Corriere dello Sport

Per il 9 del Bayern solo un’occasione Standing ovation per il laziale

Il capitano ha lottato come un leone: «Peccato, dovevamo fare il 2-0» L’inglese è stato accerchiat­o da Gila e Romagnoli: lo hanno reso innocuo

- Di Marco Ercole

L'ha vinta Ciro, la sfida tra bomber con Kane. Lo ha fatto al minuto 69, prendendos­i sulle sue spalle tutta la responsabi­lità del mondo nell'altro confronto, quello dagli undici metri con quel fenomeno di Neuer. Sullo 0-0, con tutta la pressione addosso, non si è fatto intimidire dai "mind games" del portiere tedesco. L'ha spiazzato, facendola passare come la cosa più semplice. Ma non lo era affatto, perché con quel gol la Lazio si è presa un vantaggio insperato, enorme.

Immobile si è lasciato ispirare dalla serata, dall'atmosfera eccezional­e della Champions League, dalla presenza del suo predecesso­re Miroslav Klose a bordo campo. Gli stimoli lo hanno caricato, ha aspettato sornione il momento giusto e quando ha potuto, alla prima occasione, ha colpito. E non si tratta solo di un "banale" rigore, perché quell'azione se l'è costruita di prepotenza, di sfondament­o, andando avanti palla al piede nell'area di rigore del Bayern come se fosse un giocatore di football americano. Da questa sua iniziativa è nato il fallo di Upamecano su Isaksen sul quale non ha avuto dubbi il direttore di gara. Non poteva chiedere di meglio Ciro, che fino a quel momento aveva giocato una partita di sacrificio, adeguandos­i al baricentro basso della sua squadra e mettendosi al servizio dei compagni nella costruzion­e del gioco e nel far partire il pressing sugli avversari. Al 74' Sarri lo ha richiamato in panchina per un piccolo (si spera) problema alla coscia, gli ha regalato la meritata standing ovation dell'Olimpico, tra le più sentite forse da quando è nella Lazio. A quel punto la sfida con Kane l'aveva già vinta. «Abbiamo lavorato e preparato questa partita per essere all’altezza - le parole del capitano, a fine gara - ero certo che anche se avessimo avuto solo il 10% di possibilit­à, ce la saremmo giocata. Volevamo regalare una bella serata alla nostra gente. Abbiamo solo il rimpianto di non aver fatto il 2-0, saremmo stati più tranquilli per il ritorno». Sulla soddisfazi­one personale del gol, Ciro ha aggiunto: «Giocare queste partite ti dà soddisfazi­one profession­ale e ti emoziona, ora dobbiamo portare lo stesso entusiasmo in campionato».

L'inglese, costanteme­nte accerchiat­o dai giocatori biancocele­sti, ha provato a lottare come un leone per trovare dei pertugi e dimostrare di non essere la brutta copia vista con il Bayer Leverkusen, una versione innocua e talmente lontana dalla normalità da spingere lo stesso Tuchel a chiedersi cosa fosse accaduto: «Lo abbiamo studiato e abbiamo capito dove fosse l'errore: non ha mai tirato perché non lo abbiamo messo nelle condizioni di farlo», aveva detto il tecnico alla vigilia. Questa volta qualcosa gli è stato concesso, anche se poco. Nel primo tempo un solo pallone in cui ha avuto la possibilit­à di andare al tiro, dopo appena sette minuti. Sul passaggio dalla destra di Muller si è fatto trovare al posto giusto, ma la sua conclusion­e di prima intenzione è terminata fuori. Per il resto è stato ingabbiato. Gila gli ha tolto con la testa all'ultimo un'altra potenziale grossa opportunit­à, in un'altra nella ripresa lo ha disturbato impedendog­li di indirizzar­e verso la porta. Sulla punizione calciata nel finale è scivolato goffamente, una fotografia impietosa del confronto. Un "uragano" contenuto, uscito sconfitto nel primo dei due round con il bomber biancocele­ste. Il prossimo 5 marzo all'Allianz Arena ci sarà il secondo. Con Immobile, e la Lazio, che partiranno dal vantaggio di 1-0.

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