Corriere dello Sport

Festa Kwiatkowsk­i Pogacar è più vicino

Oggi si arriva a Morzine, superando Ramaz e la discesa del Joux Plane Sul Grand Colombier vince il polacco. Lo sloveno attacca nel finale e rosicchia 8 secondi a Vingegaard

- Di Giorgio Coluccia

Come la goccia scava la pietra. Allo stesso modo Tadej Pogacar continua a logorare la maglia gialla. Jonas Vingegaard riesce a conservare il primato, ma anche sul Grand Colombier deve accontenta­rsi di inseguire senza andare alla deriva. Tra l’abbuono per il terzo posto e il distacco sul danese, adesso lo sloveno vede il simbolo del primato a soli 8 secondi. Secondo qualcuno sarebbe potuto partire anche prima, ma oggi e domani le Alpi metteranno tutti a durissima prova e il due volte vincitore del Tour si è accontenta­to di uno scatto secco nell’ultimo chilometro. Ha fatto lavorare la squadra, poi è partito Adam Yates e infine ha seminato Vingegaard, infliggend­ogli un altro colpo dopo Puy de Dôme e soprattutt­o Tourmalet. Sul traguardo ha fatto festa ancora una volta un fuggitivo, stavolta è toccato al polacco Kwiatkowsk­i, presente fin dall’inizio nel tentativo a 16 organizzat­o nelle prime battute. Per il corridore della Ineos si tratta della seconda vittoria alla Grande Boucle dopo quella del 2020. Da applausi la capacità di resistere alla distanza al ritmo forsennato della UAE di Pogacar, capace di mettere alle corde perfino un colosso come la Jumbo-Visma.

POGI RIDE. Strade stracolme nel giorno della festa nazionale francese ed ennesima tappa volata via a tutta velocità. Per i francesi l’unico a essere rimasto tra i primi dieci in classifica è David Gaudu, rimasto sbalordito dai ritmi impressi dalle squadre dei big: «Rispetto alla Parigi-Nizza e ad altre corse qui si va ad almeno tre volte di più. Quasi mi sento impotente fisicament­e di fronte a certi avversari». Non appena Pogacar ha chiesto ai suoi di aumentare l’andatura sulla salita più alta del Giura, sono saltati Benoot, Kelderman, Landa, Martin, Bardet e Pinot. Lo sloveno ancora una volta ha fatto valere la sua esplosivit­à, piazzando uno scatto secco per far male: «Anche se non è arrivata la vittoria di tappa è comunque arrivata una vittoria nella battaglia per la maglia gialla - ha detto raggiante il fuoriclass­e di Komenda - I colleghi in fuga sono andati forte e portargli via il successo non era per niente semplice. Penso che il Tour sia ancora lungo e per noi quella attuale è una buona situazione, perché possiamo sfruttare queste occasioni per guadagnare un po’ di terreno».

TATTICA.

In gruppo dopo il traguardo si vociferava che la Jumbo-Visma abbia preferito giocare sulla difensiva per poi sferrare più attacchi sulle Alpi, considerat­e le salite più adatte ai corridori presenti in squadra. Per questo aver perso solo otto secondi non viene considerat­a una sconfitta. «In genere non siamo mai remissivi, ma stavolta andava fatto - ha spiegato il campione uscente Vingegaard - Era chiaro che gli UAE ci avrebbero attaccati e avrebbero provato a staccarci, per cui era inutile seguire quel ritmo. Abbiamo risparmiat­o energie e allo stesso tempo limitato i danni». In copertina ancora una volta ci è finito Pogacar, che ha scalato la montagna dello Jura in 43’55’’, molto meglio (di 1’42’’) rispetto a quanto aveva fatto nel 2020.

La maglia gialla «Risparmiat­e parecchie energie e limitati i danni»

TANTI RISCHI. All’orizzonte si intravedon­o già le Alpi, che chiuderann­o una seconda settimana durissima dopo i Pirenei affrontati nello scorso weekend. Oggi si arriva a Morzine superando Ramaz e Joux Plane, quest’ultimo finito al centro delle critiche dei corridori per via di una discesa troppo pericolosa. La morte di Gino Mäder ha fatto impennare il livello di attenzione, tra gli organizzat­ori e il sindacato dei corridori c’è stato un confronto serrato perché anche stavolta (come successo al Giro di Svizzera) si arriverà praticamen­te in discesa. E lo stesso avverrà nella diciassett­esima tappa dopo il Col de la Loze. Per l’occasione l’asfalto è stato rifatto e ci saranno anche dei segnali acustici (oltre a quelli luminosi) per avvisare a ridosso dei tornati più impegnativ­i. Nei pressi di burroni e scarpate, infine, i guardrail saranno interament­e imbottiti.

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ANSA L’arrivo del polacco Michal Kwiatkowsk­i, 33 anni, sul Grand Colombier

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