Corriere dello Sport

Per Francesco Pelé è megl’ ‘e Maradona

Il Pontefice interrogat­o sulla preferenza tra Diego e Messi risponde così: «Scelgo Pelé, gran cuore. Leo un signore, l’uomo Maradona ha fallito»

- Di Fabio Mandarini

Maradona non è meglio di Pelé: amen. La prima lettera enciclica-spontanea sul calcio del Santo Padre Francesco agli sportivi di tutto il mondo ha rovinato la giornata degli argentini, alimentato il dibattito ecumenico e gettato nello sconforto i fedeli dell’Iglesia Maradonian­a fondata a Rosario. La città di Messi, l’ottavo Pallone d’Oro in una mano e la Coppa del Mondo nell’altra, argentino come Diego e come il Papa. Tifoso orgoglioso e appassiona­to del San Lorenzo e della Seleccion, ma pur sempre il Pontefice: siamo tutti figli di Dio, anche il brasiliano meno amato dai tifosi d’Argentina per l’eterno dilemma che coinvolge il mito del pueblo. E così, quando Gian Marco Chiocci sfiora il capitolo calcistico al 90’ di una lunga e ricca chiacchier­ata ai microfoni del TG1, e gli chiede di

Il Papa argentino compie la sua scelta nel corso di un’intervista concessa al TG1 Ai due compatriot­i preferisce il mito venuto dal Brasile

scegliere tra Maradona e Messi, Sua Santità dribbla meglio di Diego e Leo e la mette nel sette. Con il destro: «Io dirò un terzo: Pelé».

Francesco, per la verità, sceglie il suo prediletto tra Diego, Leo ed Edson detto Dico più che tra Maradona, Messi e Pelé. Battezza l’uomo e il fuoriclass­e insieme: «Maradona come giocatore è un grande, un grande. Ma come uomo è fallito. Poveretto, è scivolato con la corte di quelli che lo lodavano e non lo aiutavano. È venuto a trovarmi qui il primo anno di pontificat­o e poi poveretto ha avuto la fine». E ancora: «È curioso: tanti sportivi finiscono male. Anche della boxe. Messi è correttiss­imo, è un signore. Ma per me di questi tre il grande signore è Pelé. Un uomo di cuore. Io una volta ho parlato con Pelé, l’ho incontrato su un aereo quando ero a Buenos Aires. Un uomo di una umanità così grande». Per concludere: «I tre sono grandi. Ognuno con la sua specialità. Messi è bravo in questo momento. E Pelé era bravo».

In Argentina la scelta di un idolo brasiliano tra due idoli argentini firmata dal Papa, nato a Buenos Aires nel Barrio Flores, distante più o meno 12 chilometri da Villa Fiorito, la culla del Diego, tifoso matto del Boca e dunque nemico sportivo del San Lorenzo papale, è stata accolta con un certo stupore: uno dei cori cult alla Bombonera, e in genere dei tifosi della Seleccion, urla che «Maradona es mas grande que Pelé», è più grande di Pelé. Punto. E se vogliamo anche Tommaso Paradiso, in un brano dal titolo “Maradona y Pelé”, ha decretato in musica il concetto: tutti conoscono la storia che Maradona è megl’ ‘e Pelé. Come Napoli ha deciso nel 1984. «La sorprenden­te risposta del Papa quando gli chiedono di scegliere tra Messi e Maradona», titolano le edizioni online del Diario Olé e del Clarín. Olé precisa: «Resta in sospeso la risposta finale: come argentino, Diego o Leo?». Né il D1OS del futbol e tantomento il suo figlio più legittimo: Sua Santità ha scelto un re, O Rei, un uomo. Un brasiliano: la gente, manco a dirlo, non gradisce e spara frasi più o meno carine in calce agli articoli. E il dilemma, comunque, sarà eterno.

Niente male, vero? Il tutto a poche ore dal trionfo di Messi e dal compleanno eterno di Maradona: lunedì - curiosamen­te nello stesso giorno - Leo ha ricevuto il suo ottavo Pallone d’Oro e Dieguito avrebbe compiuto 63 anni. Il tutto a meno di un anno dalla canzone mondiale che magari avrà canticchia­to anche il Papa, quella che a un certo punto ricorda la fine delle lacrime per le sconfitte con il Brasile perché al Maracanã, la finale della Coppa America 2021 con los brazucas, i brasiliani in gergo, «la volviò a ganar papà». È tornata a vincerla papà, l’argentino. Non un padre, figuriamoc­i santo.

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