Alcaraz show, Medvedev divorato
«Cosa devo fare?», si chiede Daniil Medvedev, in svantaggio di due set e sotto 3-0 cercando lo sguardo del suo coach Gilles Cervara in tribuna. Sguardo smarrito, se potesse Cervara allargherebbe le braccia. Perché contro il Carlos Alcaraz visto ieri in campo per il russo c'é stato ben poco da fare, battuto in tre set con un 6-3 periodico al termine di un match mai stato in discussione. Domani sul Centrale si giocherà la finale da tutti attesa e in palio, oltre al trofeo, ci sarà anche l'occasione di riprendersi o consolidare la leadership nel ranking. Eppure ci aveva provato, Medvedev, a mettere la partita sui binari a lui più congeniali: innescare lo scambio, accettare il ritmo imposto dallo spagnolo confidente di poterlo sostenere e di trovare lì le soluzioni per intaccarne la solidità. Alcaraz si è invece dimostrato giocatore più completo in questa circostanza, capace di assimilare meglio le caratteristiche di una superficie per lui ancora "nuova" e di interpretarla al meglio. Il n.3 del mondo si è presentato all'appuntamento con un solo piano di gioco, allergico alla discesa a rete, e impacciato quando costretto a declinarla più per necessità che per scelta. «Essere arrivato in finale è un sogno, lo so, l'avevo detto anche prima di questa semifinale, ma non posso ancora crederci», ha sospirato emozionato Alcaraz a fine match, lui che domani sarà il terzo spagnolo a contendersi il titolo nella storia di Wimbledon dopo Santillana e Nadal.
LA CHIAVE. L'unico pedaggio pagato dal murciano nel cammino verso l'ultimo atto è stata l'emozione avvertita quando ormai il risultato non sembrava più in discussione. Due break concessi, i soli, a Medvedev in un terzo set il cui copione il russo stava già provvedendo da sé a rendere privo di qualsiasi inciampo. «Nel terzo set è stato difficile chiudere il match – ha poi ammesso lo spagnolo – son dovuto rimanere concentrato, lui voleva restare in partita e nei momenti chiave ho dovuto tirare fuori il meglio». Contro Djokovic non è detto che basti. L'esperienza è una grande alleata, la paura una nemica da tenere alla larga. Il ricordo di Parigi è ancora fresco, ma «adesso c'è una finale che mi aspetta, non bisognerà avere paura e provare a godersene ogni momento», ha dichiarato Alcaraz salutando il Centrale come a voler esorcizzare quel fantasma già conosciuto e che sente essere oggi l'unico avversario in grado di fermarlo. La notte e Djokovic diranno se sarà riuscito a scansarne l’abbraccio.
Lo spagnolo rivela «Ho dovuto tirare fuori il meglio nel terzo set»