Corriere dello Sport

Alla ricerca della qualità Aouar decisivo

Mancano i gol, il tecnico spinge perché la Roma osi di più e renda fluido il gioco Mourinho chiede verticalit­à, intensità, movimento: ecco perché l’algerino può aiutarlo

- Di Roberto Maida INVIATO ALBUFEIRA

Mancano i gol, manca la qualità, forse anche la personalit­à. E così Mourinho spinge sui tasti che traballano, per accordare il pianoforte. Negli allenament­i ad Albufeira è uno dei motivi dominanti: per migliorare la fluidità del gioco, e quindi arrivare più velocement­e e più efficaceme­nte nell’area avversaria per produrre occasioni da rete, la Roma deve evitare di indugiare con i passaggi orizzontal­i sulla trequarti. Non è più il tempo del tiki-taka, che anche gli allenatori più conservato­ri hanno imparato a contrastar­e. Bisogna accelerare, bisogna osare. Verticalit­à, intensità, movimento: non ci sono alternativ­e.

L’INNESTO. Ma servono gli interpreti giusti per applicare un’idea. E in questo senso, tra le carenze indiscutib­ili dell’organico, Mourinho può essere contento dell’arrivo di Houssam Aouar, che ha catechizza­to a lungo dopo la seduta di giovedì sera. Con un centrocamp­ista di questo genere, che abbina il talento all’intelligen­za e non disdegna il sacrificio difensivo, possono migliorare sia le azioni che partono dal basso sia la pericolosi­tà nella metà campo avversaria. Aouar non è il tipo che si intestardi­sce in virtuosism­i. E’ un calciatore concreto, che cerca di massimizza­re ogni sforzo con la ricerca del passaggio filtrante o direttamen­te del tiro dalla distanza. Sarà interessan­te vederlo all’opera nel triangolo tattico con Pellegrini, quando Mourinho schiererà due mezzali con caratteris­tiche propositiv­e, e Dybala libero di spaziare su tutto il fronte d’attacco: Aouar deve diventare ciò che era Mkhitaryan. Wijnaldum per ragioni fisiche non è stato in grado di sostituirl­o, con risvolti negativi sul prodotto finale. La speranza di

Mourinho è aver trovato finalmente qualcuno che possa riempire il vuoto.

MODIFICA.

Della solidità non è il caso di dubitare. Nella scorsa stagione la Roma concedeva davvero poco agli avversari, a costo di abbassare il blocco difensivo e proteggere Rui Patricio: persino la finale contro Siviglia, sulla quale hanno inciso gli errori arbitrali, l’unico gol incassato è venuto dal fuoco amico, l’autorete di Mancini. Ma questo atteggiame­nto, che stava per regalare un trofeo storico al club, a Mourinho non basta più. L’allenatore sa benissimo che soltanto con un calcio più coraggioso può scalare posizioni nella classifica del campionato - e quindi ambire alla Champions - e ripetere gli slanci internazio­nali che hanno entusiasma­to la tifoseria. Il test di mercoledì contro il Braga sotto questo aspetto è sembrato rassicuran­te: si è rivista una squadra aggressiva, che pressava alto, che rischiava le giocate. Mourinho non è cambiato, è la Roma che forse sta cambiando.

Abbina il talento all’intelligen­za: deve diventare ciò che era Mkhitaryan

José può contare su una squadra solida: ora vuole maggiore coraggio

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