Corriere dello Sport

«Le è stato utile anche il doppio che non amava»

«Si è fidata del suo coach, Furlan, del progetto e dei cambiament­i Ha lavorato tanto su sé stessa Il titolo con la Errani una fortuna»

- Di Alessandro Nizegorodc­ew

L’uomo che agisce nell’ombra, dietro le quinte, scovando piccoli ma fondamenta­li dettagli. La video-analisi di Danilo Pizzorno è uno dei segreti del successo di Jasmine Paolini. Nel giugno del 2020, alla ripresa del circuito post covid-19, Renzo Furlan chiamò il tecnico piemontese per chiedergli di entrare nel team. Già al fianco di Ivan Ljubicic (ex n.3 ATP) e altri grandi giocatori, Pizzorno è da alcune stagioni uno dei più importanti consulenti della FITP; tutti (o quasi) i tennisti azzurri hanno usufruito del suo lavoro, trovando un importante giovamento tecnico-tattico. Pizzorno, re dello slow motion, è prima di tutto un ottimo maestro di tennis che negli anni ha sviluppato un’esperienza di altissimo livello nell’analisi accurata delle immagini. «Il trionfo in questo “1000” arriva grazie a un lungo lavoro – racconta Pizzorno – che ha trovato il culmine a Dubai. Renzo Furlan è stato straordina­rio, così come il preparator­e fisico (della FITP) Andrea Bracaglia, che le ha dato nuove certezze dal punto di vista atletico, senza dimenticar­e la parte di video-analisi e di mental coaching. Tutti hanno contribuit­o a questo successo. Jasmine per prima, ovviamente, grazie alla propria coerenza e alla fiducia che ha riposto in tutto il team».

Dubai è il culmine, ma quando è natala“nuova”JasminePao­lini?

«I grandi risultati sono arrivati sin dal “1000” di Cincinnati dello scorso anno, ma a mio avviso la svolta è giunta al Foro Italico. Jasi in quei giorni era un po’ in crisi e, dopo la bella vittoria sulla cinese Wang, ha cominciato a prendere consapevol­ezza dei propri mezzi e del lavoro svolto».

Qual è stata in questi anni la dote principale di Jasmine?

«La coerenza».

In che senso?

«Jasmine ha capito il progetto che Renzo aveva pensato per lei. Ha creduto fermamente nelle idee del suo allenatore, anche quando i risultati non erano entusiasma­nti. È stata lungimiran­te, caratteris­tica molto rara nel tennis profession­istico. Si è fidata: ha accettato di modificare tanti aspetti del proprio tennis, dettaglio non banale. È cambiata prima nella testa e poi nella tecnica».

Ci saranno stati anche momenti meno semplici.

«Certo, come è ovvio che sia. Il lavoro principale Jasmine lo ha dovuto fare su se stessa. Accettando i cambiament­i. Pensava di non poter giocare bene sul cemento e sull’erba per poi, invece, vincere il suo primo titolo WTA proprio sui campi in duro (a Portorose nel 2021; ndr). In quella circostanz­a ha capito che, anche contro grandi servitrici, avrebbe potuto far bene migliorand­o la risposta. Una volta ci disse: “ma io sono piccola, come faccio a rispondere sul cemento a ragazze così potenti?”. Poi, con il lavoro, c’è riuscita. A un certo non voleva giocare più in doppio, che invece è stato fondamenta­le per la sua crescita».

Cosa accadde?

«Due anni fa eravamo al WTA 250 di Parma. Perse un brutto match in coppia con Martina Trevisan e, uscendo dal campo, disse che non avrebbe più voluto giocare il doppio. Fu una scena incredibil­e, era arrabbiati­ssima. Renzo si impuntò, la convinse. Credo sia stato uno dei momen

ti decisivi della crescita di Jasmine, che da quel momento, anche grazie al doppio, è migliorata tantissimo nel servizio e nella risposta. Non è un caso il bellissimo titolo vinto con Sara Errani a Linz. È riuscita a trarre beneficio, nel proprio tennis, da ciò che inizialmen­te non le piaceva».

In cosa è più evidente la crescita tecnica di Paolini?

«Oltre a servizio e risposta è migliorata molto atleticame­nte, arrivando dunque sulla palla in maniera ideale. Tecnicamen­te invece sul dritto. Il modo in cui riesce oggi a giocarlo sia in fase di attacco che di difesa, in corsa, è oggi di buonissimo livello rispetto al recente passato».

Oggi Jasmine si sveglia da numero 14 al mondo. Cosa bisognerà fare per rimanere lassù, provando magari a far meglio?

«Ha migliorato tanto la seconda di servizio. Lo si nota dalle percentual­i di conversion­e: ho raccolto tutti i dati dal 2020 a oggi e c’è stata un’inversione di tendenza, in positivo, palese. Il prossimo step sarà quello di far crescere la prima di servizio. Jasmine, nonostante una non grande statura, può e deve far leva sulla precisione, scegliendo ogni volta l’angolo e il taglio ideali.

«Oltre a servizio e risposta, arriva meglio sulla palla atleticame­nte»

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Da sinistra Renzo Furlan, Jasmine Paolini e Danilo Pizzorno

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