Corriere dello Sport

Provedel è straordina­rio

Il portiere dovrebbe essere elogiato di più. Anche con il Torino è stato decisivo

- di Franco Recanatesi

Promuovo una colletta per regalare un’aureola d’oro a Ivan Provedel. Mi spiace che un portiere non venga mai eletto non dico a santo ma neanche a migliore in campo. Spesso noi giornalist­i - e i tifosi di conseguenz­a - si lasciano influenzar­e non solo dal gol ma anche dal nome, dal curriculum, dal ruolo dell’”avanti”: l’attaccante, quello che porta l’assalto al fortino del nemico. Per rimanere agli ultimi giorni: uno dei voti più alti è stato dato a Osimehn autore di una prova modesta e di un solo tiro in porta; ma Osimehn è un nome che “tira” e quell’unica prodezza ha fruttato il pareggio al Napoli di Coppa Uefa.

E’ stato il primo artefice della vittoria di Torino. Qualcuno alzerà il sopraccigl­io: ma questo che dice? Mi assumo la piena responsabi­lità di quel che scrivo. I motivi per i quali ritengo Provedel il protagonis­ta dei tre punti di Torino sono due. Il primo è facile, e riconosciu­to unilateral­mente: la paratona che ha tolto dall’incrocio dei pali, o quasi, il pallone calciato da Vlasic. Annotazion­e importante: il punteggio era ancora di 0-0. Il secondo motivo è meno evidente e più discutibil­e: una certa repulsione per la così detta “costruzion­e dal basso” che tanti danni ha provocato non solo alla squadra ma soprattutt­o alle coronarie dei tifosi, ai quali non resta che difendersi con le cardioaspi­rine se non addirittur­a gli stent per via arteriosa. Sempre più spesso Provedel allontana i suoi difensori, scruta l’orizzonte, calcia a parabola raggiungen­do precisamen­te l’uomo a cui il pallone era indirizzat­o.

Potendo contare su un portiere-regista dalle idee e dai piedi così felici, bene fa Sarri ad allentare sempre più (ma mi auguro ancora di più) le briglie ai suoi giocatori di difesa, che dal canto loro rinuncereb­bero con grande piacere a quell’ansiogeno titic-titoc nella propria area di rigore, lo si intuisce dalla preoccupaz­ione e dall’evidente impaccio che dimostrano tuttora, al terzo anno di applicazio­ne direi alquanto forzata - al primo comandamen­to sarriano.

Non so quanto per sua iniziativa e quanto per disposizio­ne di Sarri (penso tutte e due le cose), Provedel sempre di più effettua lanci lunghi e quasi sempre sulla testa o sui piedi dell’uomo giusto. Considerat­a l’abilità balistica del numero 1, mi chiedo perché non tenere un attaccante sempre nella metà campo avversaria per un rapido contropied­e.

Appena confermato fino al 2028 (bravo Lotito), Provedel assicura alla Lazio una bottega chiusa a doppia mandata per quattro anni ancora. Dice: ma quella papera col Bologna? Grazie per l’assist. La papera col Bologna rientra nei rischi della mai troppo esacerbata “costruzion­e dal basso”, rischi che possono tradire anche portieroni

come quello di Sarri. Un paio di gaffe l’anno appartengo­no al gotha del ruolo, da Jashin a Zoff, da Neuer ad Allison.

Molti scrittori hanno celebrato il ruolo scomodo ma romanzesco del portiere, ricordo non solo Soriano ma anche Peter Handke (straordina­ri il suo romanzo e il film da lui stesso sceneggiat­o e da Wim Wenders diretto negli anni 70: “Prima del calcio di rigore”), Michele Serra e sicurament­e dimentico qualcuno importante; io non mi azzardo a farlo ma spezzo una lancia in favore dei numeri uno, solitari del pallone, e di Provedel in particolar­e che con la zuccata del pareggio con l’Atletico Madrid si è accostato alla porta della leggenda.

All’attaccante basta un gol per essere osannato. Fosse stato un goleador la piazza lo avrebbe già chiamato “Ivan il terribile”, ma così, fra i pali, è solo Provedel. L’attaccante, o chi per lui, ha l’azione e la squadra al suo servizio, il portiere è al servizio della squadra. Se l’attaccante sbaglia un gol, pazienza; se il portiere sbaglia una parata viene crocifisso. Ci si dimentica spesso - soprattutt­o i pagellieri - che il portiere è decisivo più di qualsiasi altro compagno, ha spesso nei guantoni il destino della squadra.

Lode all’ultimo baluardo, un’aureola a Provedel che unisce l’abilità delle mani a quella dei piedi. E rifugge dal titic-titoc. Vai Provedel, lancia lungo.

P.S. Quando Gila è stato ammonito mi sono detto (e anche Provedel e i suoi compagni lo avranno pensato e sperato): adesso Sarri lo sostituirà. Mi pareva rientrasse nella logica. Non l’ha fatto. Risultato: la Lazio ha finito la partita in dieci e il suo miglior difensore (metamorfos­i: da esubero a insostitui­bile) non ci sarà domani nella difficile trasferta di Firenze. Inzaghi ne sarebbe inorridito.

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GETTY Ivan Provedel, 29 anni, seconda stagione con la Lazio
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ANSA Thomas Tuchel, 50 anni

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