Ma non vi è sembrato che Mancini e Spalletti sapessero già cosa fare?
Il Ct “traditore” è passato dall’Italia all’Arabia in pochi giorni. E l’ex Napoli quanto ci ha messo a cambiare idea?
Caro Cucci, francamente Mancini ha un po’ stancato con queste interviste dove si lamenta di non aver sentito più la fiducia della federazione, è difficile non accettare 70 milioni dagli arabi, che anche per uno che ne guadagna 3/4 all’anno sono tanti, in pochi ci avrebbero rinunciato, però, non deve prenderci in giro con la storiella della fiducia. È vero che ha vinto un Europeo (con un po’ di fortuna e ai rigori) ma ha fallito le qualificazioni per il Mondiale e qualsiasi altro allenatore si sarebbe dimesso o sarebbe stato licenziato, mentre a lui è stata data la possibilità di riscattarsi. E allora basta con queste lamentele: si goda i dollari/euro arabi e tanti auguri per la sua carriera. Salvo 2410, libero.it
Tu quoque, Salvo? Ti facevo uomo di mondo e mi finisci in dozzinali bagatelle! Ragiona un attimo con me che ormai mi diverto alla grande assumendo il patrocinio gratuito dell’allenatore più ricco del mondo. Partiamo proprio da qui. Un pirla riempie il Mancio di contumelie e precisa: «… e gli danno 25 milioni l’anno, nessun allenatore ha mai preso tanti soldi, si vergogni, la difesa della patria non ha prezzo…». Ma mi faccia il piacere, lo Scrittore Qualunque. Sì, “dulce et decorum est pro patria mori” diceva Orazio - ma meglio furono rappresentate le sue belle parole dal poeta inglese Wilfred Owen quando nel 1917 dedicò il suo pensiero alla cosiddetta Grande Guerra: “Piegati in due, come vecchi straccioni, sacco in spalla, le ginocchia ricurve, tossendo come megere, imprecavamo nel fango, gli uomini marciavano addormentati. Molti, persi gli stivali, procedevano claudicanti, calzati di sangue. Tutti finirono azzoppati; tutti orbi; ubriachi di stanchezza… È dolce e dignitoso morire per la patria”.
Ma torniamo a noi: se hanno scelto lui, per dargli la loro Nazionale e 25 milioni, pensi che siano tutti pataca, quei ricconi trattati come soggetti folcloristici proprio mentre vengono accolti a braccia aperte dai Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica eccetera) l’Unione più potente del Pianeta? Avrà culo, Mancini (due anni fa era un eroe, ricordiamolo) ma forse è anche un tecnico dotato, non ti pare? E quelli che l’accusano di essersi venduto il 18 agosto - solo pochi giorni dopo le… dolorose dimissioni - cosa mi dicono dell’improvviso pentimento di Cincinnato Spalletti che dalla desiata campagna scelta per un annetto di buon riposo - è tornato fulmineamente nell’Urbe per salvare la Patria? Vale il sospetto - da me già esternato senza registrare reazioni - che entrambi sapessero che fare e dove andare. È vero o no che il vertice federale sapeva della possibile svolta araba di Mancini fin da luglio? E già pensava a come sostituirlo? Il calcio business è servito. E lo dico anche a quei perbenini - compagnia di giro di intellettuali sferici ora rimbalzanti ora sgonfi - che adorano Paolo Coelho e forse non hanno letto una sua condivisibile massima tera tera (direbbero a Roma): “La vita è un gioco forte e incredibile,
la vita è lanciarsi con il paracadute, è rischiare, cadere e rialzarsi, è alpinismo, è voler salire più in alto possibile e sentirsi insoddisfatti e angosciati quando non ci si riesce”.
La vita è un gioco forte e incredibile e un rischio anche se prendi a mano una Nazionale saudita, visto quel che scrivono degli arabi dollarosi e feroci citando “il giustiziere” Mohammed Bin Salman al Saud. Dopo Matteo Renzi, Roberto Mancini…