Alla ricerca della qualità Aouar decisivo
Mancano i gol, il tecnico spinge perché la Roma osi di più e renda fluido il gioco Mourinho chiede verticalità, intensità, movimento: ecco perché l’algerino può aiutarlo
Mancano i gol, manca la qualità, forse anche la personalità. E così Mourinho spinge sui tasti che traballano, per accordare il pianoforte. Negli allenamenti ad Albufeira è uno dei motivi dominanti: per migliorare la fluidità del gioco, e quindi arrivare più velocemente e più efficacemente nell’area avversaria per produrre occasioni da rete, la Roma deve evitare di indugiare con i passaggi orizzontali sulla trequarti. Non è più il tempo del tiki-taka, che anche gli allenatori più conservatori hanno imparato a contrastare. Bisogna accelerare, bisogna osare. Verticalità, intensità, movimento: non ci sono alternative.
L’INNESTO. Ma servono gli interpreti giusti per applicare un’idea. E in questo senso, tra le carenze indiscutibili dell’organico, Mourinho può essere contento dell’arrivo di Houssam Aouar, che ha catechizzato a lungo dopo la seduta di giovedì sera. Con un centrocampista di questo genere, che abbina il talento all’intelligenza e non disdegna il sacrificio difensivo, possono migliorare sia le azioni che partono dal basso sia la pericolosità nella metà campo avversaria. Aouar non è il tipo che si intestardisce in virtuosismi. E’ un calciatore concreto, che cerca di massimizzare ogni sforzo con la ricerca del passaggio filtrante o direttamente del tiro dalla distanza. Sarà interessante vederlo all’opera nel triangolo tattico con Pellegrini, quando Mourinho schiererà due mezzali con caratteristiche propositive, e Dybala libero di spaziare su tutto il fronte d’attacco: Aouar deve diventare ciò che era Mkhitaryan. Wijnaldum per ragioni fisiche non è stato in grado di sostituirlo, con risvolti negativi sul prodotto finale. La speranza di
Mourinho è aver trovato finalmente qualcuno che possa riempire il vuoto.
MODIFICA.
Della solidità non è il caso di dubitare. Nella scorsa stagione la Roma concedeva davvero poco agli avversari, a costo di abbassare il blocco difensivo e proteggere Rui Patricio: persino la finale contro Siviglia, sulla quale hanno inciso gli errori arbitrali, l’unico gol incassato è venuto dal fuoco amico, l’autorete di Mancini. Ma questo atteggiamento, che stava per regalare un trofeo storico al club, a Mourinho non basta più. L’allenatore sa benissimo che soltanto con un calcio più coraggioso può scalare posizioni nella classifica del campionato - e quindi ambire alla Champions - e ripetere gli slanci internazionali che hanno entusiasmato la tifoseria. Il test di mercoledì contro il Braga sotto questo aspetto è sembrato rassicurante: si è rivista una squadra aggressiva, che pressava alto, che rischiava le giocate. Mourinho non è cambiato, è la Roma che forse sta cambiando.
Abbina il talento all’intelligenza: deve diventare ciò che era Mkhitaryan
José può contare su una squadra solida: ora vuole maggiore coraggio