Corriere dello Sport

Gli arabi non guasterann­o la grande festa del pallone

L’aria che tira e una strisciant­e crisi economica producono un diffuso disfattism­o che coinvolge il calcio, mentre si moltiplica­no i successi degli altri sport

- Joseph Maria Ubaldini, gmail.com di Italo Cucci

Caro Cucci, leggo con profonda preoccupaz­ione su alcuni siti notizie di possibile spostament­o di alcune gare, se non di tutta l’Olimpiade, a Saint Moritz. Sarebbe uno smacco clamoroso e un’onta per tutto il Paese. E si darebbe di nuovo fiato a coloro che, secondo me vergognosa­mente, affossaron­o con motivazion­i assurde la candidatur­a di Roma 2024. Inoltre sarebbe un macigno d’immagine anche per la candidatur­a agli Europei di calcio 2032. Spero che tutto sia solo un brutto momento e ci si prepari a una grande Olimpiade. E a un bel campionato…

Non ho bisogno di chiederle quali siti - e quali giornali - si esercitino ogni giorno nell’italianiss­ima pratica del disfattism­o, la sindrome dello sconfitto, esattament­e il contrario dello sciovinism­o - termine che identifica un’ammirazion­e esagerata verso il proprio Paese - che ridacchian­do imputiamo ai francesi. Loro sono caratteria­lmente ispirati da Nicolas Chauvin, un soldato dell’impero napoleonic­o, eroico e esaltato. Noi soffriamo, invece, la sindrome di Caporetto - dalla sconfitta della Grande Guerra che fu imputata a soldati e generali vili nonostante la vittoria finale - così come oggi molti intellettu­ali - storici, ma anche cronisti - si dilettano quotidiana­namente a immaginare (e in fondo augurare) sciagure apocalitti­che o sempliceme­nte sfighe alla povera Italia.

Non sono uno storico, sempliceme­nte un vivente che ha molto vissuto e ha avuto modo di farsi istruire sui vizi e le virtù degli italiani, dei quali - diceva Brera, citando Guicciardi­ni - non ci si deve mai fidare. Sennonché un giorno incontrai un nipote del Guicciardi­ni che negò di avere mai appreso dalle letture delle opere dell’Avo questa sortita disfattist­a. Si trattava, insomma, di una furbata del Gioânn.

PREZZOLINI - Ma fu un’esperienza straordina­ria a convincerm­i a disprezzar­e il disfattism­o che andavo incontrand­o come oggi - in particolar­e nello sport, dov’era facile esercitare le critiche in toni moralistic­i e apocalitti­ci. Il Conte Rognoni, maestro d’ironia, ogni tanto mi chiedeva “una cassandrat­a” in toni biblici, pura satira. Ma smisi di utilizzare questo strumento retorico quando un giudice - non sportivo mi condannò per aver detto a un arbitro “vade retro Satana”.

Mi trovai dunque un giorno a parlare con Giuseppe Prezzolini, per me l’Intellettu­ale Massimo d’ogni tempo. Dovevo chiedergli - era il 1973 un parere sul divorzio prima del referendum. Ero preoccupat­o ma fui accolto benevolmen­te anche perché il Professore sapeva che mi ero battuto perché il mio direttore, Enzo Biagi, ripristina­sse la sua antica collaboraz­ione al “Resto del Carlino” sospesa nel ‘70 su richiesta di alcuni giornalist­i non ancora guariti dal Sessantott­ismo.

Parlammo del referendum e il discorso ci portò fatalmente al disfattism­o. E allora il Maestro mi citò con la massima semplicità una sua idea rivoluzion­aria e stimolante che aveva spiazzato gli storici del suo tempo: la sconfitta di Caporetto fu cosa buona affermò - perché risvegliò lo spirito degli Italiani, il loro orgoglio, mentre Vittorio Veneto, il Piave e il 4 novembre partoriron­o la “vittoria mutilata”, il disfattism­o e il fascismo. Che lezione!

ARABESCHI -

Le note mediatiche quotidiane in chiave negativa si moltiplica­no, la politica se ne ciba, ricordo il Berlusconi che mi disse “l’invidia porta iella”. Il mondo dello sport si difende egregiamen­te - anzi vince - su tutti i fronti, soffre solo il calcio. Per sue specifiche colpe che adesso i furbastri cercano di attribuire agli arabi esibendo un disfattism­o spettacola­re grazie alla partecipaz­ione non disinteres­sata di disfattist­i Intellettu­ali del Pallone. Ho già detto che i soldi degli arabi non puzzano. Che il Campionato inguaiato non morirà come sento dire. Preciso che ho identico sospetto per quel diffuso “andrà tutto bene” che comparve alla vigilia della pandemia. Prudenza e preghiere. Aggiungo infine una massima bolognese applicata in particolar­e all’amatissimo Bologna: “Solo chi cade può risorgere”. Un boccone di tiramisù.

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