Mancosu, per esempio: «Da tifoso prima e da giocatore poi, non avevo mai visto un legame così tra la squadra e il pubblico» la sua testimonianza. E dalla Primavera sono saliti Obert, Luvumbo e Kourfalidis, diventando protagonisti in pochissimo tempo.
AUTOCRITICA. Giulini ha fatcorporate anche autocritica, separandosi dal ds Capozucca e dal dg Passetti, figure di un certo peso. L’intero organigramma è stato smantellato e ricostruito, con tre aree interdipendenti ma autonome: quella business & media affidata a Stefano Melis, che sta mandando in porto anche il complesso ma affascinante progetto del nuovo stadio da 30 mila posti, quella a Carlo Catte, con responsabilità specifica sulle aree amministrazione e contabilità, e quella sportiva a Nereo Bonato, con il quale ha condiviso dal primo istante l’idea Ranieri. Una volta messe tutte le pedine nel posto giusto, inclusa una decisa scossa al progetto Academy (oggi se ne contano 43 in Sardegna e due “nel continente” per visionare i migliori talenti), Giulini s’è defilato chiudendosi nel silenzio tipico di chi preferisce far parlare i fatti e distribuire i meriti, lasciando per sé il compito di supervisionare la struttura. «A quel punto ci mancava solo un leader che potesse trascinarci in campo...». L’hanno trovato nell’uomo che trent’anni fa aveva lasciato il cuore a Cagliari, facendo innamorare mezza Europa con le sue imprese.
Il presidente sarebbe partito per il Bahrein in caso di sconfitta
Il club sperava nel grande salto al massimo in due anni e mezzo