Benvenuti a casa Ranieri: «Cittadinanza onoraria»
INVIATO A CAGLIARI - Fuori dalla Chiesa del Buon Pastore, a un km e mezzo di passeggiata da piazza Yenne (“il luogo di Cagliari che non dorme mai”), c’è un uomo che dà indicazioni abbastanza curiose: «Se cercate un pastore vero, uno di quelli capaci di trasformare le pecore in leoni, andate ad Asseminello» dice, ridendo vestito dalla testa ai piedi di rossoblù. Ogni riferimento a Claudio Ranieri è liturgicamente casuale. Questo è il massimo dell’esuberanza che potrete trovare in questi giorni nella soleggiata Cagliari, una città sospesa ancora dentro al proprio sogno. Qui sembra estate inoltrata, la gente fa il bagno in spiaggia e continua a godersi la promozione in una calma apparente che sa tanto di goduria interiore. Cagliari non si aspettava di vivere il miracolo del San Nicola, a differenza di Bari che nei giorni scorsi s’era già vestita a festa colorando di biancorosso strade, vicoli e balconi. Nel silenzio, però, il coro sul destino di Claudio Ranieri sta diventando unanime: «Fatelo cittadino onorario!». Del resto, il tecnico romano dal cuore per metà rossoblù considera quello sardo «il mio popolo», in città si sente a casa ed è tornato per mettere radici concludendo proprio a Cagliari, in un futuro ancora lontano, la carriera da tecnico.
GIOIA...SILENZIOSA.
Dal gol di Pavoletti in poi, i cagliaritani hanno vissuto 24 ore di gioia totale, prima affollando il quartiere Castello nella notte più lunga degli ultimi anni, poi riversandosi in 3 mila all’aeroporto e infine riempendo le 17 mila poltroncine dell’Unipol Domus nella festa di lunedì pomeriggio, che si è protratta fino ai fuori d’artificio sparati a 24 ore esatte dal fischio finale soffiato dentro l’Astronave. E poi? Tutto è tornato a un’apparente normalità. A Cagliari non troverete adunate di bandiere, vessilli colorati di rossoblù come per lo scudetto del
Napoli, né caroselli senza fine. Non perché sia venuta meno la voglia di festeggiare l’impresa sportiva del Casteddu (qui la reputano seconda solo allo scudetto del 1970) ma perché nessun sardo credeva fino in fondo che fosse possibile tornare da Bari con la promozione in tasca. E chi lo pensava, si è chiuso nelle proprie scaramantiche emozioni. «Non abbiamo mai fatto un coro sulla Serie A. I ragazzi hanno vinto senza pressioni», ci racconta un tifoso degli Sconvolts.
CHIAVI. Il “pastore” Claudio Ranieri ha assorbito la fiducia di una tifoseria paziente e l’ha trasformata in energia per la squadra e in vittorie. E da ieri, come detto, vogliono tutti consegnare al Sir le chiavi della città. A Palazzo
Bacaredda sono tutti d’accordo, maggioranza e opposizione, perché gli eroi cagliaritani non hanno colori politici ma solo quelli rosso e blù. Il primo a depositare la mozione è stato il consigliere della Lega, Andrea Piras. Il sindaco Truzzu (centrodestra) ha fatto sapere che porterà la questione fino in fondo e anche i consiglieri di sinistra hanno depositato un’interpellanza. Probabilmente prima della partenza per il ritiro valdostano a Saint-Vincent e a Châtillon, prevista per il 10 luglio, la squadra verrà accolta in comune con tutti gli onori. E in quella circostanza Ranieri potrebbe essere omaggiato con l’onorificenza più prestigiosa.
Pronto l’omaggio delle autorità locali E in città la festa diventa sobria