Corriere dello Sport

Anima sarda e rivoluzion­i ecco il miracolo Cagliari

Le lacrime del presidente che vuole regalare altre gioie al popolo rossoblù Promozione in anticipo rispetto ai piani fatti con Ranieri. E nei sogni di Giulini c’è l’Europa: «Non volevo veder soffrire ancora la mia gente»

- Di Giorgio Marota INVIATO A CAGLIARI

Avolte i sogni superano di gran lunga i piani studiati a tavolino. Nel momento in cui in Sardegna è sbarcato Claudio Ranieri (mancavano pochi giorni a Natale) la società si è riunita in un vertice per determinar­e gli obiettivi a medio-lungo termine: i più ottimisti hanno parlato di «Serie A in 18 mesi» con la possibilit­à - dato che in quei giorni la squadra navigava sulla pericolosa riva dei playout di attendere al massimo anche due stagioni e mezzo per la risalita. Ecco perché Sir Claudio, subentrand­o a Liverani, ha firmato col Cagliari un contratto fino a giugno 2025. In qualsiasi caso, però, la cavalcata del Casteddu, cominciata col successo di Santo Stefano sul Cosenza, ha sempliceme­nte accelerato certi processi già in atto.

SCARAMANZI­A. Tommaso Giulini, in lacrime sul palco durante la premiazion­e allo stadio di lunedì, ci ha sempre creduto. Anche se la scaramanzi­a lo ha indotto comunque a prenotare un volo per il Bahrein, dove fa affari da anni: sarebbe partito proprio il giorno dopo la finale di ritorno. E invece, in quella stessa data, si è trovato a organizzar­e la festa all’Unipol Domus. «Avevo già messo in preventivo che potevo vivere una grande delusione - ha confidato il patron a un tifoso che gli chiedeva un selfie - e sarei andato via per non veder soffrire la mia gente». Quando si sono spenti i riflettori, salendo sul pullman con calciatori e staff per raggiunger­e l’Antica Cagliari, ristorante sul lungomare al Poetto (il proprietar­io ha offerto la cena, l’aveva promesso alla squadra) dove si è svolto il party promozione, il patron si è reso conto una volta per tutte dell’impresa.

RILANCIO. Il “milanese”, come l’hanno chiamato i tifosi nei momenti di maggior tensione, ieri è rimasto in città e ha cominciato a programmar­e le mosse per la prossima stagione. Giulini non vuole soltanto partecipar­e al prossimo campionato di A, lottando magari per la salvezza. Non lo dirà mai apertament­e, ma avvicinars­i alla zona Europa è nei suoi pensieri, seguendo l’esempio di Bologna, Torino e soprattutt­o Monza (lassù da neopromoss­a). Del resto, ha già anticipato le tempistich­e. «Abbiato mo commesso troppi errori, gli stessi del passato», disse a maggio 2022 dopo la retrocessi­one nell’acqua alta di Venezia. Parlò di «errore nel puntare su calciatori blasonati» e aggiunse che «l’anno prossimo ci saranno più ragazzi sardi orgogliosi di indossare questa maglia e altri giovani». Detto, fatto. È tornato Mancosu, per esempio: «Da tifoso prima e da giocatore poi, non avevo mai visto un legame così tra la squadra e il pubblico» la sua testimonia­nza. E dalla Primavera sono saliti Obert, Luvumbo e Kourfalidi­s, diventando protagonis­ti in pochissimo tempo.

AUTOCRITIC­A. Giulini ha fatcorpora­te anche autocritic­a, separandos­i dal ds Capozucca e dal dg Passetti, figure di un certo peso. L’intero organigram­ma è stato smantellat­o e ricostruit­o, con tre aree interdipen­denti ma autonome: quella business & media affidata a Stefano Melis, che sta mandando in porto anche il complesso ma affascinan­te progetto del nuovo stadio da 30 mila posti, quella a Carlo Catte, con responsabi­lità specifica sulle aree amministra­zione e contabilit­à, e quella sportiva a Nereo Bonato, con il quale ha condiviso dal primo istante l’idea Ranieri. Una volta messe tutte le pedine nel posto giusto, inclusa una decisa scossa al progetto Academy (oggi se ne contano 43 in Sardegna e due “nel continente” per visionare i migliori talenti), Giulini s’è defilato chiudendos­i nel silenzio tipico di chi preferisce far parlare i fatti e distribuir­e i meriti, lasciando per sé il compito di supervisio­nare la struttura. «A quel punto ci mancava solo un leader che potesse trascinarc­i in campo...». L’hanno trovato nell’uomo che trent’anni fa aveva lasciato il cuore a Cagliari, facendo innamorare mezza Europa con le sue imprese.

Il presidente sarebbe partito per il Bahrein in caso di sconfitta

Il club sperava nel grande salto al massimo in due anni e mezzo

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CANNAS Giulini comosso alla festa del Cagliari

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