La strada giusta
Èun’altra Italia quella che ha centrato le semifinali di questo Europeo e sarebbe banale valutare quanto sta facendo in questi giorni solo in base a cosa accadrà nella prossime due partite, esaltando Mazzanti come il ct dal pugno di ferro che ha vinto mettendo in riga la Egonu oppure - in caso di sconfitta - come il ct sprovveduto che non ha saputo reinserire la numero uno del volley italiano all’interno del gruppo. Ma accadrà esattamente questo, si accettano scommesse. Provando invece a giocare d’anticipo e stabilito che l’obiettivo di una nazionale italiana deve essere sempre un posto tra le prime quattro, dove poi il confine tra vittoria e sconfitta dipende molto dagli allineamenti dei pianeti, è giusto riconoscere come nel giro di un anno l’Italia femminile del volley abbia raggiunto una dimensione completamente diversa.
Il fatto che l’evoluzione porti la firma dello stesso ct è un merito di chi l’ha confermato (la Federazione) e della capacità di adattarsi dello stesso Mazzanti. L’indicazione pubblica - perché dettata a chiare lettere dal presidente Manfredi quasi un anno fa - era che la Nazionale non poteva essere considerata un albergo, con riferimento alla momentanea pausa di riflessione chiesta e ottenuta da Paola Egonu dopo il Mondiale dello scorso anno, chiuso con bronzo e polemiche (“Non mi considerano italiana” e altre assurdità del genere che l’azzurra è stata costretta a subire). Mazzanti è stato bravo a cogliere l’occasione al volo mettendo in fila una serie di scelte molto azzeccate: ha responsabilizzato il gruppo in occasione della Nations League, finita non proprio in gloria ma con l’idea chiara che si gioca in sei anche se la stella del momento non è disponibile; è stato chiaro con Paola Egonu, rientrata infatti in punta di piedi e completamente al servizio della squadra; ha inserito come meglio non poteva la Antropova che al momento è titolare proprio al posto della Egonu. Al di là di come finirà nei prossimi giorni le scelte dell’Italvolley sembrano quelle giuste: non esiste, nello sport di oggi, una squadra che vince grazie a un solo giocatore da cui tutti dipendono. A maggior ragione in una grande manifestazione internazionale. Il merito di questa Italia è aver invertito la tendenza a un anno dall’Olimpiade: c’è tempo per crescere, anche attraverso qualche sconfitta visto che le azzurre al momento non hanno perso neanche un set. Ma indipendentemente da come andrà a Bruxelles, la vera sconfitta sarebbe tornare indietro e non proseguire su questa strada.