Addio Paròn Zorzi
La sua pallacanestro libera un credo: ha vinto tanto, da Nord a Sud In panchina 1073 partite
Antonio Zorzi, detto Tonino o il paròn, se ne è andato a far compagnia alla schiera dei grandi della pallacanestro italiana che popolano il palasport degli angeli ieri, a 88 anni, nella sua Gorizia. Qualche ora prima di Carletto Mazzone, quasi che il il destino abbia voluto portarsi via due galantuomini dello sport e grandi allenatori nello stesso giorno. Forse per mischiare le lacrime di chi ne ha apprezzato la grande sapienza unita a una umanità cristallina e a uno spiccato senso dell’umorismo. Era nato il 10 giugno del 1935 in terra friulana, quella di confine, fatta di uomini forti. Giocatore di ottimo livello iniziò nella Goriziana, la squadra della sua città, giocando però gli anni migliori, dal 1954 al 1962 a Varese. Eccellente attaccante, divenne capitano dei lombardi, conquistando il primo scudetto della loro storia nel 1961. Sandro Spinetti, un altro grande della pallacanestro tricolore, ha raccontato il gustoso aneddoto di quando nel 1959 la sua Stella Azzurra Roma incontrò l’Ignis. «Vinsero loro dopo quattro supplementari e altrettanti giocatori in campo, solo due per parte: ovviamente Tonino con Nesti per Varese e Piero Volpini e Palladino con la Stella. Sfida epica».
DOLORE SOCIAL.
In tanti altri si sono riversati sui social per ricordarlo come giocatore, per lui anche 22 presenze in azzurro con 52 punti segnati, ma soprattutto come coach. Ottimo in canotta, sul campo con la lavagnetta in mano Tonino Zorzi fu eccezionale. Nidiate si sono formate nella sua idea di pallacanestro libera, fatta di talento che non voleva imbrigliare ma liberare le doti dei suoi giocatori nella costruzione del passing game, metodo mutuato da quegli Usa da cui spesso attingeva.
Il c.t. Pozzecco: «Era goriziano come. Se ne va uno dei più grandi»
DA NORD A SUD. Tante le società dove lui, appassionato di musica (svariava dalla classica, Wagner il preferito, per passare al blues e al jazz), ha lasciato il segno. Da Sud a Nord tanti piangono il Paròn partito da Gorizia per passare poi a Padova, Napoli (vittoria della Coppa Coppe nel 1970), Venezia in 4 differenti periodi per 12 stagioni complessive che portarono in laguna 3 promozioni in A1 e una finale di Coppa Korac alla guida di fuoriclasse come Dalipagic, Carraro, Spencer Haywood, Radovanovic. Quindi Siena, Reggio Calabria e Pavia per altre due promozioni, Montecatini, Pesaro, Avellino, Sassari, Rieti.
C.T. DA RECORD. È stato l’unico coach ad aver tagliato il traguardo delle 1.000 panchine in A: 1.073 partite. È stato anche l’assistente di Sandro Gamba agli Europei del 1991, edizione che valse l’argento per gli azzurri. Ettore Messina, che Zorzi spinse a interrompere una carriera mediocre da giocatore intravedendone un futuro da grande coach, e Attilio Caja, tra tanti, sono stati cresciuti abbeverandosi alla sua saggezza cestistica.
IL CORDOGLIO. Dalla Cina dov’è con la Nazionale, Gianmarco Pozzecco, c.t. dell’Italia, ha voluto così ricordarlo: «Ci ha lasciati uno dei più grandi allenatori che la nostra pallacanestro abbia mai avuto. Zorzi era goriziano come me ed era l’allenatore preferito di mio padre quando ero ragazzo. A nome mio e di tutta la Nazionale porgo le più sincere condoglianze alla sua famiglia».