Corriere dello Sport

MAGNIFICA OSSESSIONE

Ausilio: Lukaku, èmancato il rispetto Il ds nerazzurro: «Una delle mie delusioni Bisognava dirsi le cose in faccia. Quando ci si nega al telefono è ora di voltare pagina»

- di Chiara Zucchelli

All’Inter la scottatura della vicenda di Big Rom non passa nonostante la vittoria sulla Roma Uno dei più alti dirigenti del club è tornato a parlarne alla radio della Lega

Non è abituato a parlare molto, almeno non quanto Marotta, visti i ruoli differenti. Ma Piero Ausilio è abituato, e molto, ad avere un filo diretto con i suoi calciatori: quelli che arrivano all’Inter, quelli che vanno via, quelli che prende e anche quelli che non riesce a portare in nerazzurro.

Romelu Lukaku non fa eccezione: il loro legame è sempre stato saldo e diretto perché diretto è Ausilio, uno che quando parla ti guarda dritto negli occhi e per questo è stimato soprattutt­o dai calciatori, oltre che dagli agenti con cui si interfacci­a ogni giorno. Con Lukaku era così, il rapporto era cordiale e non certo logoro.

Ma oggi Big Rom non è più un giocatore dell’Inter e nonostante Ausilio, nell’intervista alla radio della Lega di Serie A, dica di «non voler parlare di un giocatore di un’altra società, ho rispetto» poi alla fine si ritrova, comunque, ad affrontare l’argomento. Inter-Roma

è passata, i nerazzurri hanno vinto con merito e con gol di colui che ha preso il posto proprio di Lukaku, eppure Romelu continua ad essere un tema.

«Di delusioni in tanti anni ce ne sono state più di una l’ammissione di Ausilio -. Con Lukaku è una delusione per come è finita, ma mi piace pensare al presente e al futuro. Lui è stato parte del passato dell’Inter e quindi vorrei ricordare uno scudetto meraviglio­so, una bellissima plusvalenz­a, vera, e due finali perse». Come a dire: parliamo di calcio, parliamo di campo. Giusto. Anche se, poi, Ausilio ribadisce: «Preferisco non entrare nei dettagli. Dico solo che in tutte le cose ci devono essere educazione e rispetto. A un certo punto, le trattative stavano andando avanti, ma sono venuti a mancare proprio l’educazione e il rispetto. Se c'è voglia di dirsi le cose negli occhi non c'è mai problema. Quando non si risponde al telefono, ci si nega o si risponde tramite altre persone, allora è il momento di voltare pagina. Da quell'8 luglio è andata così. La telefonata in cui mi sono arrabbiato? Una leg

genda. C’è stata questa chiamata dopo vari tentativi, ma è durata poco. Posso dire che è stata decisa, ferma, ma niente di particolar­e. Ho detto ciò che pensavo in poco tempo».

NESSUNA SORPRESA. Probabilme­nte, se tutto fosse finito lì, la cosa si sarebbe esaurita in estate. Ma è autunno inoltrato e ancora si continua a parlare di Lukaku, delle sue scelte, del suo entourage. Come se poi, in carriera, Big Rom non avesse dimostrato una certa inclinazio­ne ai trasferime­nti, anche improvvisi. La stessa Inter, quando è voluto rientrare a Milano dal Chelsea, ne ha beneficiat­o. La croce è diventata delizia e viceversa, ma di improvviso non c’è stato nulla: «Comunque - dice Ausilio in riferiment­o a Lukaku, ma anche a Samardzic e Skriniar - sono tutte esperienze, dalle sconfitte sul campo a quelle di mercato. Si impara sempre qualcosa».

Adesso, però, Lukaku è il passato e l’Inter può godersi un gioiello come Thuram che, in coppia con Lautaro, sta facendo benissimo diventando, grazie all’intuizione dei dirigenti e di Inzaghi, molto più punta rispetto a prima: «Lui e Lautaro sono una bella coppia, però mi piace parlare di quartetto. Loro stanno funzionand­o benissimo, ma abbiamo anche Sanchez e Arnautovic, che ci farà vedere cosa può dare. Thuram l’abbiamo notato dopo la cessione al Chelsea di Lukaku, ci serviva un attaccante per completare il reparto dopo che avevamo preso Dzeko. Ma si infortunò e dovemmo cambiare obiettivo».

STRADE SEPARATE. Pochi mesi fa, però, Marcus è approdato a Milano e il lieto fine c’è stato. Per lui, per l’Inter e anche per Lukaku che, dopo un’estate complicata, ha trovato, almeno fino a giugno, un club che crede in lui, un allenatore che lo considera imprescind­ibile e una tifoseria per cui è diventato un idolo ancora prima di scendere dall’aereo. Insomma, il classico vissero felici e contenti. E separati, ognuno per la propria strada. Interviste permettend­o, almeno fino alla gara di ritorno.

«Alla fine soltanto un breve colloquio Sono stato deciso, senza arrabbiarm­i»

«Noi lo ricorderem­o per lo scudetto, la plusvalenz­a vera e due finali perse»

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GETTY IMAGES
Romelu Lukaku 30 anni, contrastat­o di testa da Francesco Acerbi, 35, durante Inter-Roma; e, a destra, dopo un gol GETTY IMAGES
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ANSA, LAPRESSE Piero Ausilio 51 anni, direttore sportivo dell’Inter. A destra l’amministra­tore delegato del club Giuseppe Marotta, 66

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