Afragola addio: sì, la capolista se ne va
La capolista se ne va, da Afragola se ne va, intonano gli amici dello chalet di Peppino cameriere a Mergellina ammainando sull’Asse Mediano, nei pressi della città delle quattro fragole rosse, il vessillo delle magnifiche sorti e progressive del club azzurro. Sul vessillo è impresso lo slogan “quod non fecit Bassolino, non fecit De Laurentiis”. Si sgonfia il grande progetto visionario di Aurelio nella città di Antonio Bassolino, mitico sindaco di Napoli e leggendario governatore della Campania, informa Pasquale Pazienza giornalista on-line.
Il futuro azzurro era qui, ad Afragola, proclama don Ciccio portiere di palazzo. Sfrattato da Castelvolturno, il Napoli in ritiro da ovest puntava a nord, chiarisce Salvatore pittore di alici. Emigranti a vita, sottolinea Gennaro Piromallo salumiere. Ad Afragola c’è la stazione ferroviaria più avveniristica del mondo, si entusiasma don Ciccio portiere di palazzo, un biscione di 400 metri sugli otto binari, tutto vetro, calcestruzzo e metallo, 5mila metri quadrati di vetrata per scorgere il Vesuvio, 20mila metri quadrati di rifinitura opaca, che è come stare in una gigantesca capsula farmaceutica, lo stadio di Aurelio sarebbe stato uno spettacolare serpente a sonagli tutto vetro e acciaio.
Ad Afragola, c’è la via Principe di Napoli, illustra Pasquale Pazienza giornalista on-line, dal Castello con le quattro torri a Piazza Municipio. Qui Aurelio voleva aprire il suo negozio di gelati, asserisce Saverio Malaspina ragioniere. E qui avrebbe realizzato il salone delle automobili, aggiunge Peppino cameriere. Più in là ci sarebbe stata la sua agenzia immobiliare, informa Carminiello-a-rezza pescatore di fravaglia. Qui avrebbe aperto una sala cinematografica, assicura Carmelo Mirabello regista di teatro popolare. Il grande sogno di una vita, esclama Giacomo Frollo pasticciere alla Pignasecca.
Ad Afragola Aurelio voleva fare lo stadio, la foresteria e il centro sportivo con sedici campi, sei per il 4-3-3, sei per il 3-5-2 e quattro per il tiki-taka, espone don Ciccio portiere di palazzo, perché con Gaetano aveva chiuso. E chi è ’sto Gaetano, chiede Saverio Malaspina ragioniere. ’O sindaco ’e Napule, chiarisce Gennaro Piromallo salumiere. Aurelio ’o chiamma Aitàno, ma so’ frate, domanda don Peppino parcheggiate allusivo.
Dieci anni fa, De Laurentiis pensò già ad Afragola per lo stadio, voleva tutto gratis, litigò col sindaco e la cosa finì, obietta Salvatore pittore di alici. Non mettete bacchette, intima don Ciccio portiere di palazzo, stavolta era una cosa seria. Eh già, seria mo’, esclama Saverio Malaspina ragioniere. Seria, molto seria, interviene don Ciccio portiere di palazzo, tutto sarebbe stato pronto per il 2030.
Ce l’avessimo fatto a lo vede’, domanda don Peppino parcheggiatore allusivo, o è un’altra diatrippa come per la colmata di Bagnoli che se ne riparla in questi giorni dopo trent’anni di chiacchiere e miliardi al vento. Avrei visto volentieri la prima pietra, sospira Saverio Malaspina ragioniere. ’A primma e l’urtima sarrà pe’ me, commenta scettico Carminiello-a-rezza pescatore di fravaglia. Pietre, pietre, esclama don Ciccio portiere di palazzo, se Aurelio fa cose buone gli tirano le pietre, se fa cose cattive gli tirano le pietre, qualunque cosa faccia, sempre pietre avrà in faccia. Ma chi site, Antuàn, chiede Giacomo Frollo pasticciere alla Pignasecca. Un drappello di vigili urbani di Afragola impone l’alt agli amici dello chalet di Peppino cameriere a Mergellina intimandogli di andarsene, via!, via!, qua non si farà nessuno stadio, chi è ’sto Delaurentìsse che vo’ fa’ ’o stadio, l’epicentro sportivo, ’a furesteria, cca ’a pezza e cca ’o ssapone, cari signori, ’o tène ’o ssapone ’sto Delaurentìsse, paga o non paga?, pagare moneta vedere stadio. Calma, calma, replica don Ciccio portiere di palazzo, non ci sarà più Afragola per Aurelio, si torna a Napoli. Da Aitàno, ’o frate suio, sottolinea don Peppino parcheggiatore allusivo.