Corriere dello Sport

«Turchia? Abbiamo fame: conta questo»

La chiamano signora: lei è la capitana Sylla, che urla, ride e sprona le azzurre del ct Mazzanti «Paola l’abbiamo vista tutti, è a disposizio­ne del gruppo Antropova si è inserita bene Chiacchier­e a zero: vincere»

- di Giorgio Burreddu

Ormai la chiamano «la signora». Myriam Sylla ride, sta al gioco, si gode l’attimo. «Anche se a dire il vero sto scoprendo di essere la più vecchia di questo gruppo». Urlatrice per natura, capitana coraggiosa, Myriam è di quelle che stanno trascinand­o l’Italvolley verso la finale. Le azzurre sono arrivate a Bruxelles ieri pomeriggio, è stata una giornata infinita, lunghissim­a, durissima. Le ragazze del ct Davide Mazzanti hanno fatto pesi, si sono allenate, e hanno ragionato su quello che dovrà essere domani sera (alle 17), contro la Turchia.

Una semifinale choc, che non ammette errori. Ma Sylla bada al sodo, si pensa un punto alla volta. Ironica («Sì, è stata un tantino pesante come giornata»), nella sua voce c’è però anche tutta la carica - la solita carica - della capitana azzurra. La semifinale non sarà una passeggiat­a. Ma l’Italia vuole stupire, e regalarsi una finalissim­a che può valere il bis europeo. «Le sensazioni sono buone, siamo passate con emozioni positive. Con tantissime sensazioni positive. Adesso - dice Myriam dobbiamo concentrar­ci e valutare la partita che viene, non vogliamo fare troppi voli pindarici, non vogliamo andare troppo in là con la testa».

Un passo alla volta?

«Esatto. Affrontiam­o la partita che viene. Un piccolo passo alla volta, è l’unica cosa che dobbiamo fare. Nessuna di noi vuole fare il passo più lungo della gamba».

Che partita sarà quella contro la Turchia?

«Difficile, ma non sarebbe cambiato nulla nemmeno contro la Polonia. Sono due squadre che abbiamo affrontato in Nations League, sappiamo la loro forza, conosciamo il loro potenziale. Sono in grado di giocare ogni partita e affrontare gare così importanti al meglio. Noi, per stare lì, dobbiamo affrontarl­e tutte».

Cosa farà la differenza?

«Non lo so davvero. Ve lo dirò dopo la gara, ma prima non lo posso sapere. Sicurament­e dovremo restare concentrat­e».

Però il vostro è un gruppo che può avere la meglio.

«La Turchia con questo gruppo non l’abbiamo mai affrontata. Eravamo diverse, prima. Cambiano alcune cose, il modo di giocare, i dettagli. Quindi farei solo un’analisi parziale. E non va bene».

Lei di gare di questo peso ne ha affrontate tante. Come si fa?

«La precisione può sicurament­e fare la differenza. La pallavolo è molto precisa. Ma io credo che a livello emotivo serva tanto. Bisogna scendere in campo e giocare. Può succedere qualsiasi cosa, magari quel giorno te la vedi contro una squadra ingiocabil­e, magari è la loro giornata no. Ma il livello emotivo conta. Chi arriva qui lo deve sapere».

Tenuta psicologic­a, insomma.

«Sì. Non voglio gufarmela, ma vedo una squadra solida. Anzi, faccio parte di un gruppo solido, che ha fame, che ha voglia di affermarsi. Però lo dobbiamo dimostrare, le chiacchier­e stanno a zero».

Che gruppo ha scoperto con l’andare del torneo?

«Giovane, autoironic­o, che ha sempre voglia di scherzare. Che gioca molto. Lo scherzo ci sta in questo gruppo. Sono diventata la signora, mi chiamano così. “Prego signora”, mi dicono».

Ci racconta qualcosa?

«No, sono cose che restano tra di noi. Ma è bello poter avere un gruppo del genere, che sa anche sdrammatiz­zare alcune situazioni».

Chi è la più giocosa?

«Sono due: Alessia Orro e Alice Degradi. Loro sono molto pericolose». (e ride)

Avete fatto un patto per la finale?

«Che io sappia no, ma non si sa mai. A volte queste cose vengono fatte alle spalle del capitano. Non ho chiesto. Chissà».

Antropova che cosa sta dando? «Kate si è inserita molto bene. Era la giovane che aveva avuto problemi burocratic­i, che aveva avuto quelle questioni da risolvere. Ma sta dando il massimo, come stanno facendo tutte».

E Paola Egonu?

«Paola l’abbiamo vista tutti. È una che si è messa a disposizio­ne del gruppo. Meglio di così proprio non si può. Anche lei sta dando tutto quello serve per andare avanti».

«Gruppo giovane e autoironic­o Sa scherzare e sdrammatiz­zare»

«Il livello emotivo avrà il suo peso Chi arriva qui lo deve sapere»

Si può sapere che cosa ha detto in mezzo al campo contro la Spagna?

«Me lo stanno chiedendo tutti. Ma non lo dirò. Anzi, lo dirò alla fine. Sono cose che restano tra noi, altrimenti le avrei urlate. Comunque tranquilli: non ho detto nulla di diverso rispetto a quello che deve dire il capitano. Cioè focalizzar­e l’attenzione, il momento, l’attimo. Cose che vanno dette».

Qualche parolaccia, pure.

(ride) «Magari qualcuna ci sta, fa parte del momento. In quei momenti scappano sempre».

C’è qualcosa di cui proprio non siete contente?

«No, e poi credo che ogni partita sia a sé. È normale che sia così. Credo che non si possa trovare una cosa che va meglio di altre. In generale ogni partita è così, ci sono cose molto positive e altre meno. Si può sempre migliorare. E noi stiamo lavorando per questo».

 ?? GALBIATI ?? L’allegria di Myriam Sylla (28 anni)
GALBIATI L’allegria di Myriam Sylla (28 anni)
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GALBIATI Sylla con Malagò

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