Denver fa la Storia Jokic è da record
Per la prima volta i Nuggets conquistano l’anello Vince ancora e chiude 4-1 la serie contro Miami Festa grande poi rovinata: sparatoria e nove feriti
Era il 2014, il Draft di Andrew Wiggins, incontrastato number 1, di Jabari Parker alle sue spalle e Joel Embiid. Applausi per tutti e chi mai perse tempo a dare un’occhiata a quel ragazzone, nemmeno presente quella sera - stava dormendo a casa - chiamato Nikola Jokic, scelto dai Nuggets al secondo giro col numero 41 (arrivò poi l’anno dopo)? Sono passati nove anni e quel Draft, non per magia, si è ribaltato: perché se Denver guidata in panchina da Michael Malone lunedì ha vissuto la notte dei sogni, primo titolo nella storia, lo deve principalmente a quel ragazzone, divenuto un gigante (dopo aver anche perso 20 chili e smesso di bere ettolitri di Coca-Cola) capace di spazzare via tutto e tutti. Inarrestabile.
Non c’era mai stato nessuno nella storia dei playoff, a compresi miti come Bill Russell, Magic Johnson, Larry Bird o Michael Jordan, a chiudere la postseason in testa alle tre fondamentali graduatorie: maggior numero di punti (600), rimbalzi (269) e assist (190). Un tripla doppia senza precedenti, che si va ad aggiungere alle dieci realizzate nella volata verso l’anello: da solo è riuscito a centrarne più di tutti gli altri giocatori dei playoff messi assieme.
PRIMA VOLTA. È stata una gara 5 dura, sporca (falliti dai futuri campioni 20 dei primi 23 tiri da 3) e cattiva, ma alla fine Denver, guidata da Jokic “The Joker” (e chi altro?) ha messo sotto per la quarta volta Miami (94-89) regalando il sogno ai Nuggets, nati nel 1967 come Rockets e fino al 1976 nella Aba, seconda franchigia dopo San Antonio a vincere partendo dalla lega che poi confluì nella Nba.
SERBIA MVP. Due volte Mvp nella regular season (2021 e 2022) quest’anno secondo dietro Embiid, nessuna sorpresa che il premio intitolato a Bill Russell di miglior giocatore delle Finals sia finito nella mani del centro serbo di 28 anni. «Non siamo qui per noi - le prime parole
da campione - ma per chi ci è accanto e questo ha un significato ancora più importante». Poi durante la conferenza stampa un’occhiata al cellulare per vedere se gli aveva mandato un sms un connazionale che lo aveva preceduto di poco nel fare storia, Novak Djokovic. Ma quando ha visto la miriade di messaggini ci ha subito rinunciato. «Ecco perché il basket è divertente - ha poi aggiunto - è qualcosa di vivo, non puoi mai dire che qualche cosa accadrà fino a quando non succede davvero. Ora va bene, il lavoro è finito e possiamo tornare a casa».
Ma c’è anche chi annuncia novità per la prossima stagione. «Penso che ci sia ancora molto da scoprire da Joke - parole del compagno di squadra Jamal Murray - sono convinto che non abbiamo ancora ammirato un suo lato, quello del dominio completo del gioco, totale, ancora
di più di quanto ci abbia mostrato finora».
DALLA PARATA AI CAVALLI.
Jokic, che l’anno scorso ha firmato un quinquennale da 264 milioni di dollari, è anche l’uomo che non sussurra ai cavalli, ma gli telefona: è infatti ciò che fa ogni settimana con il suo Dream Catcher. Ne possiede diversi, e dopo aver vinto il primo anello con Denver ha pensato subito a una gara ippica che si svolgerà in Serbia, domenica, ma prima, giovedì nella città del Colorado è prevista la grande parata. «Non so se riuscirò ad
arrivare in tempo - la sua preoccupazione - per provarci chiederò di poter usare l’aereo dei Nuggets».
Stratosferica la stella serba con la passione per i cavalli
FESTA E SPARI. E appena conquistato l’anello, Denver si è riversata nelle strade: non solo la gioia per qualche cosa che non era mai salito ad oltre 1600 metri (l’altitudine della città), ma anche una sparatoria, proprio accanto alla Ball Arena, che ha lasciato nove feriti (tre gravi) compreso chi ha premuto il grilletto.