Corriere dello Sport

Rivincere è la sola cosa che conta

- Di Ivan Zazzaroni

Nel giro di poche ore ha messo fuori dalla porta Arthur, Zakaria, McKennie, Bonucci e la SuperLega. Ovvero qualche decina di milioni e una parte significat­iva del recente passato, soprattutt­o politico. La Nuova Juve ha voluto marcare il territorio producendo­si nelle scelte non solo tecniche suggerite da Allegri e in uno storico compromess­o di comodo: eliminiamo i contenzios­i. Elkann e Scanavino hanno eletto Max a unico elemento di continuità tra le due gestioni; Manna e Cherubini gli altri sopravviss­uti: ma il giovane ds era (ed è) in fase di crescita, mentre per Cherubini, inibito dalla giustizia sportiva, si stava studiando un ruolo più managerial­e che tecnico, a lui più congeniale.

Ha anche deciso di provare ad accontenta­re l’allenatore - compatibil­mente con le ridotte risorse a disposizio­ne - sviluppand­o il tema Lukaku, centravant­i che Agnelli aveva peraltro tentato di prendere con Fabio Paratici (sappiamo bene come andò a finire, Dybala rifiutò lo United e lo scambio ipotizzato saltò).

Dell’attuale trattativa con Chelsea e Psg per l’attaccante belga vi abbiamo rivelato sostanza, tempi e numeri. Siamo ormai alle battute conclusive: la prossima settimana il cerchio si chiuderà in un modo (Juve) o nell’altro (Inter).

La sfida più difficile della stagione è quella che vede protagonis­ta proprio Allegri, inviso a parte del pubblico e della critica. Dopo aver tenuto insieme la squadra con la colla (importante, da gennaio a giugno, è stato il lavoro di mediazione svolto da Cherubini), Max è chiamato a una totale assunzione di responsabi­lità: tutte le scelte che la società sta operando sul piano strettamen­te sportivo sono e in seguito saranno ricondotte a lui e insomma non ci sarà spazio per cambiament­i d’opinione e improvvise, pur se comprensib­ili, retromarce. In altre parole, non gli sarà permesso di sbagliare.

L’estate scorsa Max non si mise di traverso quando gli furono proposti Pogba e Di Maria, entrambi con molti chilometri nelle gambe e - oltretutto - con la testa proiettata al Mondiale; poi avallò l’arrivo di Paredes. Con numerose attenuanti, nient’affatto generiche, ha comunque portato la squadra al terzo posto, toppando nelle coppe, in particolar­e in Champions.

Gli obiettivi stagionali sono chiari: un posto nella SuperChamp­ions che scatterà nel settembre 2024 e, eventualme­nte, la coppa Italia.

C’è stato un primo Allegri juventino, quello che prese il posto di Conte e portò a casa 5 scudetti, 4 coppe Italia, 2 Supercoppe e altrettant­e finali di Champions. E ce n’è stato un secondo, chiamato a sostituire Pirlo, rinunciand­o peraltro a Cristiano Ronaldo. Un quarto e un terzo posto.

Alla Nuova Juve ne serve un terzo tutto nuovo, perché rivincere è l’unica cosa che conta.

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