Corriere dello Sport

Conviene alla Juve e alla Viola

- Di Alberto Polverosi

Fuori la Juve, dentro la Fiorentina. La Uefa ha deciso così, come ampiamente previsto, e alla fine (multe a parte) conviene a tutt’e due. Alla Juventus perché, come dicono i tifosi più inclementi e pungenti, la vera punizione sarebbe stata la partecipaz­ione alla Conference League come fosse il lavaggio dell’onta subita nella stagione scorsa con la rapida eliminazio­ne dalla Champions e quelle successive dall’Europa League e dalla Coppa Italia. Ma la Juve nella sua non certo smisurata bacheca di trofei internazio­nali ha già un torneo di questo livello, l’Intertoto, vinta nel ‘99 ai tempi di Ancelotti. Fuori dalla Conference, la Juve potrà riversare tutte le sue risorse sul campionato, dove non può fallire nel modo più assoluto. La squalifica dell’Uefa toglie alla squadra l’ultimo alibi: non ci sarà spreco di energie in coppa, a differenza di Napoli, Lazio, Inter, Milan, Roma, Atalanta e ora Fiorentina, che esce vincitrice da questa storia.

Nonostante due finali all’orizzonte, la squadra di Italiano non aveva mollato un centimetro in campionato pur di arrivare all’ottavo posto e ora giocherà per la seconda stagione di fila la Conference. Nella stagione scorsa è arrivata in finale e ha perso all’ultimo minuto contro il West Ham. Nessuno aveva esperienze di quel livello, né l’allenatore, né la squadra, né tanto meno la società. Ha fatto un percorso straordina­rio, ha conquistat­o la finale con alcune bellissime vittorie in trasferta, come a Braga e a Poznan. Il 7° posto nel 2021-22, due finali (la Coppa Italia oltre la Conference) e l’8° posto nella stagione scorsa, la Fiorentina ha oggi la possibilit­à di proseguire la sua crescita a livello internazio­nale. Da poche settimane ha inaugurato un centro sportivo spaziale, aspettava con impazienza questa decisione dell’Uefa, sperava di ottenere la conferma in una Coppa che adesso conosce bene.

Ora però i tempi si accorciano e le esigenze (di Italiano) aumentano. Un anno fa la Fiorentina ha stabilito il record delle partite giocate: 60. Dai play-off di Conference col Twente alle due finali, oltre le 38 gare di campionato. Italiano ha fatto un miracolo arrivando fino in fondo con un organico non risicato ma nemmeno pienamente adeguato a un percorso del genere, un percorso che ha sorpreso tutti per la sua lunghezza e la sua bellezza. Quest’anno, alle tre competizio­ni si aggiungerà la Supercoppa (una o due partite), se la Fiorentina spera di ripetere (magari migliorand­o negli atti finali...) la stagione scorsa dovrà potenziare decisament­e l’organico. E ora dovrà farlo con più rapidità e più determinaz­ione. Entro i primi di settembre, quindi un mese o poco più, la squadra debutterà in campionato a Marassi contro il Genoa, poi giocherà l’andata dei play-off di Conference, quindi il Lecce, il ritorno dei playoff e l’Inter il 3 settembre, 5 partite (due decisive) in 15 giorni. La Fiorentina ora conosce questi ritmi e deve sapere come muoversi. Italiano ha bisogno di un difensore centrale, di un centrocamp­ista (soprattutt­o dopo la prossima cessione di Amrabat) e soprattutt­o di un centravant­i. Ha bisogno di giocatori forti, magari con esperienza internazio­nale. La Conference è una motivazion­e forte e dentro a quel popò di Viola Park ci starebbe bene il primo trofeo: una megavilla con un arredament­o povero è un controsens­o.

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