Audio e tecnologia: «Ora siamo arbitri più moderni»
L’arbitro Maresca (42) «Siamo arbitri più moderni». La definizione migliore dei direttori di gara (squadra al completo) 3.0 l’ha data l’assistente “mondiale” Carbone, che ieri era fra i festeggiati (i 100 anni della sezione di Napoli) nella sala dei Baroni di solito “casa” del Consiglio Comunale, alla presenza del sindaco Gaetano Manfredi. Perché l’introduzione del SAOT (il fuorigioco semiautomatico) ha in qualche maniera ridimensionato la figura del guardalinee e ne ha cambiato le mansioni: «Adesso aiutiamo di più l’arbitro nelle sue decisioni» ha proseguito Carboni. C’era lui a Torino sul fuorigioco di “tacchetti” di Kean sul primo gol annullato (più millimetri che centimetri). «Quando ti dicono che c’è un overrule su un fuorigioco, non ti dicono di quanto è. Dal campo avevo avuto la sensazione fosse di poco, ma il dubbio ti resta».
L’occasione, dunque, i 100 anni della sezione di Napoli. Festa in una delle sale più “storiche” del Maschio Angioino, e bene ha fatto Rizzoli a sorvolare sul perché del nome (“dei Baroni” perché qui furono arrestati i baroni che avevano partecipato alla congiura contro Ferrante I d’Aragona, che li aveva invitati per una festa traendoli in inganno). L’ex internazionale e designatore arbitrale, oggi responsabile dei “fischietti” della Concacaf, s’è smarcato con una bugia (bianca) dalle vicende arbitrali del nostro campionato («Non seguo il calcio italiano») entrando però nello specifico («Non sarà un campionato semplice, sarà avvincente, ci sono squadre meno blasonate che possono mettere in difficoltà le big, sarà difficile anche per gli arbitri»), sottolinea l’importanza dei maxirecuperi («Tutti devono avere il diritto di giocare lo stesso numero di minuti»), plaude la lotta ai furbi («Un problema da risolvere dal punto di vista culturale con un approccio diverso allo sport»).
Una questione di presidenti. Quello dell’AIA, Pacifici, e quello padrone di casa, Fabio Maresca, che oltre ad essere arbitro internazionale, è anche il patron della sezione intitolata a Ottavio Anzano, primario dell’Ospedale Monaldi di Napoli, arbitro benemerito scomparso nel 2012. Ha lanciato una riflessione (polemica?) sulla diffusione degli audio arbitro-VAR: «Noi lavoriamo, siamo microfonati e ci ascoltate. Certo ci fa piacere. Ma abbiamo un microfono nell’ufficio del Sindaco? Pensiamoci». Una festa preparata mentre “studiava” Inter-Roma, diretta sabato: «Siamo delle persone che vivono delle emozioni e degli impegni anche al di fuori del terreno di gioco. Ho arbitrato sapendo che mia moglie aveva delle contrazioni, ma se uno decide di andare a farlo c’è solo la partita. Panchine e allenatori turbolenti? E’ un elemento la gestione delle panchine, noi dovremmo avere il focus solo sul campo. Ora fra panchine lunghe e panchine aggiuntive ci sono tante persone da controllare. Ho sempre cercato di mettermi nei panni dell’altro, un allenatore sta vivendo un momento emozionale forte, ma ammonire o espellere è l’ultimo dei nostri pensieri». E’ stato insignito - davanti a tanti internazionali e VMO - del premio Farina, indimenticato (e illuminato, lui sì) ex internazionale e dirigente AIA.