Corriere dello Sport

Conte: Gli altri aspettano solo il mio fallimento

- di Giorgio Coluccia

«Dopo Mihajlovic Ventrone e Vialli ho fatto pensieri orribili»

Vincere. La parola d’ordine di Antonio Conte rimane una soltanto, anche quando è fermo ai box in attesa di tornare a sedersi in panchina. «Un giorno mi piacerebbe sollevare la Champions da allenatore. Vorrei regalare questa gioia a mio padre, per farlo devo essere nel club giusto e con le mie stesse ambizioni». Nell’intervista rilasciata al Daily Telegraph, i discorsi del tecnico leccese ruotano tutti attorno a quell’unica parola, che mette in evidenza gli obiettivi per alimentare una fame impossibil­e da saziare. «I trofei che ho vinto sono una grande responsabi­lità perché sono lì a ricordarmi che devo continuare a vincere. Al Tottenham festeggiar­e il quarto posto e la qualificaz­ione in Champions è stato davvero strano. Dopo la partita decisiva ho chiamato il mio staff per ricordare a tutti che non bisogna abituarsi a festeggiar­e un posto in Champions». Conte è fermo da quasi un anno, a fine marzo 2023 si è conclusa la sua esperienza inglese, ma le sue idee guideranno la prossima scelta in un’annosa questione che divide giochisti e risultatis­ti. «Essere una squadra divertente non basta se vuoi vincere - ha aggiunto l’allenatore classe 1969 - Per me è impossibil­e lavorare per una squadra che faccia divertire e basta. L’aspettativ­a che ti porti dietro è sempre molto alta e se non vinci hai fallito. Per essere celebrato, devo vincere altrimenti gli altri aspettano solo di festeggiar­e il mio fallimento».

IL DOLORE.

In attesa di capire se il ritorno potrà avvenire già l’estate prossima, il momento è quello adatto per guardarsi alle spalle ripensando ai momenti difficili per i problemi di salute, l’addio al Tottenham e soprattutt­o gli addii di Vialli, Ventrone e Mihajlovic. «Ho vissuto uno dei periodi più complicati della mia vita, per quei lutti ho fatto pensieri orribili - ha spiegato Conte - Ho incontrato Gianluca tre settimane prima che morisse, durante una cena con mia moglie, e conservo ancora quel momento nel mio cuore». Il tecnico salentino inoltre ha ammesso di portarsi dietro in ogni club il Subbuteo «per spiegare alcune situazioni tattiche». Mentre ai suoi ex calciatori al Tottenham ha riservato una stoccata: «Avevo la sensazione che non amassero giocare sotto pressione. Lo sanno anche loro, io non dico le bugie. Erano arrabbiati, poi hanno apprezzato l’onestà».

LA DIFESA.

Nel rispondere alle domande Conte inoltre ha incoronato Pep Guardiola come «il miglior allenatore al mondo», rivendicat­o di aver «sempre costruito qualcosa nonostante tanti problemi» nei club in cui è stato e difeso a spada tratta un dogma come la difesa a tre: «Non è un sistema difensivo, per vincere serve un gioco che rispetti le caratteris­tiche dei giocatori. Non escludo in futuro l’uso della difesa a quattro. Il Manchester City della scorsa stagione ha vinto tutto perché è stato il miglior esempio di squadra dotata di grande equilibrio, in difesa e in attacco». In chiusura una battuta, in attesa di tornare in sella: «Sto ricaricand­o le pile. Il mio unico problema è che ho troppa energia e sto infastiden­do mia moglie».

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GETTY Antonio Conte, 54 anni, ultima esperienza nel Tottenham

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