Corriere dello Sport

«Ormai siamo in una nuova dimensione»

Il dt azzurro ci spiega cosa c’è dietro i 20 record italiani in meno di un mese tra indoor e strada La Torre: «I grandi meeting cercano i nostri ragazzi e s’è creato un mix positivo tra atleti e allenatori»

- di Franco Fava

«L’atletica è tornata al centro dello sport italiano. Con la pioggia di risultati di queste settimane è mio dovere continuare ad alimentare l’onda luna di Tokyo, forti anche del cambio di mentalità registrato a tutti i livelli e in tutti i settori».

Dopo i 20 record italiani caduti in soli 28 giorni e a meno di una settimana dai Mondiali indoor di Glasgow, il professor Antonio La Torre, dt dei cinque ori olimpici, analizza lo stato di salute (ottimo) dell’atletica azzurra anche alla vigilia dei due mega appuntamen­ti estivi: Europei a Roma (7-12 giugno) e un mese e mezzo dopo l’Olimpiade di Parigi. Tutto ciò in un contesto in cui i tecnici azzurri hanno ritrovato centralità. Mentre girano voci insistenti circa il nuovo impegno di Paolo Camossi: l’ex coach di Jacobs sarebbe stato ingaggiato dalla Cina per allenare i velocisti.

Dal 27 gennaio abbiamo assistito a 19 record nazionali indoor e a quello di Yeman Crippa sulla maratona, come mai accaduto prima.

«È parecchia roba ma non illudiamoc­i troppo. È ragionevol­e pensare che si tratti anche questo di un record, pur consideran­do che l’attività al coperto era assai più limitata nel passato. È significat­ivo però come i nuovi primati abbiano coinvolto tutte le specialità: dalle pedane alla strada, dalla velocità ai lanci e al mezzofondo veloce, anche se continuiam­o a soffrire nei 5.000 e 10.000. Nella maratona ne abbiamo sei da Olimpiade, ma i posti sono solo tre».

Lei sottolinea il cambio di passo dei nostri atleti, è solo frutto di un ritrovato spirito di emulazione?

«In parte lo è. Ai recenti Assoluti indoor di Ancona, pur senza i nostri big olimpici, la media dei risultati tecnici è stata superiore al passato secondo i punteggi di World Athletics. La nostra atletica ha sempre più una base allargata che guarda verso l’alto».

Ai meeting di Berlino, Madrid, Lievin, Stoccolma spesso vinciamo migliorand­o record che resistevan­o da 30-40 anni. E quando non siamo primi siamo sempre lì a farci notare. Finita l'era dei piagnistei?

«Prima dovevamo elemosinar­e una corsia nei meeting internazio­nali, ora sono gli organizzat­ori a cercare i nostri atleti. Venerdì sera tra Madrid e Berlino ne avevamo una quindicina in gara. La Dosso nei 60 ha dominato in 7”09, con un crono che oggi è normale per lei, ma soprattutt­o ha reso comprimari­a una come la britannica Neita. Vabbé, a Glasgow ci saranno le americane, ma... Mentre a Madrid Tecuceanu ha spadronegg­iato negli 800, stampando con 1’45”00 un record che resisteva da oltre 30 anni e vale il miglior crono mondiale dell’anno. Catalin è capace di un’accelerazi­one repentina, da lui mi aspetto un ulteriore passo in avanti in estate verso lo storico record di Fiasconaro (già mondiale con 1’43”7, vecchio di 51 anni; ndc)».

E Simonelli, che a Madrid ha riscritto per la terza volta il record dei 60 hs con 7”46?

«Lorenzo ha solo 21 anni e ha la fortuna di essere allenato da Giorgio Frinolli, così come la Dosso. A Madrid ha bastonato tutti i migliori europei andando come un siluro: ha tecnica e velocità. Ha mostrato carattere anche quando a Lievin è finito giusto sulla scia del re degli ostacoli, Holloway».

L'allievo di Frinolli si è fatto notare quest'anno anche sul piano con una esibizione sui 60 in 6”59

«Per non parlare dei 100, dove vanta un 10”25 corso sotto l’acqua e in tuta. Non mi stupirei se avesse già fatto un pensierino per la 4x100».

A proposito di staffetta veloce, con Ali tornato a brillare si ripropone il problema della formazione in vista delle World Relays a Nassau, a inizio maggio

«Vorrei averne di questi problemi. Ho detto a Di Mulo che la staffetta è affar suo. Ho piena fiducia in lui. Dal 15 al 21 marzo tutti gli staffettis­ti si riuniranno a Roma».

Incluso Jacobs?

«Marcell sta lavorando molto e bene in Florida, tornerà in Italia a fine aprile per allenarsi a Rieti fino agli Europei. Prima farà un’uscita negli Usa. Sarà a Nassau con la staffetta».

Intanto c'è Glasgow nel prossimo weekend e in squadra non ci sono le uniche due medaglie dell'ultima edizione a Belgrado (oro di Jacobs e bronzo di

Tamberi). E nemmeno gli altri sei olimpionic­i di Tokyo. Cosa aspettarci?

«Non faccio previsioni. Conto sulla stessa determinaz­ione delle ultime stagioni, come in occasione del primo trionfo a squadre in Coppa Europa in più di mezzo secolo. I nostri hanno imparato a indossare abiti da sfilata per tutte le occasioni. Mi piace la educata sfrontatez­za di Simonelli e Furlani».

A proposito di Furlani se lo aspettava il salto di 8,34?

«È un piacere vederlo saltare. Che progressi dagli Euroindoor di Istanbul l’inverno scorso al secondo posto in Coppa Europa alle spalle dell’oro iridato e olimpico Tentoglou! Ha appena 19 anni. Con Simonelli e la Iapichino che ne hanno 21 possiamo guardare con fiducia non solo a Parigi 2024 e Los Angeles 2028, ma fino ai Giochi di Brisbane 2032».

«Con Simonelli, Furlani e Iapichino guardiamo fino a Brisbane 2032»

«Tecuceanu super Fiasconaro trema» Intanto Camossi va verso la Cina

Davvero l'atletica italiana è la più forte di sempre?

«Siamo di certo entrati in una nuova dimensione anche grazie all’accresciut­o patrimonio dei nostri tecnici, tornati a essere innovativi e curiosi. Si è creato un mix positivo atleti-allenatori. Penso a Donato con Diaz, a Dal Soglio con Weir e soprattutt­o con Fabbri, a Danzi con Arese e allo stesso Frinolli».

Il suo presidente Mei ha ipotizzato per gli Europei di Roma 1415 medaglie e per Parigi addirittur­a 6-8 con 15 finalisti. Esagera?

«Ho sempre lasciato a Mei questa incombenza. Da lui gli atleti accettano qualsiasi giudizio. O previsione».

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FIDAL/GRANA E ANSA Zaynab Dosso (24 anni) e Mattia Furlani (19)
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Si chiama Ludo Scelto con un voto social il nome della mascotte degli Europei di Roma 2024
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